martedì 18 febbraio 2020
Si allarga l’inchiesta della magistratura vaticana su una compravendita immobiliare a Londra che lo scorso ottobre aveva visto cinque dipendenti della Santa Sede indagati e sospesi
Gendarmi all'entrata del Tribunale vaticano

Gendarmi all'entrata del Tribunale vaticano - Archivio Ansa

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Si allarga l’inchiesta della magistratura vaticana su una compravendita immobiliare a Londra che lo scorso ottobre aveva visto cinque dipendenti della Santa Sede indagati e sospesi. Oggi infatti la Sala Stampa della Santa Sede con un comunicato ha informato che in mattinata, nell’ambito di una perquisizione ordinata dal Promotore di giustizia, Gian Piero Milano, e dall’aggiunto Alessandro Diddi, è stato eseguito il sequestro di documenti ed apparati informatici presso l’Ufficio e l’abitazione di monsignor Alberto Perlasca, già Capo Ufficio Amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato dal 2009 al 2019. «Il provvedimento, assunto nell’ambito dell’inchiesta sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato, – spiega la nota – è da ricollegarsi, pur nel rispetto del principio della presunzione di innocenza, a quanto emerso dai primi interrogatori dei funzionari indagati e a suo tempo sospesi dal servizio». Il comunicato infine rileva che «l’Ufficio del Promotore e il Corpo della Gendarmeria proseguono negli accertamenti di carattere amministrativo - contabile e nelle attività di cooperazione con le Autorità investigative straniere».

Il portale ufficiale VaticanNews nel rilanciare la notizia ha ricordato che aprendo l’anno giudiziario in Vaticano, sabato scorso, papa Francesco aveva fatto cenno all’inchiesta riguardante la gestione di fondi e di immobili (come quello di Sloan Avenue a Londra oggetto dell’inchiesta), parlando di «situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli». «Un dato positivo – aveva aggiunto il Pontefice – è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze, nei settori della economia e finanza. Questo dimostra l’efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali».

Ieri il cardinale Angelo Becciu - sostituto alla Segreteria di Stato fino al 2018 - nel corso della presentazione del libro Extra omnes di Francesco Antonio Grana ha spiegato che per quanto riguarda l’acquisto dell’immobile di Londra «l’Obolo di San Pietro non è stato intaccato», ma «si è fatto un investimento su un palazzo» accendendo un mutuo perché gli interessi erano bassi. «Era un’occasione buona – ha aggiunto – e opportuna, che oggi tanti ci invidiano. Con la Brexit il valore del palazzo si è triplicato». «Posso parlare perché non sono tra gli indagati», ha precisato il porporato: «Quanto ai miei collaboratori, li ho conosciuti come persone oneste, dedite al dovere, fedeli. Aspettiamo, ho fiducia nella magistratura. Stanno soffrendo tanto».

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