venerdì 4 dicembre 2020
Pubblicato un documento destinato soprattutto ai vescovi per accompagnare il loro ministero: i rapporti con gli altri cristiani non sono un optional ma "compito e obbligo"
Papa Francesco incontra una coppia di sposi nell'ottobre 2016

Papa Francesco incontra una coppia di sposi nell'ottobre 2016 - Ansa /Osservatore romano

COMMENTA E CONDIVIDI

L'ecumenismo “non è una dimensione opzionale del ministero episcopale”, ma “un compito e un obbligo”. Lo ribadisce il testo del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani nel documento “Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico”, diffuso oggi, venerdì 4 dicembre, dalla Santa Sede, a firma del cardinale presidente Kurt Koch, presente anche alla conferenza stampa di presentazione. Il vademecum affronta molti problemi pratici. QUI IL TESTO

Ad esempio si sofferma sulla questione dei matrimoni misti. “Il vescovo diocesano – sottolinea - è chiamato ad autorizzare i matrimoni misti e può, in alcuni casi, consentire una dispensa dal rito cattolico per la cerimonia nuziale. I matrimoni misti non devono essere considerati come un problema, perché sovente sono un luogo privilegiato di edificazione dell’unità dei cristiani”. Il documento ricorda anche che “tuttavia, i pastori non possono restare indifferenti alla sofferenza che la divisione dei cristiani provoca in queste famiglie, in modo indubbiamente più acuto che in qualsiasi altro contesto”. Perciò “la cura pastorale delle famiglie cristiane interconfessionali deve essere presa in considerazione a livello sia diocesano che regionale”.

L’invito è a farlo “a cominciare dalla preparazione iniziale della coppia al matrimonio fino all’accompagnamento pastorale quando nascono i figli e quando si tratta di prepararli ai sacramenti”. Uno sforzo particolare viene richiesto per “coinvolgere queste famiglie nelle attività ecumeniche parrocchiali e diocesane”. “Gli incontri tra pastori in vista dell’accompagnamento e del supporto offerti a queste coppie può costituire un terreno eccellente di collaborazione ecumenica”. Ricordando che “i recenti movimenti migratori hanno amplificato questa realtà ecclesiale”, il Vademecum rileva che “da una regione all’altra esiste una grande diversità di pratiche in materia di matrimoni misti, di battesimo dei bambini nati da queste coppie e della loro formazione spirituale”. “Perciò, devono essere incoraggiati accordi a livello locale su queste cogenti questioni pastorali”.

E a proposito di sacramenti, il documento ricorda che la questione dell’eucaristia, “nelle celebrazioni liturgiche degli uni e degli altri rimane un motivo di forte tensione nelle nostre relazioni ecumeniche”. Il vademecum ricorda a tal proposito che la celebrazione dei sacramenti in una comunità “esprime l’unità della Chiesa”; e che un sacramento è una “partecipazione ai mezzi della grazia”. Dunque “la comunione eucaristica è inseparabilmente legata alla piena comunione ecclesiale e alla sua espressione visibile” e perciò la partecipazione ai sacramenti dell’eucaristia, della riconciliazione e dell’unzione degli infermi “deve essere riservata in generale a quanti sono in piena comunione”. Tuttavia, applicando il secondo principio, il Direttorio del '93, cui il vademecum pubblicato oggi fa ampio riferimento, prosegue affermando che “in certe circostanze, in via eccezionale e a determinate condizioni, l’ammissione a questi sacramenti può essere autorizzata e perfino raccomandata a cristiani di altre Chiese e Comunità ecclesiali”.

Il documento raccomanda poi di “cercare occasioni per pregare con altri cristiani”. Tra le forme di preghiera particolarmente adatte alla ricerca dell’unità dei cristiani, c'è la recita del Padre nostro “con gli altri cristiani con i quali condividiamo il battesimo”. Altra occasione indicata è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrata ogni anno dal 18 al 25 gennaio, oppure, in alcune parti del mondo, in prossimità della festa di Pentecoste. “Anche se esistono difficoltà nelle relazioni ecumeniche locali o se la nostra apertura nei confronti degli altri non è corrisposta, possiamo continuare a pregare per il bene di quei cristiani”, avverte il documento. L’auspicio, inoltre, è che i cristiani manifestino il loro impegno comune celebrando insieme eventi e anniversari significativi della vita della loro comunità, e pregando insieme per le sue necessità specifiche. “Anche realtà mondiali come la guerra, la povertà, il dramma dei migranti, l’ingiustizia e la persecuzione dei cristiani e di altri gruppi religiosi richiedono l’attenzione dei cristiani che possono riunirsi in preghiera a favore della pace e dei più vulnerabili”

Non manca poi un riferimento al rapporto tra ecumenismo e mezzi della comunicazione sociale, il web soprattutto. “Internet è sempre di più il mezzo attraverso il quale il mondo percepisce il volto della Chiesa. È il luogo dove sia i fedeli cattolici che gli altri possono trovare rappresentata la Chiesa locale e a partire dal quale possono giudicarne priorità e impegni. Occorre quindi prestare attenzione a questa nuova dimensione della vita ecclesiale”. Vengono perciò indicate alcune raccomandazioni: gli amministratori dei siti diocesani devono essere consapevoli della responsabilità che hanno nell’ambito della formazione cristiana. Il delegato diocesano per l’ecumenismo e la commissione ecumenica devono essere facilmente reperibili e contattabili attraverso il sito. Sarebbe inoltre “molto utile” che il sito fornisse i link alla pagina principale del sito della commissione ecumenica della conferenza episcopale o del sinodo, di quello del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e anche di quelli dei consigli ecumenici locali o nazionali. La pagina ecumenica del sito diocesano è indicata come “il luogo ideale per pubblicizzare eventi e notizie”. “Tuttavia è opportuno chiedere sempre l’autorizzazione prima di usare materiale fotografico dei partner ecumenici, poiché in alcuni casi la dimensione pubblica può creare loro difficoltà”.

Nel corso della Conferenza stampa il cardinale Koch ha messo in evidenza l'accurato iter di preparazione del testo. Il processo di preparazione del vademecum è durato infatti circa tre anni. "Una prima bozza è stata preparata dagli officiali del Pontificio consiglio con la consulenza di esperti e poi presentata durante la plenaria del dicastero del 2018. Il testo è stato in seguito inviato a numerosi dicasteri della Curia romana”. Quindi “il Santo Padre ha approvato il Vademecum e ha espresso l’auspicio che serva come ‘incoraggiamento e guida nell’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei vescovi'”. Trodotto in diverse lingue, il testo si articola in due parti. “La prima sulla promozione dell’ecumenismo nella Chiesa cattolica espone ciò che le viene richiesto nell’adempimento della sua missione ecumenica – ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio -. Infatti, la ricerca della Verità è una sfida per i cattolici. La seconda parte sulle relazioni della Chiesa cattolica con gli altri cristiani esamina, invece, quattro modi in cui interagisce con altre comunità”.

Alla conferenza stampa hanno preso parte anche i cardinali Luois Antonio Tagle, Leonardo Sandri e Marc Ouellet, rispettivamente a capo dei dicasteri per l'Evangelizzazione dei Popoli, Chiese Orientali e Congregazione per i vescovi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: