sabato 2 maggio 2009
Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia Antonelli: famiglie in frantumi. Al via una ricerca su scala mondiale.
COMMENTA E CONDIVIDI
Separazioni e divorzi. Percentuali in vertiginosa ascesa, così come il numero di convivenze e di figli nati fuori dal matrimonio: di fronte a que­sto scenario, non solo italiano, i vescovi di tutto il mondo hanno espresso al Pontificio consiglio per la famiglia la loro preoccupazione. E il dicastero vati­cano ha in cantiere un progetto per «promuovere ri­cerche sociologiche in vari Paesi, allo scopo di quan­tificare costi e sofferenze - personali e collettivi - del­le separazioni e dei divorzi, a livello psicologico, e­sistenziale, ma anche economico, giudiziario, cul­turale. Presenteremo i risultati all’opinione pubbli­ca, perché chi ha il potere politico ed economico in­tervenga a sostegno della famiglia». Lo ha annunciato domenica scorsa il cardinale Ennio Antonelli, da un anno alla guida del dicastero, incontrando i mem­bri dell’associazione 'Famiglie separate cristiane' (Fsc), riuniti a Roma per il loro convegno nazionale. «Alcuni di voi non possono fare la comunione eu­caristica, ma è sempre possibile la comunione - non di poco conto - con la mensa della Parola. Mettersi umilmente in cammino è già un grande passo, da ac­compagnare sempre con la preghiera», ha rilevato Antonelli, valorizzando il cammino di fede che può compiere chi vive il fallimento delle nozze: «Un se­parato fedele al suo matrimonio può incarnare l’a­more in maniera eroica, rivivendo l’abbandono di Cristo in croce, la sua solitudine interiore; chi per­dona nonostante il male ricevuto, non si rassegna e non si ripiega su se stesso, ma lascia la porta aperta al coniuge, somiglia al Crocifisso e partecipa alla fe­condità della croce». Secondo il porporato, anche i separati possono collaborare «alla salvezza di tante famiglie attraverso il proprio fallimento, purché vis­suto nell’amore e nel dono di sé, senza arrendersi e lasciarsi schiacciare dalle situazioni negative». Tuttavia molto resta ancora da fare in ambito pa­storale, ha ammesso il presidente del Pontificio con­siglio: anche se «oggi la famiglia è la principale preoc- cupazione della Chiesa», ci si trova dinanzi a una so­cietà profondamente mutata rispetto agli anni Ot­tanta: «Nella formazione permanente del clero si do­vrebbero introdurre questi temi, e allo stesso tempo promuovere per i fidanzati e le giovani coppie lun­ghi itinerari di fede sulla vita cristiana: altrimenti ci si espone a nozze nulle». Dal canto suo Ernesto Emanuele, presidente del­l’associazione fondata a Milano nel 1998 e membro del Forum associazioni familiari, ha riferito di avere «presentato recentemente come Fsc, sia alla dioce­si di Milano che alla diocesi di Roma, le nostre pro­poste pastorali per separati cristiani, in un docu­mento dal titolo 'We have the dream'; nella capita­le il vicegerente, monsignor Luigi Moretti, ci ha con­fermato in questi giorni la sua stima per la collabo­razione già in atto da tempo nelle parrocchie roma­ne». Oggi Fsc è presente in 15 città con 33 gruppi di preghiera e circa un migliaio di aderenti. Da questa realtà è scaturita, nel 2001, quella dei 'Separati fe­deli', associazione composta da chi sceglie di resta­re comunque fedele al sacramento del matrimonio e porta la sua testimonianza anche durante gli in­contri dei fidanzati che si preparano alle nozze. «Non ci occupiamo di problemi teologici, anche se per alcuni è un dolore accettato il fatto di non po­tersi accostare alla comunione eucaristica: un pro­blema che, purtroppo e in alcuni casi, frena l’acco­glienza dei separati da parte delle comunità cristia­ne », ha evidenziato Emanuele, auspicando una «maggiore accoglienza e apertura delle diocesi: ci sentiamo ancora famiglia, pur se spezzata, e voglia­mo essere Chiesa, portando la nostra testimonian­za e disponibilità a lavorare insieme».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: