domenica 12 giugno 2011
Congresso eucaristico internazionale del 2012, Dublino è pronta. La Chiesa irlandese si sta preparando al grande incontro dell’anno prossimo affrontando di petto una triplice sfida: l’indifferenza, il relativismo e lo scandalo pedofilia, per ristabilire un rapporto di comunione con la sua gente.
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La signora con la "piega" fatta di fresco e il golfino rosso parla sottovoce. Quando il parroco invita alla preghiera, si alza a fatica. Però, al momento di suonare la campana ritrova le forze e gli occhi le si illuminano di contentezza. La casa di riposo Stella Maris è una piccola costruzione addossata all’ennesimo pub. Sulle pareti tinta pastello, le immagini dell’ultimo "bingo" e i turni di fisioterapia. Poco più in là, vicino all’ingresso, l’icona della Santa Famiglia e le foto degli operatori sanitari, un variopinto album di sorrisi. Tutto profuma di semplicità ad Athlone, "il centro esatto dell’Irlanda" come rivendicano con orgoglio i suoi abitanti. Il pellegrinaggio della campana del Congresso eucaristico internazionale (10-17 giugno 2012) fa tappa qui, lungo la riva del fiume Shannon gonfio d’acqua. Al mattino la liturgia della Parola nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo vivacizzata dai ragazzi che si preparano alla Cresima. Subito dopo la breve processione che mette in fila la gente del posto e gli autobus dei turisti. Senza nemmeno un colpo di clacson. «Nel cammino verso l’anno prossimo abbiamo cercato di coinvolgere tutti, dai più assidui ai lontani – spiega Fina Golden, responsabile diocesana della preparazione al Congresso –. Nella nostra Chiesa locale ci sono cinque "centri" che promuovono la preghiera con turni costanti di adorazione eucaristica. Per chi non frequenta abbiamo pensato a "adventures walking", passeggiate storiche sulle radici cristiane delle nostra terra». Oggi alle porte c’è il Congresso eucaristico nazionale del 25 e 26 giugno prossimi. «Un gruppo percorrerà a piedi 30 chilometri fino al santuario di Knock, cuore dell’evento – prosegue Golden –. La partenza sarà alle 4 del mattino in modo da arrivare in tempo per la Messa di apertura». Molti di quei coraggiosi camminatori oggi sono qui a «scortare» nella preghiera, la Congress bell che, diocesi dopo diocesi, parrocchia dopo parrocchia sta attraversando il Paese. Un viaggio iniziato il 17 marzo, festa di san Patrizio, che aveva l’abitudine di lasciare appunto una campana nelle chiese appena consacrate. Il suo suono è «un invito alla fede, alla preghiera, alla riconciliazione» – sottolinea Merza Gallert il giovane coordinatore del pellegrinaggio –. Dall’arcidiocesi di Armagh, prima tappa del viaggio, passando per Dromore, Down & Connor, Derry, Raphoe fin qui nella Chiesa di Elphin, il suggestivo simbolo ha visitato cattedrali e parrocchie, ha commosso ospedali e case di riposo, ha rallegrato oratori e campi sportivi, ha raggiunto scuole e centri commerciali. Per farla suonare si sono messi in coda agricoltori e industriali, sacerdoti e famiglie, molti giovani e tanti anziani compreso chi c’era già nel 1932, l’anno dell’ultimo Congresso eucaristico internazionale tenutosi in Irlanda. Quasi un piccolo raduno di popolo per un Paese in crisi culturale e religiosa. Quella che sembrava una granitica identità cattolica si è lasciata sfregiare dall’indifferenza figlia del capitalismo e oggi subisce gli effetti del relativismo globalizzato che anche a queste latitudini fa vivere come se Dio non ci fosse. Lo scandalo pedofilia, con gli abusi sui minori commessi da esponenti del clero, ha reso più profonde e dolorose le ferite. In questo quadro d’insieme così complesso e travagliato l’appuntamento del 2012 è un invito a lavorare per ristabilire quel rapporto di fiducia e comunione tra la Chiesa e la sua gente che è stato duramente colpito. «Il Congresso – spiega il segretario generale, padre Kevin Doran – non dev’essere un avvenimento che si esaurisce in se stesso ma un viaggio che cresce e si sviluppa. La sfida è impegnarsi l’uno nei confronti dell’altro». Va in questo senso il tema stesso delle assise: «L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra noi» che, mentre ne richiama la centralità nella vita della Chiesa, sottolinea come dal Sacramento del pane spezzato non può che derivare un impegno all’accoglienza, alla condivisione. A maggior ragione in questo momento di grave crisi economica. «Nell’organizzare il Congresso, abbiamo scelto una linea di sobrietà – prosegue padre Doran – non vogliamo e non possiamo chiedere aiuti allo Stato». La gente lo ha apprezzato. «Le due collette nazionali che abbiamo promosso – aggiunge il segretario generale – hanno fruttato due milioni di euro». Il cuore del Congresso è però lì, nel pellegrinaggio della campana donata dal convento domenicano di Portstewart nella contea di Derry. È nel suo suono squillante che richiama la bellezza della fede e invita alla comunione. A chi la vuole ascoltare ricorda che credere dà gioia, che costruire significa unire le forze e che anche le sinfonie più maestose sono un insieme di semplici note musicali.
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