mercoledì 2 marzo 2022
Presentati i documenti sull’epoca feudale nipponica raccolti dal salesiano Mario Marega. Un fondo unico nel suo suo genere
Vaticano, conferenza stampa di presentazione del restauro e della catalogazione dei documenti di don Marega

Vaticano, conferenza stampa di presentazione del restauro e della catalogazione dei documenti di don Marega - Siciliani

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Don Mario Marega, chi era costui? Il Carneade del caso era un salesiano nato nel 1902 a Mossa, vicino a Gorizia, e che fu missionario in Giappone dall’età di 27 anni fino al 1978, anno in cui morì. Fin qui niente di unico: erano tanti i giovani che in quegli anni entravano in religione e chiedevano di poter portare il Vangelo negli angoli più sperduti del pianeta. Ma in Giappone don Marega si fece protagonista di un’impresa, che è stata riconosciuta come tale solo dopo la sua scomparsa. Durante il suo lunghissimo soggiorno in terra nipponica si dedicò allo studio – tradusse in italiano il Kojiki, il più antico testo mitologico giapponese – e si interessò alla storia del cristianesimo in Giappone, raccogliendo documenti e reperti del passato. Nel 1953 don Marega riuscì a spedirli in Italia attraverso l’internunzio apostolico. Dopo una prima sistemazione sommaria nei depositi della Biblioteca Vaticana, questi vennero però dimenticati. Furono ritrovati solo nel marzo del 2011. Non parliamo di poca cosa: si tratta di ben 14.000 documenti, ovvero il fondo sull’epoca feudale nipponica maggiore al mondo, fuori dal Giappone.

Spiega una nota della Santa Sede: «I documenti conservati nel fondo Marega sono fondamentali per ricostruire le alterne vicende del cristianesimo in Giappone, dall’editto di bando generale (1612) alla fine del periodo Edo (1868). Ma la loro valenza storica va ben al di là di questo quadro. La documentazione prodotta costituisce nel suo complesso un primo, articolato tentativo di censimento demografico della società giapponese in epoca premoderna. Le autorità centrali bandirono il cristianesimo, lasciando alle autorità locali i compiti di sorveglianza. Le autorità feudali e religiose locali – nella fattispecie, il Daimyo (feudatario) di Bungo (oggi Usuki, nella prefettura di Oita) – andarono man mano a costituire ed alimentare archivi di villaggio, attraverso cui l’amministrazione esercitava un controllo sociale capillare ed esaustivo sulle famiglie dei discendenti dai primi convertiti al cristianesimo, i cui membri vennero monitorati di generazione in generazione. Se ne ricava uno spaccato della società feudale vigente in Giappone dall’inizio del XVII, una fonte di informazione preziosa per gli studi storici del Giappone Edo».
Ieri mattina presso la Sala Stampa vaticana si è tenuta la presentazione dal titolo “Storia dell’evangelizzazione del Giappone. I documenti Marega della Biblioteca Apostolica Vaticana”, alla presenza tra gli altri del cardinale José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e di monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Sono stati presentati i frutti del “Progetto Marega”, che ha visto una prima fase vaticana di inventariazione dal 2013 al 2019 – con la presenza di un’équipe di esperti giapponesi – e poi il restauro e la digitalizzazione del fondo.

«Silence di Martin Scorsese è stato l’ultimo dei tre adattamenti cinematografici dall’omonimo romanzo storico dello scrittore giapponese Shusaku Endo» ha ricordato ieri Tolentino de Mendonça, «la narrazione delle vicende di due giovani gesuiti sbarcati clandestinamente in Giappone all’indomani dell’eccidio di Shimabara (1637), è lo spunto per tratteggiare il dramma delle persecuzioni dei cristiani giapponesi durante il periodo Edo, allorché, spodestato di fatto l’imperatore, lo shogun Tokugawa prese il pieno potere nel paese del Sol Levante e nel 1612 promulgò il Kinkyo-rei, il bando del Cristianesimo dal Giappone. Quando il regista americano ha visitato la Biblioteca Vaticana nel novembre 2016, gli fu mostrato uno dei suoi preziosi fondi: antichi documenti giapponesi risalenti a quel periodo (1603-1868) e che ci riportano a quella precisa situazione storica». Erano documenti raccolti appunto da don Marega.

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