venerdì 4 marzo 2022
All’indomani della Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina parla suor Diana Papa, del monastero di Otranto
Clarisse a Otranto

Clarisse a Otranto

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Non più tardi dell’altro ieri il Papa l’ha definita «arma dello Spirito», capace di cambiare la storia. Ma basta anche solo scorrere le vite dei santi per scoprire come la preghiera sia in grado di trasformare il corso di un’esistenza. Il tema è tornato di attualità dopo l’invito di Francesco a dedicare il Mercoledì della Ceneri, a pregare e digiunare per la pace in Ucraina. Una proposta, estesa anche ai non credenti, che nelle ore buie della guerra richiama la riflessione di Giovanni Paolo II sulla diplomazia parallela affidata alla comunità cristiana: quando i potenti della terra si incontrano, la Chiesa prega. «Stiamo vivendo un momento particolare e l’invito di papa Francesco e dei vescovi raggiunge tutti i credenti, per chiedere a Dio, attraverso la preghiera, il dono della pace – sottolinea suor Diana Papa, clarissa del Monastero di Otranto –.Quando la preghiera sale a Dio da più parti, si realizza già un’esperienza di pace che si può espandere sino ai confini del mondo».
La Quaresima è un tempo che tradizionalmente si accompagna a un maggior bisogno di raccoglimento.
Spesso si confondono le pratiche di pietà con la preghiera. Alcuni pensano che, per pregare, bisogna recitare continuamente delle preghiere. Gesù che ci ha lasciato l’esempio, spesso infatti andava in disparte, per pregare il Padre. La preghiera è mettersi in ascolto del Signore che parla a ciascuno. Egli ci chiede di accoglierlo nella nostra esistenza, per rendere il nostro cuore capace di amare, per poter essere sempre in relazione non solo con Lui, ma anche con tutte le persone che incontriamo. Durante la Quaresima il Padre ci dona in Gesù la sua Parola che ci porta a riscoprire un Dio che assiste ogni vivente in ogni tempo e in ogni luogo, che trasforma il nostro cuore di pietra in cuore di carne, per poter rendere credibile, attraverso la nostra vita, che il Signore si prende cura dell’umanità.
Scoppiano le bombe, si cerca di dare forza alla diplomazia, non manca, tra i più pragmatici, chi vede nella preghiera un modo per non impegnarsi, un’inutile perdita di tempo.
Abbiamo bisogno tutti di vedere immediatamente dei risultati e spesso non riusciamo ad andare oltre le nostre vedute. É urgente, perciò, rivalutare la preghiera di intercessione e assumerla come stile di vita che apre alla speranza. Essa non compete solo ai contemplativi, ma a tutti i battezzati. L’intercessore è colui che, come Gesù, abbraccia costantemente le parti in conflitto e con amore si mette davanti a Dio, per presentare a lui la situazione di fragilità dell’umanità. Gli sforzi diplomatici sono necessari, ma non bastano. Attraverso la preghiera possiamo insieme chiedere a Dio di donare ai contendenti un cuore di carne che sappia dialogare, tenendo conto che tra le persone c’è sempre uno spazio sacro abitato da Dio da rispettare, perché ognuno è custode di ogni fratello.
Il rischio opposto è considerare la preghiera quasi una magia.
La dimensione spirituale fa parte della nostra esistenza, proprio come quella biologica e psicologica. La preghiera, dono dello Spirito, che sgorga dal livello spirituale appartenente ad ogni uomo e donna, non è una magia, è costitutiva della natura umana, anche se non sempre si è consapevoli. La preghiera non è una bacchetta magica, ma una possibilità per aprire il cuore alla relazione. Essa ci conduce alla presenza di Dio, per intercedere non solo per chi ha bisogno, ma anche per abbandonarci alla sua volontà, consapevoli che il Signore ha sempre progetti di pace per l’umanità.



Ma come si valutano i frutti della preghiera? C’è chi la considera efficace solo quando si è realizzato ciò che desiderava.
La vita umana cammina su diverse coordinate che a volte tracciano un itinerario spedito, altre richiedono un abbandono tra le braccia di Dio. Quando la meta prefissa è chiara, seguire Gesù Cristo e vivere il Vangelo, tutto viene orientato verso la sua realizzazione e la preghiera aiuta a capire quale cammino intraprendere, per essere testimoni dell’amore di Dio. A volte, pregando, si possono vedere i frutti, ma in alcuni momenti si procede solo con lo sguardo verso la meta, sorretti dalla fede che fa vedere la fedeltà di Dio che non abbandona mai nessuno.
La preghiera poi deve accompagnarsi all’impegno.
Gesù non solo si appartava per pregare, ma continuava nella sua vita quotidiana ad incarnare l’amore del Padre per l’umanità. La preghiera che non è un’alienazione, forma ad avere uno sguardo sulla realtà, a partire dal pensiero e dall’amore di Cristo che si traduce in accoglienza, rispetto, perdono, misericordia, tenerezza, fiducia, mitezza, collaborazione, spirito di iniziativa, partecipazione, capacità di rimanere in relazione anche con chi ha tradito, ecc.
Ma cosa spinge a dedicare la vita intera alla preghiera?
Coloro che vivono l’esistenza nella vita contemplativa, sono chiamati a rendere visibile, con la vita di fede e di preghiera, la presenza di Dio nel mondo, a narrare la relazione di Dio con l’umanità spiegata nel tempo e mai interrotta, a partire da Abele… a Giuseppe, a Maria, a Gesù Cristo … a Francesco e a Chiara di Assisi, fino a giungere a noi del terzo millennio, chiamati a camminare davanti al volto di Dio (cfr. Gen 17,1).
Lo Spirito ci propone di consegnare al Padre, come ha fatto Gesù, le redini della nostra esistenza nel quotidiano. Ci educa a vedere la presenza di Dio in ogni persona, in ogni accadimento. Ci aiuta a stare anche nell’incomprensibile della vita, a comprendere e a credere che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37).
Ogni contemplativa tiene i piedi aderenti alla terra e, nello stesso tempo, vive l’essere pellegrina e forestiera in questo mondo, nell’obbedienza della fede, con il cuore fisso in Dio. Rende visibile l’invisibile, camminando davanti al Signore, del quale si fida, anche quando non coglie il senso degli eventi che attraversano la sua vita e la storia, quando la realtà sembra contraddire le sue stesse promesse di bene. La vita della contemplativa va letta secondo la logica dell’amore vissuta nella gratuità, come la preghiera che, alla luce di questa accezione, raggiunge i confini del mondo, custodendo ogni fratello o sorella della terra con l’adorazione, la lode, il ringraziamento, l’intercessione. È ancora attuale lo slogan di alcuni anni che fa recitava: la pace c’è, se comincio io. La pace infatti prende forma nel momento in cui si è consapevoli che ogni persona vive sempre sotto lo sguardo di Dio ed è abitata dal suo Spirito.

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