lunedì 22 aprile 2013
​Dai frati francescani della Custodia di Terra Santa rimasti a prendersi cura della popolazione arrivano ogni giorno notizie più gravi. Gli attacchi sempre più frequenti stanno mettendo in ginocchio anche le zone più periferiche del Paese. Il Custode di Terra Santa chiede l’attenzione del mondo per questo popolo sofferente.
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“Il guardiano del nostro cimitero latino, che era rimasto sul posto, è stato ucciso da un cecchino. L'hanno seppellito lì per lì, senza nemmeno la benedizione di sacerdote”. L’escalation drammatica degli eventi in Siria non conosce tregua.
Dai frati francescani della Custodia di Terra Santa rimasti a prendersi cura della popolazione arrivano ogni giorno notizie più gravi. “Ieri notte sono cadute altre bombe di mortaio sul convento che hanno causato molti danni – raccontano i religiosi di Knayeh (vicino al Libano) - non ci sono più vetri alle finestre, i tetti sono tutti danneggiati, l'acqua penetra ovunque, si vive nel terrore delle bombe che continuano a cadere”. Confusionarie, le notizie arrivano a Gerusalemme quando le comunicazioni non vengono interrotte. Ma ultimamente non accade spesso.
Gli attacchi sempre più frequenti e senza alcun criterio stanno mettendo in ginocchio anche le zone più periferiche del paese: “Il governo con la scusa dei ribelli disseminati ovunque – raccontano i frati - bombarda ciecamente, non fa distinzione, e così muoiono tutti”. La gravità della situazione ha spinto il Custode di Terra Santa a intervenire nuovamente ai microfoni del Franciscan Media Center: “Nei villaggi cristiani dell’Oronte – ha detto padre Pizzaballa - ormai è rimasto poco, dal villaggio di Ghassanieh di 4mila abitanti il parroco mi raccontava che ormai non c’è più nessuno, sono rimasti solo una decina di persone e le case vuote sono state occupate dalle famiglie dei ribelli che avanzano insieme a loro”.
Dalla Città Santa il Custode segue periodicamente e con apprensione l’evolversi degli eventi nei racconti dei confratelli siriani: “Il quadro che emerge è desolante: tutti sparano contro tutti, non si salva più nessuno, e’ difficile dire se prendano di mira le chiese o no… quello che sappiamo è che sparano, e queste bombe cadono un po’ dappertutto”. Come se non bastasse, ad accrescere il rischio, è la grande presenza dei ribelli in tutti i villaggi cristiani dell’Oronte: “Queste distruzioni sono state compiute senza dubbio dai governativi che non hanno alcun criterio e pur di stroncare i ribelli bombardano ovunque. Ad Aleppo invece è il caos totale, nessuno sa chi fa cosa, e’ difficile avere materie prime, cibo, gasolio per il riscaldamento, non c’è più nulla, è tutto fermo”.
Nelle città colpite dalla guerra civile rimangono ancora alcuni che non si stancano di aiutare i più poveri, i pochi che non sono riusciti a scappare: “All’interno quelli che possono fare qualcosa lo fanno, con aiuti diversi e specialmente con materie prime. I gesuiti per esempio hanno una mensa straordinaria che fa mangiare migliaia di famiglie ogni giorno, e i frati vengono incontro alle famiglie che hanno dovuto dislocarsi nel paese. Tutti fanno quello che è possibile”. Ma è ogni giorno più difficile. E davanti a questo quadro di paura e confusione il Custode di Terra Santa non si stanca di chiedere l’attenzione del mondo per questo popolo sofferente: “Chiedo a chi può, oltre a pregare, di mandare aiuti. Non materie prime - è inutile perché non possono entrare - ma il denaro necessario per comprare ( purtroppo anche al mercato nero), ciò che serve per vivere a tantissime famiglie, soprattutto le più povere”. Sul sito dell’Associazione Pro Terra Sancta​  si può far eco alle parole di padre Pizzaballa, perché oltre a far arrivare cibo, possa continuare la presenza di tutti frati e i religiosi, segno di speranza per tutta la Siria.​​
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