sabato 29 aprile 2023
Chiusa a Roma la fase diocesana della causa di beatificazione della religiosa dell’Istituto Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe molto legata a Bergoglio e quasi una seconda madre per i seminaristi
Per suor Maria Bernardetta dell’Immacolata, ieri, primo passo del cammino verso gli altari

Per suor Maria Bernardetta dell’Immacolata, ieri, primo passo del cammino verso gli altari - Gennari

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Una seconda mamma per i seminaristi. Un’amica per padre Jorge Mario Bergoglio. Si è chiusa ieri mattina la fase diocesana della causa di beatificazione di suor Maria Bernardetta dell’Immacolata, al secolo Adele Sesso, che fu suora professa dell’Istituto delle Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe.

La religiosa incontra per la prima volta “padre Jorge” in Argentina, nel 1979, quando inizia a prestare servizio nella Casa di esercizi Villa Sant’Ignazio della Compagnia di Gesù, a San Miguel, e Bergoglio è provinciale dei gesuiti. Suor Maria Bernardetta, nata a Montella, in provincia di Avellino il 15 ottobre 1918, era stata già a lungo in missione in Argentina e negli Stati Uniti. Tra i due si instaura un rapporto di stima, che continua anche quando la religiosa deve tornare in Italia, nel 1986.

In occasione della sua partenza, per salutarla, Bergoglio le scrive una bellissima lettera: «Vedemmo Lei e in Lei vedemmo ciò che significava una Congregazione religiosa senza limiti. Vedemmo generosità, spirito di obbedienza, di abnegazione, di servizio…, vedemmo pietà, allegria, senso comune e fortezza. Vedemmo pazienza e rassegnazione. Lei, con la sua attitudine, mise calore di madre in noi, e nello stesso tempo, andò insegnando a quei giovani come si tratta una donna, perché questo si impara da una madre o non si impara mai…. E Lei fu Madre».

Lo stesso papa Francesco ha parlato più volte di suor Maria Bernardetta: incontrando i seminaristi pugliesi, ad esempio, o in occasione della Giornata mondiale per la vita consacrata del 2019. A raccontare quest’amicizia anche il vicegerente della diocesi di Roma, il vescovo Baldo Reina, che ha presieduto il rito di ieri mattina nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. Presente, tra gli altri, il cardinale Leonardo Sandri.

«In quell’epoca il provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina era padre Jorge Mario Bergoglio, con il quale ella instaurò una proficua collaborazione nonché una profonda amicizia spirituale – spiega Reina –. Lei, superiora, si occupava dei seminaristi gesuiti, che la chiamavano affettuosamente “mamma”». Suor Maria Bernardetta «ebbe un amore speciale per i sacerdoti – prosegue il vescovo –. Collaborò alla formazione dei futuri sacerdoti e dei religiosi, accogliendoli con bontà e tenerezza materne.

Il sorriso, sempre presente sulle sue labbra, era espressione di una serenità interiore, frutto della sua risposta alla chiamata di Cristo, accolta pienamente e fatta donazione verso i fratelli. Con il suo sguardo profondo, ella vedeva lo stato dell’anima di ogni figlio o figlia spirituale. Per ogni seminarista o novizio che si rivolgeva a lei nelle sue difficoltà spirituali, aveva sempre una parola adatta per aiutarlo e incoraggiarlo a perseverare nel cammino. Fu per loro una vera “madre”».

Anche quando suor Maria Bernardetta tornò in Italia, il rapporto con Bergoglio proseguì, nonostante la distanza. «Ogni volta che veniva nella Città Eterna, da vescovo, da arcivescovo e da cardinale, passava a salutarla, e così anche facevano gli altri gesuiti che l’avevano conosciuta negli anni della loro formazione», racconta la postulatrice della causa, Silvia Correale. Suor Maria Bernardetta, ricorda ancora il vescovo Reina, «ricevette il sacramento degli infermi e l’assoluzione “in articulo mortis” proprio dalle mani del cardinale Bergoglio, insistendo perché gliela amministrasse prima di ripartire per l’Argentina, il 1° novembre 2001, e confidando alle sue consorelle la certezza che un giorno sarebbe stato eletto Papa». Morì pochi giorni dopo, il 12 dicembre, nella casa di via dei Fienili, nel centro di Roma.


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