domenica 14 aprile 2019
È l'appellativo con il quale l'associazione che a Torino ha fondato l'Arsenale della Pace si rivolge alla sua protettrice. Anche la chiesa porta il suo nome
L’icona della Madonna delle Tre Mani, particolare. L’immagine è tratta dal libro «Tre mani dalla Russia», di prossima uscita presso l’editore Priuli e Verlucca

L’icona della Madonna delle Tre Mani, particolare. L’immagine è tratta dal libro «Tre mani dalla Russia», di prossima uscita presso l’editore Priuli e Verlucca

COMMENTA E CONDIVIDI

Riempiono una parete intera di scaffali, nella stanza a pian terreno dove lavora; altre sono appese alla parete di fronte. Sono più di 800, e ne arrivano continuamente di nuove: perché gli amici in giro per il mondo sanno della raccolta, e tornando offrono a Ernesto un qualche “pezzo” che arriva da lontano. La collezione di Madonne. Quella delle “Tre mani” occupa un posto speciale nella storia del Sermig e nel cuore di Ernesto Olivero. Ogni giorno al Sermig si recita la preghiera alla Madre dei giovani, pensando a quella immagine “impossibile”, non realistica, di una Vergine con Bambino e una terza mano che spunta da sotto i drappeggi. Ma appunto, al Sermig fanno certe cose, perché non sapevano che erano impossibili…

Alla Madre dei giovani è dedicata la chiesa nuova, inaugurata la vigilia di Natale del 2012, con una Messa celebrata dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. È una chiesa dei giovani e per i giovani, che nasce anche dal grande dolore di un padre che perse la figlia di 17 anni per un incidente d’auto. Nella chiesa del Sermig, invece, il ricordo di Cecilia sarà sempre mantenuto vivo. Nel giro di due anni il Sermig riesce a progettare e costruire la nuova chiesa; l’architetto Benedetto Camerana, che ha firmato tra l’altro il ponte olimpico sopra i binari del Lingotto, elabora il progetto.

La chiesa completa l’insediamento del Sermig a Borgo Dora. I giovani sono lì dal 2 agosto 1983, quando il Comune di Torino concesse l’uso degli spazi abbandonati dal demanio militare. Ernesto cominciò dalla fabbrica di cannoni per costruire l’Arsenale della Pace. Le strutture sono rimaste le stesse: i muraglioni altissimi, i corridoi stret- ti tra un’officina e l’altra vanno a disegnare un labirinto. Il cortile d’ingresso è volutamente senza tetto, così come si trovava dopo i bombardamenti dell’ultima guerra. Al centro di quello spazio dove piovono luce e acqua c’è un pezzo di muro diroccato della vecchia fabbrica, dove hanno scritto: «La bontà è disarmante». Da qui sono passati tutti: presidenti della Repubblica, cardinali, ministri, santi (come Madre Teresa, per dire). E l’Arsenale si è moltiplicato: a San Paolo, a Madaba. In Brasile l’Arsenale della Speranza è ospitato nell’antico centro che accoglieva gli immigrati in arrivo dall’Europa, e che era diventato un rifugio di barboni. In Giordania l’Arsenale dell’Incontro si è aperto, anche con l’impegno del re Abdallah e della regina Rania, ad accogliere prima di tutto bambini disabili e con difficoltà. Il presidente della Repubblica Italiana era lì martedì scorso, con Ernesto a fare gli onori di casa. E poi sono “arsenale” anche altri progetti, come quello dell’Armonia sulla collina torinese, un’accoglienza diurna per bambini in disagio; o come “Felicizia”, il progetto di cui sempre Mattarella parlò nel messaggio di Capodanno… Anche lui è fra i “donatori di Madonne” per Ernesto: nel 2018 ha offerto al Sermig una copia preziosa della “Madonna della Tenerezza” di Vladimir.

Ma il Sermig è più antico dell’Arsenale. Bisogna risalire agli anni ’60, quando Ernesto cominciò a radunare i giovani (allora) suoi coetanei in un servizio missionario che aveva come primo obiettivo la pace, da conquistare con un impegno diretto, personale, per una vita diversa. Il cardinale Michele Pellegrino diede loro come prima sede la chiesa dell’arcivescovado. Il Sermig diventò un riferimento per il servizio della carità delle parrocchie torinesi, e per la formazione dei giovani. Poco alla volta sono venuti i laboratori, le iniziative di formazione professionale, senza mai perdere di vista le emergenze: all’Arsenale vengono ospitati ogni notte i clochard, e vi sono servizi specializzati per i malati di Aids, e accoglienze d’emergenza per le donne in difficoltà: come quelle che non possono più stare nella casa di un marito violento, o quelle che si ritrovano su una strada con un bambino piccolo… Poi c’è una casa di accoglienza, foreste- ria, e saloni per incontri culturali aperti alla città, c’è l’Università del dialogo. Ma non sono cresciuti solo i servizi: soprattutto, sono maturate le persone, e le vocazioni alla vita consacrata. Migliaia di giovani, torinesi e no, sono passati da qui, per imparare qualcosa e per imparare a dare qualcosa. Se c’è un segreto del Sermig è questo.

È l’appellativo con il quale l’associazione che a Torino ha fondato l’Arsenale della Pace si rivolge alla sua protettrice. Anche la chiesa porta il suo nome, come segno «profetico».

La preghiera

Maria,

è dai giovani

che parte il futuro.

I giovani

possono prendere

il buono del passato

e renderlo presente.

Nei giovani sono seminati

la santità, l’intraprendenza,

il coraggio.

Maria,

Madre dei Giovani,

coprili con il tuo manto,

difendili,

proteggili dal male,

affidali a tuo Figlio Gesù

e poi mandali

a dare speranza al mondo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: