Una celebrazione «connotata da un profondo carattere ecumenico» che «fa parte ormai dello spirito camaldolese contemporaneo». Così Benedetto XVI ha definito il momento di preghiera vissuto insieme al primate anglicano Rowan Williams nella chiesa dei santi Andrea e Gregorio a Roma. Insieme infatti hanno celebrato i primi vespri della festa liturgica del Transito di San Gregorio. Un momento forte di preghiera dopo che in mattinata il leader della comunione anglicana era stato ricevuto in udienza privata dal pontefice in Vaticano.
«Il Monastero di San Gregorio al Celio – ha spiegato il Papa nell’omelia – è il contesto romano in cui celebriamo il millennio di Camaldoli insieme con Sua Grazia l’Arcivescovo di Canterbury che, insieme con noi, riconosce questo Monastero come luogo nativo del legame tra il Cristianesimo nelle Terre britanniche e la Chiesa di Roma». «Questo Monastero camaldolese romano – ha soggiunto – ha sviluppato con Canterbury e la Comunione Anglicana, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, legami ormai tradizionali». Dopo aver ricordato che nell’eremo celimontano c’erano stati già due incontri tra il papa e il leader anglicano – Giovanni Paolo II con Robert Runcie nel 1989 e con George Carey nel 1996 – Benedetto XVI ha detto che era «giusto» ci fosse un terzo incontro di questo genere «perché precisamente da questo Monastero il Papa Gregorio scelse Agostino e i suoi quaranta monaci per inviarli a portare il Vangelo fra gli Angli, poco più di mille e quattrocento anni fa». Senza contare che «la presenza costante di monaci in questo luogo, e per un tempo così lungo, è già in se stessa testimonianza della fedeltà di Dio alla sua Chiesa, che siamo felici di poter proclamare al mondo intero».
Alla fine della cerimonia il Papa e il primate anglicano hanno acceso una lampada votiva davanti all’altare del santo e, nella cappella a lui dedicata, hanno assistito alla deposizione di una croce celtica, proveniente da Canterbury, e di un’icona. E proprio riferendosi al «segno» della lampada votiva posta «davanti al santo altare dove Gregorio stesso celebrava il Sacrificio eucaristico», Benedetto XVI ha detto: «ci auguriamo che resti non soltanto come ricordo del nostro incontro fraterno, ma anche come stimolo per tutti i fedeli, cattolici ed anglicani, affinché, visitando a Roma i sepolcri gloriosi dei santi Apostoli e Martiri, rinnovino anche l’impegno di pregare costantemente e di operare per l’unità, per vivere pienamente secondo quell’“ut unum sint” che Gesù ha rivolto al Padre ». Nella sua omelia il Papa ha avuto parole di elogio e di riconoscenza per «la Congregazione dei Monaci Camaldolesi dell’Ordine di San Benedetto» che «ha potuto percorrere mille anni di storia, nutrendosi quotidianamente della Parola di Dio e dell’Eucaristia, così come aveva insegnato loro il fondatore san Romualdo, secondo il “triplex bonum” della solitudine, della vita in comune e dell’evangelizzazione». «Ogni fase della lunga storia dei Camaldolesi – ha aggiunto il Papa – ha conosciuto testimoni fedeli del Vangelo, non soltanto nel silenzio del nascondimento e della solitudine e nella vita comune condivisa con i fratelli, ma anche nel servizio umile e generoso verso tutti. Particolarmente feconda è stata l’accoglienza offerta dalle foresterie camaldolesi». E in questo contesto Benedetto XVI ha ricordato come «negli anni drammatici della seconda guerra mondiale, gli stessi chiostri hanno propiziato la nascita del famoso “Codice di Camaldoli”, una delle fonti più significative della Costituzione della Repubblica Italiana».
Nella sua omelia Williams ha voluto ricordare come nel 1989 Giovanni Paolo II e Runcie definirono «certa ma imperfetta» la comunione tra Roma a Canterbury, concludendo con l’invito a pregare «per tutti coloro che sono chiamati ad esercitare un ministero pubblico nella Chiesa di Cristo, affinché sia loro concessa la grazia della disciplina contemplativa e della chiarezza profetica nella loro testimonianza ». All’evento il Papa era accompagnato da una dozzina di cardinali, tra i quali il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e il vicario generale per Roma Agostino Vallini.