venerdì 28 ottobre 2022
Presentato il documento di lavoro offerto ora alla Chiesa universale per la seconda fase del percorso che culminerà
con le assise a Roma il prossimo anno (e quello successivo
Sinodo, ora la tappa continentale
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«Non seguiamo nessuna agenda precostituita, il nostro dovere è quello di accompagnare la Chiesa fino al Sinodo dei vescovi e nostro dovere è ascoltare senza escludere nessuno, e per tutti noi è stata una sorpresa ascoltare come, pur nella differenza di sensibilità, il popolo santo di Dio converga nel chiedere un profondo rinnovamento della Chiesa».

Così il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria generale del Sinodo, alla conferenza stampa di presentazione del documento di lavoro per la Tappa continentale del Sinodo sulla sinodalità.

Il testo pubblicato, dal titolo Allarga lo spazio della tua tenda, che sarà base dei lavori e quadro di riferimento della seconda tappa del percorso sinodale avviato dal Papa nel 2021, contiene le sintesi provenienti dalle Chiese dei cinque continenti dopo la consultazione dei fedeli e sarà al centro del tempo di ascolto e dialogo delle assemblee sinodali continentali che si terranno tra gennaio e marzo del 2023.

Per monsignor Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale, «abbiamo dunque tra le mani una testimonianza di quell’“accensione nella Chiesa della sua coscienza profetica” che Paolo VI auspicava con nitida e fiduciosa chiaroveggenza nella Ecclesiam suam, quale frutto del Vaticano II» ha detto, sottolineando che «la convocazione da parte di papa Francesco del processo sinodale è un passo in avanti importante, teologicamente provvidenziale e persino irrinunciabile, in questa direzione».

E spiegando punto per punto il perché del documento, chi ne é soggetto, come è stato costruito e qual è il suo l’obiettivo, ha ribadito che «non è un’inchiesta sociologica né un semplice confronto di opinioni, ma l’ascolto del sentire nella fede, con amore e speranza, del Popolo di Dio che vive e legge la storia con lo sguardo del discepolo».

Il documento, che si articola attorno a cinque nuclei – l’ascolto, la missione, la corresponsabilità al servizio della missione, le strutture, la liturgia – è frutto delle sintesi di 112 su 114 Conferenze episcopali e di tutte le 15 Chiese orientali cattoliche, a cui si aggiungono le riflessioni di 17 su 23 dicasteri della Curia Romana, oltre a quelle dei superiori religiosi, degli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, di associazioni e movimenti di fedeli laici.

Da parte sua il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale della sedicesima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, collegato da remoto con la Sala stampa vaticana ha sottolineato che il documento «è un lavoro d’insieme, un’esperienza sinodale che ci ha aiutato a cogliere e capire l’esperienza sinodale di molti gruppi nel mondo. Il documento dunque non è uno scritto di carattere teologico, è il frutto di una sinodalità vissuta, di una dimensione della vita della Chiesa. La missione è una parola di primaria importanza, perché una Chiesa sinodale è una Chiesa centrata sulla missione».

«Un principio che sostiene tutto il processo sinodale è quello della restituzione – ha ripreso il cardinale Grech – se possiamo riconoscere ciò che lo Spirito dice alla Chiesa ascoltando il popolo di Dio, a quel popolo che vive nelle Chiese dobbiamo restituire questo documento». E soffermandosi sul proseguimento del cammino sinodale ha spiegato che ai vescovi verrà chiesto di ascoltare almeno le commissioni sinodali e gli organismi di partecipazione, «ma sarebbe bello che ogni Chiesa facesse lettura del documento con un coinvolgimento ampio del popolo di Dio.

Con questa scelta si ripete a un livello più profondo tutto il dinamismo sinodale e in questo modo si realizza quel radicamento dello stile sinodale che il Papa ha auspicato con la decisione di tenere due assemblee generali del Sinodo, una nell’ottobre 2023 e la seconda nell’ottobre del 2024», ha precisato il cardinale, affinché «ad ogni tappa possiamo crescere in una mentalità sempre più sinodale e rafforzarci in quel “camminare insieme” che è il principio fondante di una Chiesa costitutivamente sinodale». Si tratta dunque di «una chance per tutta la Chiesa» ha commentato monsignor Coda.

E non certo di un «espediente organizzativo per la ripartizione di ruoli e poteri – come ha sottolineato padre Giacomo Costa – vocazioni, carismi e ministeri, incluso il ministero ordinato, vanno compresi a partire dalla logica della missione, non delle dinamiche organizzative interne alla comunità ecclesiale e in questa luce si pone anche la questione dei ministeri laicali e soprattutto del posto delle donne all’interno della Chiesa, anche rispetto alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alle strutture di governo» ha precisato il gesuita.

Rispondendo alle domande dei giornalisti su questo punto ha poi affermato che la questione del mancato riconoscimento e del rispetto delle dignità della donne, come è sollevata anche nel documento, «è una tristezza per tutti» e richiede una ricomprensione all’interno della Chiesa. In merito poi al focus della missione si è sottolineata la dimensione ecumenica della sinodalità nella prospettiva dell’unità dei cristiani. Una data significativa in questo senso è quella del 2025, nella quale ricorre l’anniversario del concilio di Nicea, il primo Concilio che mise in atto la sinodalità della Chiesa, «avvenimento – ha detto Coda – che si presenta provvidenziale e ci sono diverse iniziative in cantiere».

Da sapere: le prossime tappe (Red.Cath.)

Il senso e le caratteristiche della Tappa continentale del Sinodo sulla sinodalità sono stati presentati dalla Segreteria generale del Sinodo in un dossier diffuso a fine agosto. Si tratta in pratica di «un tempo di ascolto e discernimento di tutte le Chiese locali su base continentale, che sfocerà in una serie di assemblee continentali». Questo non significa replicare la consultazione e il discernimento già avvenuti, si tratta piuttosto «di un approfondimento del processo di discernimento» usando come traccia il documento presentato ieri.
La Tappa continentale è stata inserita «per enfatizzare il movimento dialogico tra la Chiesa universale e le Chiese particolari». Inoltre, si intende «incoraggiare la creazione o il rafforzamento di legami tra Chiese vicine».
Non c’è una data d’inizio precisa della Tappa, perché in alcune regioni è di fatto già avviata.
Ci saranno quindi cinque incontri continentali? È la domanda che molti si fanno a partire dall’aggettivo “continentale”. La risposta della Segreteria generale è no: «Anche se si parla di Tappa continentale, la suddivisione proposta non corrisponde esattamente ai cinque continenti. Infatti, è meglio parlare di aree geografiche, che in genere corrispondono alle Riunioni internazionali delle Conferenze episcopali (chiamate con nomi diversi: Consiglio, Federazione, Simposio...), che sono gli organismi ecclesiali che raggruppano le Conferenze episcopali (generalmente) nazionali di una determinata area geografica.
Per questo Sinodo, la suddivisione decisa è la seguente: 1) Quella espressa dalle 5 Riunioni internazionali delle Conferenze episcopali (indicate tra parentesi), corrispondenti grosso modo ai cinque continenti: Europa (Ccee), America Latina e Caraibi (Celam), Africa e Madagascar (Secam), Asia (Fabc) e Oceania (Fcbco). 2) Nord America (USA+Canada) e Medio Oriente (che vedrà in particolare il contributo delle Chiese cattoliche orientali)».
La Tappa Continentale si concluderà con la celebrazione delle Assemblee continentali e la redazione di un Documento finale che dovrà essere inviato entro il 31 marzo, alla Segreteria generale del Sinodo e costituirà la base del Documento per la Tappa universale.
Infine un richiamo generale: «È importante capire che la sinodalità era una prassi della Chiesa delle origini ed è una tensione e un dinamismo che appartiene all’identità stessa della Chiesa, cioè al suo essere e agire. In quanto dinamismo della vita ecclesiale, è un processo di apprendimento attraverso il fare».

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