sabato 22 giugno 2019
«Siamo peccatori, ma possiamo rialzarci», scrive Francesco nella missiva consegnata dal porporato albanese. Risposta a un messaggio che gli stessi stessi carcerati gli avevano inviato con il cardinale
Il cardinale Ernest Simoni, inviato del Papa al penitenziario dell'Isola della Gorgona, Livorno

Il cardinale Ernest Simoni, inviato del Papa al penitenziario dell'Isola della Gorgona, Livorno

COMMENTA E CONDIVIDI

Una lettera del Papa ai carcerati. Consegnata da chi il carcere, pur innocente, lo ha conosciuto a lungo per dolorosa esperienza personale. I detenuti dell'Isola della Gorgona (livorno) hanno ricevuto oggi un doppio prezioso regalo: le parole di Francesco e la visita del cardinale Ernest Simoni, anziano ma indomito porporato albanese che dal 1963 al 1990 fu condannato a 28 anni di lavori forzati (in una cava, in miniera e nelle fogne di Scutari) sotto il regime dittatoriale comunista del suo Paese.

Il Papa scrive: «Tutti noi facciamo sbagli nella vita e tutti siamo peccatori. E tutti noi chiediamo perdono di questi sbagli e facciamo un cammino di reinserimento, per non sbagliare più. Quando andiamo a chiedere perdono al Signore, Lui ci perdona sempre, non si
stanca mai di perdonare e di risollevarci dalla polvere dei nostri peccati». Di qui il suo invito alla conversione. « Da parte mia, vi incoraggio a guardare al futuro con fiducia, proseguendo con il prezioso aiuto del vostro cappellano e degli altri educatori il percorso di cambiamento e di rinnovamento interiore, sostenuti dalla fede e dalla speranza che il Signore, ricco di misericordia, ci è sempre accanto».

Così dunque Francesco ha voluto rispondere alla lettera che gli stessi detenuti gli avevano mandato, proprio tramite il cardinale Simoni, al termine di una sua precedente visita al penitenziario. Il Papa ha così incaricato il porporato, di cui apprezza l'insatancabile zelo apostolico, di recapitare la sua risposta.

E Simoni, che ha 90 compiuti, non si è fatto pregare. Oggi non solo ha recapitato la missiva di Francesco, ma si fermato con 90 detenuti e i 50 agenti di polizia del carcere, per celebrare la Messa, ascoltare le loro storie e offrire il conforto della sua esperienza. A chi gli chiedeva come ha vissuto i 28 anni della sua durissima prigionia ha risposto con una battuta: «Il vostro carcere in confronto a quelli dell'Albania comunista è un albergo a cinque stelle. Ma comprendo e condivido la vostra sofferenza e vi esorto, come ha detto il Papa, ad avere fiducia in Cristo e fare tutto quello che potete per mettere riparo al male commesso sia a voi stessi e alla vostra dignità umana, sia ai fratelli che avete offeso con la vostra condotta».

Anche il Papa nella sua lettera scrive di conoscere «la situazione non sempre facile delle carceri». Pertanto, aggiunge, «non manco di esortare sempre le comunità ecclesiali locali a manifestare concretamente la vicinanza materna della Chiesa in questi luoghi di dolore e redenzione». Un auspicio che il cardinale Simoni, il quale vive a Firenze ed è canonico onorario del Duomo di Santa Maria del Fiore, si è fatto prontamente interprete.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: