mercoledì 26 giugno 2019
Il Papa ha accolto le dimissioni del vescovo di Carpi nominando amministratore apostolico l'arcivescovo di Modena-Nonantola Castellucci. I motivi in un'accorata lettera
Monsignor Francesco Cavina

Monsignor Francesco Cavina

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«Ho ritenuto di fare un passo indietro esclusivamente per l’amore che porto a questa Chiesa locale di Carpi alla quale ho cercato di dare tutto quanto era nelle mie possibilità. Spero, in tale modo, che i riflettori si spengano e sia restituita alla diocesi la necessaria tranquillità per compiere la sua missione e a me la serenità e la pace per dedicarmi alla sola ragione per la quale ho donato la mia vita al Signore: annunciare ai fratelli le meraviglie del suo amore». Con queste parole ieri a mezzogiorno il vescovo di Carpi, Francesco Cavina, ha annunciato al clero le sue dimissioni da pastore della diocesi. Dimissioni «sofferte» che, come scrive lo stesso Cavina, «dopo ripetute richieste, il Santo Padre, Francesco, con dispiacere ha accolto».

Cavina è arrivato a Carpi il 5 febbraio 2012. «I sette anni di intenso e sofferto lavoro alla guida della diocesi mi hanno portato a maturare la consapevolezza, con stupore e riconoscenza, che il Signore, nonostante le mie fragilità e povertà, si è fidato di me e mi ha affidato la ricostruzione materiale, morale e spirituale della comunità di Carpi, colpita nel 2012 da un terribile terremoto pochi mesi dopo il mio ingresso». Due Pontefici hanno visitato la diocesi durante il suo episcopato: Benedetto XVI il 26 giugno 2012 a Rovereto di Novi e papa Francesco il 2 aprile 2017 a Carpi (ad una settimana dalla riapertura della Cattedrale duramente colpita dal sisma) e a Mirandola. «Tuttavia – prosegue Cavina – i sette anni di ministero in mezzo a voi sono stati segnati da continui tentativi di delegittimazione, nonché, negli ultimi tempi, da intercettazioni telefoniche a seguito di denunce di presunti reati alla procura della Repubblica».

A partire dal dicembre scorso Carpi è stata protagonista dell’indagine “Carpigate”, un intreccio di appalti e favori con al centro l’ex vice sindaco. E lo stesso Cavina è stato coinvolto nell’indagine condotta dalla procura di Modena, proprio lui che aveva fatto della lotta al “chiacchiericcio” uno dei pilastri del suo episcopato, esortando spesso i fedeli nelle sue omelie a evitare il pettegolezzo. «L’aspetto più doloroso per quanto mi riguarda è che l’intera indagine si è contraddistinta per una diffusione mediatica, in tempo reale, di parte dell’attività degli inquirenti, anche quando si versava in pieno segreto istruttorio – scrive nella lettera –. Si è arrivati a pubblicare anche il contenuto di telefonate legate al mio ministero sacerdotale ed episcopale». Nonostante l’archiviazione della posizione di Cavina, per l’infondatezza delle accuse, «la gogna mediatica a cui sono stato sottoposto non si è interrotta». Una situazione molto pesante che ha portato il presule «dopo aver molto pregato e chiesto consiglio a persone sagge ed autorevoli», a maturare la sofferta decisione delle dimissioni. «Ringrazio tutti coloro che mi hanno voluto bene e aiutato in questi sette anni di ministero episcopale, perdono chi mi ha fatto del male, e chiedo a mia volta di essere perdonato da chi avessi, senza intenzione, fatto soffrire».

Il Papa, oltre ad avere accettato con dispiacere le dimissioni, ha provveduto a nominare Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, amministratore apostolico di Carpi. Domani Castellucci si recherà a Carpi per una prima visita alla diocesi. «Ringrazio papa Francesco e la Congregazione per i vescovi per la fiducia accordatami – commenta l’amministratore apostolico –. Ringrazio il vescovo Francesco, che ho sentito al telefono; pur provato dalle vicende degli ultimi mesi che hanno influito sulla sua decisione di rinunciare alla guida pastorale della diocesi di Carpi, è sereno e desideroso di continuare a servire la Chiesa. Cercherò di conoscere la diocesi, nei limiti delle mie disponibilità oggettive e capacità soggettive».

L'odissea giudiziaria. Subito scagionato dai magistrati, pubblicate telefonate personali (di Giacomo Gambassi)

Il sindaco Pd che caccia il suo vice. Il vice che dice di volersi candidare (ma non accadrà) per fare le scarpe al compagno di partito e che architetta un dossieraggio (con insinuazioni non vere) per mettere in difficoltà il primo cittadino. La ricerca di puntelli elettorali a vasto raggio. È una guerra tutta interna alla politica cittadina quella che sta scuotendo Carpi a colpi di incartamenti, intercettazioni telefoniche e stralci d’inchiesta pubblicati da mesi su testate locali e nazionali. In mezzo al tritacarne politico e cronachistico finisce anche il vescovo Francesco Cavina che entra (ed esce a stretto giro di posta) dall’indagine della magistratura – ribattezzata “Mangiafuoco” – su un presunto giro di malaffare nel Comune. Stando al materiale in mano ai Carabinieri, si configura per Cavina l’accusa di corruzione elettore. Un’ipotesi di reato che non regge neppure al vaglio della procura di Modena: sarà proprio l’organo inquirente a chiedere l’archiviazione per il vescovo che verrà accolta senza riserva dal giudice per le indagini preliminari. Una bolla che però si porta dietro una vera e propria «gogna mediatica» nei confronti di Cavina, come il presule la definisce nella lettera con cui ieri ha annunciato alla diocesi le sue dimissione accolte da papa Francesco.

La vicenda giudiziaria ha al centro il vice sindaco Pd rimosso, Simone Morelli. Secondo quanto viene pubblicato su siti e giornali – a cominciare dal settimanale L’Espresso che propone a inizio aprile un lungo articolo intitolato “La Santa Alleanza” che ha come primo bersaglio il vescovo – Morelli macchina per conquistare il municipio cercando il sostegno anche della Lega. E poi del mondo cattolico. Qui viene tirato in mezzo Cavina. Stando alle carte d’indagine – che poi si tradurranno in archiviazione –, Morelli si garantirebbe l’appoggio della Chiesa locale nella corsa contro il sindaco uscente Alberto Bellelli facendo pagare al Comune un’iniziativa diocesana: lo spettacolo “Fontane danzanti” voluto nell’ambito dei festeggiamenti per la ricollocazione sulla guglia più alta del Duomo della statua dell’Assunta. È la Madonnina di Carpi, simbolo civile e religioso, tornata l’8 dicembre scorso a svettare sulla città dopo il lungo restauro post-terremoto della Cattedrale visitata da papa Francesco (che arriva a Carpi il 2 aprile 2017 proprio grazie a Cavina per far sentire la sua vicinanza alle zone devastate dal sisma del 2012). Ciò che L’Espresso non dice nella sua ricostruzione è che la decisione dell’amministrazione di accollarsi le spese dell’evento (15mila euro) è presa dall’intera giunta all’unanimità. E il sindaco Bellelli appoggia in prima persona la scelta (che, in base all’indagine, sarebbe ai suoi danni). Nei confronti di Morelli restano ancora oggi in piedi le accuse di tentata concussione e di tentata diffamazione verso Bellelli ma non quella di corruzione elettorale.

Intanto sulla stampa (compreso L’Espresso) vengono pubblicate le intercettazioni di Cavina «legate al mio ministero sacerdotale ed episcopale», spiega il presule: dalla conversazione con una signora che lo considera «un angelo» al dialogo in cui un’altra donna congettura la presenza di sacerdoti omosessuali. Però tutta la storia è costruita attorno alla candidatura di Morelli. Che non ci sarà mai. Alle elezioni delle scorse settimane si è ripresentato Bellelli: è andato al ballottaggio ma ha sconfitto la sfidante di centrodestra Federica Boccaletti ed è stato riconfermato sindaco.

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