sabato 28 ottobre 2023
Votato il testo conclusivo dei lavori. Nell’ottobre 2024 la seconda tappa. Francesco ha presieduto la preghiera finale. «Vi ringrazio per ciò che avete fatto»
La preghiera di papa Francesco con i padri sinodali alla conclusione della prima fase del Sinodo

La preghiera di papa Francesco con i padri sinodali alla conclusione della prima fase del Sinodo - Ansa

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«Protagonista è lo Spirito Santo». Con queste parole, che suonano come un memento di quanto è stato vissuto nelle scorse quattro settimane, il Papa ha concluso ieri la sessione sinodale sulla sinodalità del 2023. Una sessione che ha prodotto la sua Relazione di sintesi, approvata in serata nell’Aula “Paolo VI”, dopo una seduta che si è protratta in pratica per tutto il pomeriggio fino alle 21,00 passate. Se tuttavia questa tappa è arrivata al traguardo, certamente non finisce il lavoro, che continuerà ora nelle Chiese locali, fino al nuovo appuntamento assembleare prevista per ottobre 2024.

Il Pontefice al termine della ventesima e ultima congregazione generale di ieri sera, con un breve intervento ha voluto dire il suo grazie ai membri della segreteria generale, nominati a uno a uno, agli assistenti spirituale, e a tutti coloro che, ha detto, con il loro lavoro dietro le quinte, hanno permesso lo svolgimento dell’assise iniziata il 4 ottobre scorso.

Quindi nel corso della preghiera finale, Francesco ha invocato: «Rendiamo grazie a Dio per i suoi doni, per l’ascolto e per la condivisione, per la comunione e l’obbedienza alla sua Parola. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato», Ancora, dopo il canto Laudate omnes gentes della Comunità di Taizé, intonato da tutti i 365 membri sinodali, papa Bergoglio ha elevato un’ultima preghiera. «Ciò che lo Spirito ha suscitato in questa assemblea - ha detto - porti frutti di comunione e di pace per tutto il tuo popolo e per l’umanità intera». Infine dopo la preghiera ha raccomandato di portare indietro le lancette dell'orologio per l'ora solare che scattava ieri notte.

Prima delle parole del Papa, l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Carlos Aguiar Retes, uno dei presidenti delegati dell’assemblea, aveva rivolto ai presenti una breve meditazione conclusiva ricordando ampi passi dell’enciclica Ecclesiam suam di Paolo VI, sul ruolo della Chiesa nel mondo, uno degli argomenti principali anche del dibattito all’interno del Sinodo.

E infatti nella Relazione di sintesi sono diversi i punti che riflettono l’andamento dei lavori su questo punto. «Il mondo ha oggi più che mai bisogno della testimonianza dei cristiani. Come discepoli di Gesù non possiamo sottrarci al compito di mostrare e trasmettere a un’umanità ferita l’amore e la tenerezza di Dio», si legge quasi in apertura del documento. Che si sottolinea anche come il cammino sinodale si ponga in continuità con il Concilio Vaticano II. « Esso valorizza l’apporto di tutti i battezzati, nella varietà delle loro vocazioni, a una migliore comprensione e pratica del Vangelo. In questo senso costituisce un vero atto di ulteriore ricezione del Concilio, che ne prolunga l’ispirazione e ne rilancia per il mondo di oggi la forza profetica».

La Sintesi è stata approvata quasi all’unanimità (343 sì e un solo voto contrario). Tutti i singoli punti del testo sono stati approvati con la maggioranza qualificata richiesta di almeno due terzi. E il paragrafo conclusivo “programmatico” in vista della prossima sessione dell’ottobre 20243 ha avuto in particolare 336 voti favorevoli e 10 contrari.

Comunque ci sono stati alcuni paragrafi che hanno ottenuti meno di 300 voti. In particolare tre punti che toccano la problematica del diaconato femminile, un paragrafo che riguarda l’opportunità di inserire i presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza e un altro paragrafo in cui si parla del celibato sacerdotale laddove si riferisce che alcuni chiedono se la sua convenienza teologica debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare.

Poco più di 300 voti hanno invece preso altre questioni. Quella di esaminare se alla luce del Concilio Vaticano II è opportuno ordinare i prelati della Curia Romana vescovi. Quella che incoraggia i vescovi africani a promuovere un discernimento teologico e pastorale sul tema della poligamia. E poi il punto in cui si fa riferimento ad alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale (nella Sintesi non si trova citato l’acronimo “Lgbtq+” che pure era apparso nell’Instrumentum laboris), al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, che risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa. Con la proposta di promuovere iniziative che consentano un discernimento condiviso alla luce della Parola di Dio, dell’insegnamento della Chiesa, della riflessione teologica e, valorizzando l’esperienza sinodale, e con l’ausilio di esperti e dando spazio, quando appropriato, anche alla voce delle persone direttamente toccate da queste situazioni.




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