mercoledì 24 gennaio 2018
Nella rivista «Il Regno» il vescovo di Albano fa il punto del cammino. I nunzi? «Essenziali nella missione del Papa e sostengono i vescovi locali»
Semeraro: è sinodale e frutto di gradualità la riforma della Curia
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Uno sguardo puntuale e meditato sul cammino della riforma della Curia Romana. È quello che offre un lungo articolo del vescovo di Albano, Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali (il C9), pubblicato dalla rivista Regno-attualità sul numero 2/2018. È la seconda volta che il segretario del C9 illustra ai lettori della rivista il percorso che l’organismo sta facendo, ma anche i risultati che sta conseguendo, a volte non sempre recepiti nella loro importanza come nel caso dell’istituzione all’interno della Segreteria di Stato di una Terza sezione denominata «Sezione per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede».

«Il tema delle rappresentanze pontificie e dei nunzi apostolici – spiega Semeraro – era entrato sin dal principio nell’agenda del Consiglio dei cardinali, trovando l’immediata corrispondenza da parte del Papa. L’argomento, perciò, è stato più volte affrontato nei suoi molteplici aspetti, avendo peraltro come principale interlocutore lo stesso segretario di Stato», il cardinale Pietro Parolin. Un passaggio tutt’altro che marginale visto che si è tornati a ribadire con forza «la dimensione ecclesiale dei nunzi», perché «quella del rappresentante pontificio è, per quanto goda di un evidente carattere diplomatico, una figura pienamente ecclesiale. Il suo compito principale, in breve, è un incarico di carattere religioso ed ecclesiologico riferito alla funzione primaziale del Papa». Diplomatico, ma anche «accompagnatore» dei vescovi locali «sostenendo le loro migliori forze e iniziative».

Il segretario del C9 ritrova in alcune espressioni del discorso del Papa alla Curia nel dicembre scorso lo stile a cui un nunzio è chiamato: «Ascoltare, comprendere, aiutare, sollevare e intervenire prontamente e rispettosamente». Soltanto così, ribadisce Semeraro nell’articolo intitolato “In atto”, si riesce a dare una lettura completa e chiara del discorso di Francesco «ad extra», come lui stesso ha detto ai cardinali. Non meno importante, sottolinea il presule, è la parola «discernimento » in questo processo riformatore. «Fra i criteri-guida per il lavoro del Consiglio – ricorda – il Papa ha inserito quello della gradualità: ultimo di una lista, ma non come secondario. Disse che “la gradualità è il frutto dell’indispensabile discernimento che implica processo storico, scansione di tempi e di tappe, verifica, correzioni, sperimentazione, approvazioni ad experimentum. Dunque, in questi casi non si tratta di indecisione ma della flessibilità necessaria per poter raggiungere una vera riforma”».

Quindi non un’opera calata dall’alto, ma un lavoro sinodale, collegiale e capace di creare una mentalità nuova. Un cammino che «viene usato per i due nuovi Dicasteri nati da poco: Laici, famiglia, vita; e il Servizio dello sviluppo umano integrale. Nel suo articolo il vescovo di Albano racconta come il Papa sia parte attiva in questo processo e come il C9 sia spesso «interpellato dal Papa (collegialmente o singolarmente) sulle questioni che di volta in volta egli reputa “degne di attenzione” ». Ecco allora le relazioni che prefetti e responsabili dei dicasteri fanno al C9. Tra i temi più dibattuti nel 2017 quello sulla lotta agli abusi sui minori. Nel lungo articolo il vescovo offre al lettore anche una suggestione interessante: il forte legame tra papa Francesco e Paolo VI. Spesso lo cita e ne fa proprie alcune espressioni e concetti, spiega Semeraro, che ricorda ad esempio l’uso dell’immagine della sfinge: Francesco la usò per dire che la riforma deve esser fatta «con pazienza, dedizione e delicatezza, un po’ come «pulire la sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti». Immagine che Paolo VI usò parlando con i giornalisti di tutto il mondo invitandoli a un approccio meno superficiale nel parlare della Chiesa, ma ponendo un’attenzione pari a quella «come si leggessero i geroglifici di una piramide egiziana».

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