venerdì 11 marzo 2022
Oggi papa Francesco concluderà, come i membri della Curia Romana, il ritiro svolto in forma personale. Il gesuita e biblista Zanetti: grazie a queste soste possiamo contemplare la vita di Gesù
Frontespizio della prima edizione degli Esercizi Spirituali di sant'Ignazio

Frontespizio della prima edizione degli Esercizi Spirituali di sant'Ignazio - Creative commons

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Vivere i giorni degli Esercizi Spirituali in solitudine e quasi nel “nascondimento” nel tempo forte della Quaresima per imparare a «contemplare realmente la vita di Cristo» come direbbe Ignazio di Loyola. E cercare così un autentico colloquio con Dio.

È la sollecitazione che arriva in fondo dallo stesso papa Francesco che da domenica scorsa fino ad oggi ha deciso di vivere un momento di ritiro spirituale, lontano dai riflettori del mondo e dai suoi tradizionali impegni pubblici. Compresa la consueta udienza generale del mercoledì.

Per il secondo anno consecutivo infatti, a causa della pandemia, il tradizionale corso di Esercizi Spirituali – l’ultimo è stato quello predicato in presenza nel 2020 dal gesuita e biblista Pietro Bovati – della Curia Romana non si è potuto tenere nella Casa Divin Maestro ad Ariccia, alle porte di Roma. Dal Papa è arrivato però, come già aveva fatto l’anno scorso, un suggerimento di «provvedervi in modo personale, ritirandosi in preghiera».

Il gesuita e biblista Piergiacomo Zanetti scorge in questo appuntamento annuale della Curia Romana la via privilegiata per scoprire quanto Dio in fondo ci ama. Proprio come recitano gli Esercizi ignaziani (230-237) quando parlano di «Contemplazione per raggiungere l’amore».

«Gli Esercizi Spirituali sono un tornare al primo amore – è l’argomentazione del religioso esperto di spiritualità ignaziana e docente di Sacra Scrittura e Lingua ebraica alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna a Cagliari – come si dice nel libro dell’Apocalisse (2,4), dove per primo si intende la qualità dell’amore, l’amore quello vero che non trattiene ma gustando, dona; il primo amore anche nel tempo, è il primo che si è conosciuto e sperimentato; e il primo come origine di ogni amore e di tutto, ovvero Dio».

Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. Per lui gli esercizi spirituali erano centrali (De Ribera, 1622)

Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. Per lui gli esercizi spirituali erano centrali (De Ribera, 1622) - archivio

Padre Zanetti individua anche nelle letture di questa Quaresima – «basti pensare a quella di domenica scorsa Luca 4, 1-13)» – la strada maestra per vincere le stesse tentazioni subite da Gesù nel deserto e andare alle radici di noi stessi. Pensando anche alle vicende che più ci toccano ora come la guerra in Ucraina e il prolungarsi della pandemia.

Un periodo dunque quello di questi giorni degli Esercizi che può simboleggiare quasi una “rinuncia a tutto” per fare esperienza nel segreto della propria stanza dei doni che il Signore ci vuole elargire. «Il “segreto della propria stanza” ci richiama in fondo la dimensione fondamentale del monaco che come dice Evagrio Pontico, vissuto tra il 345 e il 399, è “colui che, separato da tutti, è unito a tutti” – annota lo studioso –. Credo che l’unica solitudine lecita è quella che non ci porta all’isolamento ma ad amare di più. Si entra in una cella o si va nel deserto per sentire ancor meglio la voce dell’amato, di Colui che ci ama».

Un’esperienza singolare quella di questi Esercizi indicati dal Papa da vivere in maniera personale. Senza la guida di un predicatore. «Ritengo che questo tipo di percorso spirituale ci offra l’occasione non tanto di vivere senza un predicatore o guida spirituale ma di comprendere meglio cosa significhi veramente fare gli Esercizi Spirituali. Avremmo sempre bisogno di un direttore spirituale o un confessore per parlare e confrontarci con lui rispetto a quanto si vive nel proprio intimo, così da non autoingannarsi nei o dai propri pensieri».

E aggiunge un particolare: «Ignazio stesso, fondatore della Compagnia di Gesù, nella sua “Autobiografia” racconta che sempre nei momenti di ritiro o di solitudine prende accordi “con un confessore” , perché in quei momenti si viene assaliti dagli scrupoli. A Manresa, infatti, ricerca persone spirituali con cui confrontarsi per esserne liberati. Questa è una pratica che risale ai Padri del deserto, dove colui che iniziava a mettersi al servizio di Dio si recava da una guida che lo aiutasse a conoscere il mondo dello Spirito».

Zanetti si sofferma su un aspetto: l’importanza quasi “strategica” che sia l’esercitante a mettersi in colloquio diretto con il Signore. «Colpisce infatti come Ignazio invita chi dà gli Esercizi a essere sintetico, a fermarsi su pochi punti del testo evangelico, affinché l’esercitante scopra da solo i tesori nascosti e li gusti». Una settimana di “fuga dal mondo” che può aiutarci a vivere secondo una famosa espressione popolare un’autentica «mistica quotidiana» tanto cara al santo basco. O scoprire grazie a questo percorso spirituale come direbbe il cardinale Carlo Maria Martini il «valore dell’interiorità».

«Un aspetto particolare è soffermarsi sul cosa vuol dire fare gli Esercizi Spirituali – è la riflessione finale –. Spesso si inizia col partecipare a grandi e belle celebrazioni, oppure l’avere un predicatore che con le sue parole, con più o meno lunghe esortazioni o acume teologico ci aiuta a intravedere e a gustare la Parola di Dio. Altre volte ancora un buon libro che offra spunti di riflessione. Ma questo è solo l’inizio. Si tratta piuttosto di lasciarsi interrogare da quelle parole che si sono fermate nella nostra memoria, e ruminarle lasciando che esse poco alla volta ci convertano e ci rivelino dove noi siamo o cosa stiamo vivendo nel nostro cammino. Dove abbiamo perso speranza, fiducia e carità. Questo è in fin dei conti l’inizio degli Esercizi veri e propri».

Padre Piergiacomo Zanetti

Padre Piergiacomo Zanetti - Collaboratori

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