giovedì 7 aprile 2011
La Chiesa segue «con viva apprensione» l'ultima «emergenza» da immigrazione, segnata dalla «tragedia di centinaia di morti in mare», con il «Mediterraneo che rischia di diventare cimitero di un popolo in fuga». Lo ha detto il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, segnalando «la resistenza di alcune parti della opinione pubblica del Paese a condividere il carico» dell'ondata di immigrati.
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La Chiesa segue "con viva apprensione" l'ultima "emergenza" da immigrazione, segnata dalla "tragedia di centinaia di morti in mare", con il "Mediterraneo che rischia di diventare cimitero di un popolo in fuga". Lo spiega il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, segnalando "la resistenza di alcune parti della opinione pubblica del Paese... soprattutto del centro e del nord, a condividere il carico" dell'ondata di immigrati. "La prospettiva dell'ospitalità - denuncia il presule - rischia di dividere l'Italia, pochi giorni dopo che abbiamo celebrato i 150 anni dell'unità d'Italia". Mons. Crociata è intervenuto sulla immigrazione davanti alla Commissione presbiteriale italiana.Crociata, che ha sottolineato il carattere "pastorale" del suo intervento, ha affermato che nella presente "emergenza umanitaria" "compito fondamentale" della Chiesa "è testimoniare il Vangelo della cura del bisognoso e del disperato, del malato e dell'affaticato". "Siamo chiamati - ha aggiunto - a chiedere al nostro Paese tutto intero di far suo uno stile e un giudizio che sia sempre rispettoso della dignità di ogni persona che è in pericolo di vita o gravemente indigente". LOMBARDI: IL SANTO PADRE SEGUE CON PREOCCUPAZIONE LE VICENDE"La tragedia della morte in mare di un gran numero di migranti che dalle coste dell'Africa settentrionale cercano di raggiungere l'Europa ha colpito profondamente il Santo Padre, che segue con partecipazione e preoccupazione le vicende dei migranti in questo periodo drammatico". È quanto ha affermato oggi il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Il Santo Padre e tutta la Chiesa - ha aggiunto - ricordano nella preghiera tutte le vittime di ogni nazionalità e condizione, anche donne e bambini, che perdono la vita nel terribile viaggio per sfuggire alle situazioni di povertà, o di ingiustizia o di violenza da cui sono afflitte, alla ricerca di protezione, accoglienza e condizioni di vita più umane"."Ricordiamo - ha detto infine Lombardi - che fra le vittime di queste tragedie nel Mediterraneo vi sono migranti eritrei cattolici che si trovavano in Libia e partecipavano anche alla vita della comunità cattolica".VEGLIO': NON ALZARE BARRIERE"L'arrivo di profughi e migranti dal Nord Africa può dar fastidio ma non è cristiano questo egoismo" che porta ad alzare barriere che impediscano il flusso migratorio. Lo afferma il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, arcivescovo Antonio Maria Vegliò, intervistato dalla Radio Vaticana. "Dobbiamo aprirci agli altri, anche politicamente parlando, perchè è un fenomeno che non si può fermare, dunque dobbiamo darci una regolata", aggiunge esprimendo "profonda tristezza per iltragico naufragio di ieri". "La scelta dei barconi via mare - rileva il capo dicastero - è un'estrema alternativa dettata dall'impossibilità di utilizzare altri mezzi, dato che da tempo i Paesi Europei hanno chiuso i confini, introducendo norme restrittive sugli ingressi".AZIONE CATTOLICA: TRAGEDIA SU CUI NON SI PUO' TACERE"L'ennesima tragedia del mare nel Canale di Sicilia in cui hanno perso la vita più di 250 migranti, tra essi molti bambini, ci chiede di andare oltre il cordoglio per le vittime innocenti". È l'appello di Azione Cattolica per la quale "non possiamo ignorare che alla porta di casa bussa un'umanità dolente che scommette la propria vita inseguendo il sogno d'un benessere negato, in fuga da luoghi in cui povertà e guerre sono l'insopportabile normalità".L'Azione Cattolica, raccogliendo l'appello di Caritas Italiana, chiede che, "al di là dell'affrontare l'emergenza del momento, si sostengano i Paesi da cui i migranti partono e quelli attraverso cui transitano per evitare il perpetuarsi di viaggi allo sbaraglio come quelli che si concludono tragicamente nel Canale di Sicilia".
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