giovedì 29 agosto 2013
​La Messa di Francesco apre il Capitolo dell’Ordine. L’esortazione agli agostiniani nell’omelia in Basilica: «Non rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle comunità» Chiamati «a essere sempre in cammino. Verso gli altri»​.​
IL TESTO DELL'OMELIA
​​​​​​​​​​​Cuori inquieti​ di Marina Corradi
Il messaggio ai giovani: andate controcorrente
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È racchiuso in una parola, «inquietudi­ne », l’augurio del Papa agli agostiniani. Una parola ben nota ai religiosi dell’Or­dine che si ispira al vescovo di Ippona e che fu in un certo senso il motore di tutta la vita del grande santo.
Francesco ieri pomeriggio l’ha pronunciata più volte nell’omelia della Messa celebrata, in occasione della memoria liturgi­ca di sant’Agostino, nella Basilica a questi de­dicata al centro di Roma. Così si è aperto an­che il 184° Capitolo generale dell’Ordine fon­dato nel 1244. E perciò ai 90 padri presenti (che rappresentavano i quasi tremila confratelli di tutto il mondo) il Pontefice ha augurato: «Chie­diamo al Signore che conservi nel nostro cuo­re l’inquietudine spirituale di ricercarlo sempre, di annunciarlo con coraggio, l’inquietudine del­l’amore verso ogni fratello e sorella».
Il perico­lo che tutti i consacrati devono evitare è infat­ti quello di diventare «zitelloni», cioè persone non pastoralmente feconde. Inquietudine in una triplice direzione, quindi. Il che rende anche molto attuale l’insegna­mento di Agostino. Il santo nato a Tagaste, i­n­È fatti, ha vissuto «un’esperienza abbastanza co­mune anche tra i giovani di oggi». «Educato nel­la fede cristiana, se ne allontana. Non rinuncia al divertimento spensierato, agli spettacoli del tempo». Ma grazie alla sua intelligenza «intra­prende una brillante carriera». In sostanza, ha commentato il Papa, egli «è un uomo 'arriva­to'». Ma «non si chiude in se stesso, continua a cercare la verità, il senso della vita, il volto di Dio. Certo commette errori, prende anche vie sbagliate, pecca; ma non perde l’inquietudine della ricerca spirituale».
Perciò Francesco si è rivolto «a chi si sente indifferente verso Dio, verso la fede, a chi è lontano da Dio o l’ha ab­bandonato ». «Guarda nel profondo del tuo cuo­re – ha raccomandato – e domandati: il tuo cuo­re ha conservato l’inquietudine della ricerca o l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finisco­no per atrofizzarlo? Dio ti attende, ti cerca: che cosa rispondi? Ti sei accorto di questa situa­zione della tua anima? Oppure dormi?». Così l’omelia ha assunto quasi la fisionomia di un e­same di coscienza. A proposito dell’inquietu­dine dell’incontro con Dio, Francesco ha ri­cordato come Agostino che desiderava una tranquilla vita di studi, fu poi chiamato ad es­sere vescovo, diventando «immagine di Gesù buon pastore che conosce le sue pecore, anzi, come amo ripetere – ha sottolineato il Ponte­fice –, pastore che sente l’odore del suo gregge ed esce a cercare quelle smarrite».
Di qui la sua riflessione: «Sono inquieto per Dio, per an­nunciarlo, per farlo conoscere? O mi lascio af­fascinare da quella mondanità spirituale che spinge a fare tutto per amore di se stessi? Mi so­no per così dire 'accomodato' nella mia vita cri­stiana, nella mia vita sacerdotale, nella mia vi­ta religiosa, anche nella vita di comunità, o con­servo la forza dell’inquietudine per Dio, per la sua Parola, che mi porta ad 'andare fuori', ver­so gli altri?». Infine il Papa ha parlato dell’inquietudine del­l’amore, ricordando l’esempio di santa Moni­ca, madre di Agostino. Inquietudine dell’amo­re significa «cercare sempre, senza sosta, il be­ne dell’altro». E dunque, ha ricordato France­sco, «ci lasciamo inquietare dalle necessità de­gli altri o rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle nostre comunità, che molte volte sono per noi 'comunità-comodità'?».
A volte, ha notato il Pontefice, «si può vivere in un condominio sen­za conoscere chi ci vive accanto; oppure si può essere in comunità, senza conoscere veramente il proprio confratello: con dolore penso ai con­sacrati che non sono fecondi, che sono 'zitel­loni'». L’inquietudine dell’amore, ha concluso il Papa, «ci regala il dono della fecondità pa­storale ». La celebrazione si è svolta in un clima di profon­do raccoglimento, con canti solenni ispirati ai più celebri scritti agostiniani. Fuori dalla Basi­lica il Papa (che portava in mano la sua mitria avvolta in una custodia di stoffa), è stato salu­tato festosamente dai fedeli e da gruppi di tu­risti piacevolmente sorpresi del suo arrivo. Mentre all’interno della Basilica, all’inizio del­la Messa è stato il priore generale, Robert F. Pre­vost, a rivolgergli un caloroso benvenuto.
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