Il vescovo eletto di Noto, Salvatore Rumeo, con il vescovo Mario Russotto - Falci
Si affida alla parola “Shalom”, che è «la pace del Signore», nel suo primo messaggio alla Chiesa che il Papa gli ha affidato. Monsignor Salvatore Rumeo, 66 anni, parroco della diocesi di Caltanissetta e direttore dell’Ufficio catechistico, è il nuovo vescovo di Noto. Ieri a mezzogiorno l’annuncio nelle due diocesi della Sicilia, in contemporanea con la Sala Stampa vaticana. Alla comunità ecclesiale che guiderà, Rumeo dice che insieme ad essa «voglio ascoltare la voce del Signore, pregare e celebrare la fede, suscitare il fascino dell’incontro gratuito e informale, tessere trame di feconda relazione».
Poi rivolgendosi ai sacerdoti indica come stile – che sarà anche il suo – quello del «Buon Samaritano che ci insegna la modalità con la quale dobbiamo inginocchiarci dinanzi alle ferite altrui. Una misericordia veramente completa, genuina, senza interessi o mezze misure». Poi aggiunge che occorre «edificare una Chiesa viva, povera, mite, misericordiosa, sinodale, attenta e aperta ai bisogni di tutti e non di pochi». Nel suo messaggio destina parole affettuose ai seminaristi, alle famiglie religiose, ai laici, ai catechisti, alle autorità civile cui assicura «collaborazione». E parlando ai giovani li sprona: «Abbiamo necessità della vostra fantasia, della vostra spensieratezza e non fatevi rubare da chicchessia i sogni più belli».
A Noto nella splendida Cattedrale barocca è l’amministratore apostolico, il vescovo Antonio Staglianò, a comunicare la decisione del Papa alla diocesi che era sede vacante da quando Francesco, lo scorso 6 agosto, lo aveva chiamato in Vaticano a presiedere la Pontificia Accademia di teologia, subentrando all’arcivescovo Ignazio Sanna. «Ho constatato la grande spiritualità pastorale del vescovo eletto, unita a un’eccellente acculturazione teologica orientata in particolare alla pastorale giovanile», spiega Staglianò commosso. E prosegue: «Il nuovo vescovo vuole curare le relazioni personali con tutti e caricarle di affetto. Una pastorale “affettuosa”, degli affetti e dei sentimenti di Cristo, il Buon Pastore, darà sicuramente nuovo slancio all’evangelizzazione del territorio per portare la gioia del Vangelo di tutti».
A Caltanissetta, nella cappella del Seminario, la notizia comunicata dal vescovo Mario Russotto viene accolta con una standing ovation alla presenza di Rumeo. «Colmo di emozione è il mio cuore per questa ulteriore carezza di Dio alla nostra piccola e amatissima Chiesa – sottolinea Russotto –. Negli ultimi tre anni ben tre vescovi sono arrivati dal nostro esemplare presbiterio: Lomanto, La Placa e oggi Rumeo». Da qui l’invito: «Dobbiamo sempre più cercare di corrispondere all’abbondanza di grazia di questi doni, impegnandoci a camminare insieme sulla via della santità, con il coraggio di osare, la fede di sperare, la passione di amare».
Rumeo, nato a Caltanissetta nel 1966, sacerdote dal 1990, licenza in teologia e dottorato in teologia e catechetica nel 2006 all’Università Pontificia Salesiana di Roma, è stato direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile dal 1995 al 2007, ma anche assistente ecclesiastico Agesci e assistente diocesano del settore giovani di Azione cattolica. Dal 2000 è parroco del Sacro Cuore a Caltanissetta. E poi docente di teologia pastorale all’Istituto teologico “Monsignor Guttadauro” di Caltanissetta e di pastorale giovanile e sociologia della condizione giovanile nell’Istituto teologico “San Tommaso” di Messina. Inoltre ha insegnato teologia pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia a Palermo. Profondo conoscitore del magistero di Giovanni Paolo II, è autore di 15 volumi, oltre a saggi, articoli e opere musicali.
«Vorrei rifarmi all’esperienza del Cenacolo di Gerusalemme – commenta il vescovo eletto subito dopo l’annuncio – icona nella vita sacerdotale. Il Cenacolo rimanda all’Eucaristia, agli insegnamenti di Gesù e allo stile della sua presenza nel mondo, lo stile del servizio: Gesù che si china per lavare i piedi ai discepoli. Vorrei coniugare la mensa dell’ascolto la celebrazione del mistero, nello stile della sinodalità e del servizio, così come l’apertura del cuore allo Spirito che significa essere attenti ai segni dei tempi, lavorando sulla formazione dei nostri laici, dei nostri operatori, nell’orizzonte del magistero del Papa. Sarà necessario un lavoro sinergico, di comunione, di fraternità, di vera amicizia, tornando all’essenziale, a scegliere ciò che conta, ciò che il Vangelo può dire all’uomo ferito dei nostri tempi».