Redaelli: «La Chiesa italiana a Gorizia, città crocevia tra i popoli»

L’arcivescovo sul Consiglio episcopale permanente di oggi: «Con Nova Gorica siamo capitale europea della cultura. Dal Vangelo, nelle incandescenze della storia, nasce la vera riconciliazione»
September 21, 2025
Redaelli: «La Chiesa italiana a Gorizia, città crocevia tra i popoli»
L'arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli
«Gorizia città di frontiera? Terra di confine? No: città crocevia fra i mondi latino, slavo e germanico. Qui i confini non ci sono mai stati, se non quelli imposti dal potere, dalle guerre, dalle ideologie. Dentro le stesse comunità, dentro le stesse famiglie – dentro il nostro stesso Seminario e nelle comunità cristiane – si parla friulano, sloveno, tedesco. Di fronte ai muri di divisione e alle incandescenze della storia, la nostra Chiesa è impegnata da sempre a testimoniare che è il Vangelo ad assicurare il perdono, la riconciliazione, la vera fraternità. E la vera speranza, come desideriamo riscoprire in questo 2025, anno giubilare dedicato alla speranza, che Gorizia e Nova Gorica vivono da capitale europea transfrontaliera della cultura». È con palpabile entusiasmo che l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli, parla della Chiesa che gli è affidata dal 2012. E che da oggi ospiterà, in via eccezionale, il Consiglio episcopale permanente e, domani, la veglia di preghiera per la pace nel mondo che coinvolgerà giovani italiani e sloveni.
Com’è nato questo evento e come vi siete preparati a viverlo?
Come presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, faccio parte del Consiglio episcopale permanente (Cep). Quando ho proposto di ospitare a Gorizia – in quest’anno che ci vede capitale europea della cultura – una riunione del Cep, ho trovato da tutti piena disponibilità. Un evento nel segno dell’incontro, della preghiera e dell’impegno per la pace. Che – nella nostra diocesi e nella diocesi sorella di Koper-Capodistria, figlie del Patriarcato di Aquileia – non nasce ora ma da un lungo cammino condiviso.
Possiamo ripercorrerne qualche passo?
Esperienze ed esempi sono numerosi. La 56ª Marcia nazionale per la pace, il 31 dicembre 2023, si è tenuta a Gorizia e si è conclusa a Nova Gorica. Nel 2024 il convegno nazionale Caritas si è svolto a Grado, nella nostra diocesi, e ha toccato Gorizia e Nova Gorica. Da anni i nostri giovani celebrano la vigilia di Cristo Re una volta a Gorizia, una volta a Nova Gorica. Sacerdoti e giovani dei decanati delle due città si incontrano periodicamente. Lo stesso fanno le fraternità francescane regolari. Rinnovamento nello Spirito propone l’adorazione eucaristica una volta al mese, alternando le due città. E potremmo continuare. Con esperienze che hanno alle spalle un lungo cammino, come l’associazione Concordia et Pax, il cui presidente è figlio di un carabiniere gettato nelle foibe, e che ogni anno ricorda un italiano ucciso dai comunisti e uno sloveno ucciso dai fascisti. Un’esperienza che intreccia preghiera, perdono riconciliazione. Ecco: tutte queste non sono iniziative di vertice, ma sorte e alimentate dal basso.
Le vostre diocesi quale contributo hanno offerto al percorso di Nova Gorica e Gorizia capitale europea della cultura?
Il documento di base del progetto ignorava l’ambito religioso. Così abbiamo cercato di colmare la lacuna con iniziative nostre: dagli incontri con personalità autorevoli come i cardinali Tolentino e Tagle, il saggista Paolo Mieli, esponenti politici come Roberto Antonione, Paolo Gentiloni, Enrico Letta – per riflettere sui valori europei, sempre in dialogo con i giovani – all’itinerario Oltre. Passi di speranza che unisce i nostri luoghi di pace e carità, fino all’Iter Goritiense, da Aquileia al santuario di Sveta Gora, Monte Santo, in Slovenia. La sfida? Passare da “capitale europea della cultura” a “capitale della cultura europea”. Perché se non ci fosse l’Europa, con i suoi valori più autentici, qui ci sarebbero ancora muri di separazione e una frontiera armata.
Leone XIV, ricevendo a giugno i vescovi italiani, ha chiesto alle nostre Chiese di diventare casa e scuola di pace. Cosa significa, per Gorizia?
Significa riscoprire e vivere ciò che è nostra vocazione da sempre. Anche con iniziative nuove e originali come la summer school per studenti di diritto internazionale che vogliono diventare negoziatori di pace: un’idea nata da un convegno con Pax Christie e sulla quale vogliamo coinvolgere l’università. Quel che impari, qui, è l’attenzione non solo alla memoria ma anche alle “emozioni” dei popoli, da accogliere con delicatezza e rispetto.
Le vostre sono Chiese figlie di Aquileia...
... che non è una “storia da museo” ma realtà viva e feconda. A partire dall’antichissima Basilica, che è luogo di vita cristiana, di preghiera, di culto e di un’accoglienza rivolta a tutti – anche a persone con disabilità. Stiamo inoltre impegnati nei rapporti con altre antiche Chiese, come Alessandria d’Egitto, dalla quale, molto probabilmente, Aquileia ha ricevuto il dono dell’annuncio cristiano.
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