giovedì 13 maggio 2021
Il borgo pistoiese lancia l’appello: si può contribuire al restauro con una donazione. Don Ugo Feraci: «I giovani provano a tornare, serve un luogo che componga la comunità»
Calamecca

Calamecca - David Dolci

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Incastonata sulla sommità del monte, quasi nascosta tra i crocevia dei sentieri fra Pescia e la Lucchesia, la chiesa di San Miniato aspetta. Come un vecchio millenario che ne ha viste tante, resta a guardare, ma la sua stessa solenne presenza si fa monito, che dalla Val di Forfora vuole risuonare molto più lontano: l’antica pieve rischia il crollo, e con lei l’identità di Calamecca, frazione di San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia. Un piccolo borgo, Calamecca, che si è stretto intorno alla sua antichissima chiesa, e al suo parroco, per salvare un luogo simbolo, ormai da troppo tempo chiuso al pubblico. La scalinata monumentale in pietra conosce la storia di tanti, che qui si sono sposati o sono stati battezzati, o hanno giocato a rincorrersi sul sagrato. E proprio dal sagrato due domeniche fa sono volati in cielo dei palloncini bianchi, per il lancio di una raccolta fondi.

La spesa per rimettere in sicurezza le tre navate, i rari confessionali di pietra, e scongiurare il collasso del soffitto a cassettoni del ’700, tutto dipinto, quantificata in 450mila euro, potrebbe sfiorare anche i 600mila, spiega il parroco, don Ugo Feraci, che è anche direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali e cultura della diocesi di Pistoia. Il progetto di intervento per la messa in sicurezza e il restauro è già pronto e approvato dalla Soprintendenza. I finanziamenti Cei possono coprire una parte della somma, ma per il resto è indispensabile l’aiuto da parte della comunità, e dei privati. Il sindaco di San Marcello Piteglio, Luca Marmo, è anche presidente della Provincia, e ha assicurato la presenza fattiva della pubblica amministrazione. Anche il primo cittadino di Pistoia, Alessandro Tomasi, ha partecipato al lancio della campagna di sensibilizzazione su quello stesso sagrato sui cui lui stesso ha giocato bambino.

San Miniato

San Miniato - David Dolci

Posta su antichi tracciati, in direzione dell’Appennino, fra luoghi di sosta secolari e le tracce della linea gotica, teatro, con Crespole e Lanciole, delle lotte fra guelfi e ghibellini, Calamecca ora vive placida ai piedi della sua chiesa. Una cinquantina di abitanti che resistono alla durezza della montagna durante l’inverno, in estate diventano più di trecento. I visitatori del borgo medievale ad affacciarsi dall’altura della chiesa che guarda tutta la valle sono stati, pure nell’anno del Covid, migliaia in poche settimane. Don Ugo o un diacono della diocesi salgono alla parrocchia tutte le domeniche, la Messa a lungo è stata celebrata in piazza, ma con le temperature estive anche questa soluzione è precaria.

Davi Dolci

La bellezza del luogo, celebrata anche da un reality che nel 2019 ha fatto conoscere Calamecca ai più, sembra immutabile. Ma è solo la perizia degli uomini a poter garantire il suo futuro. La chiesa di Calamecca aspetta. Sulla piattaforma di fundraising Eppela si punta a raccogliere i primi 10mila euro (www.eppela.com/salviamocalamecca), e le iniziative per il restauro si conosceranno sulla pagina Facebook e sul sito Sos Calamecca (per sostenere tramite bonifico, l’iban è IT76 B076 0113 8000 0104 8046 484, conto Banco Posta intestato a parrocchia di San Miniato in Calamecca). Quest’estate da altre parti d’Italia, ma anche da Europa e America torneranno come ogni anno i figli di questa terra che vivono ormai altrove.

«Molti anziani non ci sono più, i giovani provano timidamente a tornare, recuperando le risorse del territorio, legnami, allevamenti, miele... – aggiunge don Ugo Feraci –. C’è una chiesa di pietre e mattoni e c’è una chiesa di uomini, di donne e di bambini che hanno bisogno di un luogo che componga la comunità».

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