mercoledì 4 agosto 2010
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La fatica, la sofferenza e l’aiuto. La quarta tappa del nostro "Camino del Santiago" può essere riassunta in queste parole e in un particolare Cristo crocifisso conservato nella piccola chiesa di San Juan a Furelos. Ha un braccio staccato dalla Croce e rivolto verso il basso, così come lo sguardo, quasi a voler sostenere i pellegrini che qui sostano. Siamo al 17° chilometro della nostra tappa che terminerà a Arzua, per un totale di 30 km. La prima veramente lunga del nostro "camino", tanto sole, attenuato dal un vento leggero. Le gambe vanno, anche se un po’ appesantite dallo zaino di circa 10 chili. I chilometri si sommano ai chilometri, ma quella mano tesa ci invita ad andare avanti, perché Lui cammina al nostro fianco. Durante la Messa di lunedì sera don Simone ci aveva invitato a riflettere. «Dio crea l’incontro, ma solo se noi lo vogliamo, se andiamo sulla strada che ci ha indicato, al di là della fatica, perché è un atto d’amore». La nostra strada comincia come al solito con la sveglia alle 5.30 nella palestra di Palas de Rei, che questa notte ha ospitato più di duecento pellegrini. Alle 7.15 in marcia. Poche difficoltà, ma tanti chilometri. Molti corsi d’acqua che superiamo su aerei ponti medievali. La lunghezza della tappa consiglia passo lento, soprattutto per chi ha già dolori o vesciche. La fila si sgrana. Si viaggia in piccoli gruppi, beneficiando di aiuti inaspettati del generoso popolo galiziano. Molti distributori di acqua, bibite davanti alle case e perfino in aperta campagna. A Melide, davanti alla vetrina di un negozio, un cesto pieno di susine e prugne e un piccolo cartello «Gratis para niños y peregrinos». Qualche chilometro più avanti, in un boschetto, compare un banchetto di frutta. Non c’è nessuno, self service a pagamento, prezzi stracciati. «Qui nessuno si sognerebbe di prendere la frutta senza pagare», ci spiega Fabio, oggi nostro compagno di viaggio. E alcune volte non ci sono neanche i prezzi ma solo la frase "donativo", a offerta. In circa 7 ore (soste comprese) siamo ad Arzua. Dopo una doccia ristoratrice e prima di scrivere il "Diario", ci dedichiamo al bucato. Il "camino" è anche questo, una vita semplice, con poche comodità e la riscoperta di tante piccole cose, come lavare i panni a mano. Aiutare se stessi. E non è certo poco.
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