martedì 17 gennaio 2023
Nella 34ª Giornata dedicata ad approfondire il confronto nato dopo il Concilio, iniziative in tante città. Il vescovo Olivero: «La lettura congiunta della Bibbiaè una ricchezza»
17 gennaio 2016: il Papa nella Sinagoga di Roma. Accanto, il rabbino capo Riccardo Di Segni

17 gennaio 2016: il Papa nella Sinagoga di Roma. Accanto, il rabbino capo Riccardo Di Segni - Ansa

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«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio». Così inizia il capitolo 40 del libro di Isaia, ovvero con parole nuove nella storia del profetismo come sottolineò in un’omelia del 1978 Joseph Ratzinger. L’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga faceva infatti notare che dopo una lunga serie di profeti «ammonitori duri ed esigenti», che «a difesa della causa dei dimenticati, delle vedove, degli orfani e dei poveri, scuotevano la coscienza degli ipocriti, potenti e sicuri di sé», e dopo che Israele «era stato schiacciato e sembrava quasi cancellato» con l’esilio in Babilonia, da Isaia si udì un accento nuovo. Il cui senso era: «Basta soffrire, la grande potenza, che vi ha deportato, non c’è più», «si riaprono le porte della patria» per cui «i vinti alla fine sono i veri vincitori, Dio si è ricordato di loro, egli è più potente delle grandi potenze di questo mondo».


L’incipt di Isaia 40 è anche stato scelto come traccia per la 34ª “Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei”, che si celebra oggi in Italia. Una scelta che si inserisce in un ciclo, quello dei profeti, iniziato l’anno scorso dopo che negli anni precedenti erano state affrontate le Dieci Parole, cioè i Comandamenti, poi le cinque Meghillòt, termine ebraico che indica Cantico dei Cantici, Lamentazioni, Rut, Qoelet ed Ester.

Tante le iniziative previste sul territorio in questi giorni. La Cei ha pubblicato l’usuale sussidio per la Giornata, che quest’anno contiene una novità: sono presentati insieme il messaggio della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo e quello del Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia. Nel primo si sottolinea, fra le varie cose, che «Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità, come quando operò nel sovrano pagano Ciro (Is 45,1), che divenne strumento di liberazione nelle mani del Signore: Dio è all’opera nell’estraneo e nello straniero. Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore là dove sta operando, al di là delle nostre attese e dei nostri progetti». Nel secondo i rabbini ricordano che «il popolo di Israele, pur colpito da sciagure, sa che dopo il lutto viene la consolazione, la vita riprende, il legame con il Signore torna a esprimersi su toni più sereni, nell’attesa fiduciosa della completa redenzione» e «su questo percorso il messaggio è sempre valido».
Per Derio Oliverio, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, la Giornata odierna è all’insegna della speranza: «Le nostre due religioni hanno in comune il tema del Dio della promessa. E la promessa è ciò che rende possibile la speranza. Dio è promettente e tenace, per cui nonostante tutte le fragilità e gli errori dell’umanità, si può avere fiducia nel futuro».

Sulla presenza di un doppio messaggio sul sussidio Cei, Olivero parla di «frutto di un dialogo che abbiamo costruito» ed esempio di ciò che può venire «da una lettura congiunta della Bibbia, perché commentare insieme lo stesso brano fa emergere molte più sfumature». Un concetto che viene ricordato anche nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, in un passo riportato nel sussidio: «Sebbene alcune convinzioni cristiane siano inaccettabili per l’Ebraismo, e la Chiesa non possa rinunciare ad annunciare Gesù come Signore e Messia, esiste una ricca complementarità che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola, come pure di condividere molte convinzioni etiche e la comune preoccupazione per la giustizia e lo sviluppo dei popoli».

Nel sussidio sono anche indicati due testimoni del dialogo: il cardinale Augustin Bea (1881-1968) ed Elio Toaff (1915-2015), storico rabbino capo di Roma.



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