mercoledì 23 dicembre 2015
Sarà spalancata la vigilia di Natale dall'arcivescovo Lorefice nella chiesa della Cittadella di fratel Biagio Conte.
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La Porta degli ultimi si apre in una chiesa-cantiere, con un grande cartello «Casa di preghiera per tutti i popoli». Anche l’arcidiocesi di Palermo ha voluto scegliere tra le Porte Sante attraverso cui «trovare la via della conversione» un luogo speciale: la Missione speranza e carità di Biagio Conte. La Porta da aprire e varcare sarà quella della chiesa in costruzione nella sede di via Decollati, una ex caserma sulle rive del fiume Oreto, dove vengono ospitati da anni ormai circa settecento persone che non hanno un tetto, né una famiglia, soprattutto migranti e senza fissa dimora. Uomini soli che nella Cittadella del povero hanno trovato pace e possibilità di futuro. Una chiesa che è ancora un cantiere, ma due fogli enormi di compensato sono stati sagomati e inchiodati per realizzare la Porta Santa.Quei due battenti poco preziosi, ma profondamente simbolici, saranno spalancati la vigilia di Natale, alle 17, dal nuovo arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Gli ospiti della missione non stanno più nella pelle per la straordinarietà della notizia, non solo quelli che vivono in via Decollati, ma anche quelli di via Archirafi e le donne di via Garibaldi. Proprio in via Archirafi, a pochi passi dalla stazione centrale, c’è da vent’anni una bella cappella dedicata alla misericordia, dove campeggia una scritta inequivocabile: «I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno di Dio». E un’icona della misericordia ha fatto tappa, nelle ultime settimane, in tutte e tre le strutture, che complessivamente danno un tetto e pasti caldi a circa mille persone.  Non è un caso che Palermo abbia scelto la Missione speranza e carità come Porta Santa. In questo luogo vengono messe in pratica da quasi 25 anni tutte le opere di misericordia corporale. Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti, sono il pane quotidiano dai tempi in cui il laico consacrato fratel Biagio trascorreva le giornate e le notti tra i portici della stazione per confortare chi viveva per strada. Da allora un lungo cammino è stato percorso, fatto di solidarietà della gente, di impegno di centinaia di volontari, di battaglie contro la burocrazia cieca che non finisce di mettere i bastoni tra le ruote della carità.«Il bisogno a Palermo è in crescita continua, al cancello continuano ad arrivare emergenze, arrivano persone senza più la casa, perché non pagano più l’affitto – lancia l’allarme il missionario laico Biagio Conte –. Il problema è di interi nuclei familiari, non più solo di singoli». Ma la speranza ha il volto del Giubileo. Lo dice fratel Biagio con gli occhi azzurri che sprizzano luce: «Ci sta confortando la notizia della scelta della missione come porta del Giubileo. Questa sarà l’occasione per farci aprire la porta del cuore, perché non si possono lasciare a se stesse le emergenze. Ognuno deve fare la sua parte. Vedere l’operato di tanti volontari su vari fronti mi dà conforto. La misericordia è un segno, non ci devono essere rivalità, perché insieme si può affrontare l’emergenza, tutti i settori hanno un compito». E rivolge un grazie speciale «alla diocesi e a papa Francesco per aver guardato con attenzione ai poveri».
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