lunedì 2 ottobre 2023
Domenica nella basilica di Collemaggio a L'Aquila il cardinale ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio e i 25 anni di episcopato. «Il vescovo è uomo del dialogo e della missione, testimone di carità»
Il cadinale Petrocchi domenica nella basilica di Collamaggio con il primo cittadino Pierluigi Biondi

Il cadinale Petrocchi domenica nella basilica di Collamaggio con il primo cittadino Pierluigi Biondi - Profilo social del sindaco dell'Aquila

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Vescovi servitori dell’unità, uomini di dialogo, ministri anzitutto della Parola che va accolta, vissuta, trasmessa. Ancora, vescovi ministri della Pasqua, testimoni della carità e promotori della comunione. Nel traguardo dei 50 anni di sacerdozio e 25 di episcopato il cardinale dell’Aquila Giuseppe Petrocchi – a cui sono arrivati gli auguri di papa Francesco - ripercorre non solo la sua vita nella Chiesa con la certezza che «il Signore ha abitato la mia storia», ma ricorda anche i “compiti” di chi vive il ministero presbiteriale ed episcopale. I vescovi, infatti, hanno innanzitutto «il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Cristo, come maestri della fede, rivestiti dell’autorità di Cristo. Non solo insegnano ciò che il Signore ha rivelato, ma operano nel Suo nome: è il Signore stesso che agisce in loro». Celebrando domenica nella basilica di Collemaggio il suo giubileo sacerdotale ed episcopale, il cardinale sottolinea che «occorre pensare ‘nella’ Parola; agire ‘secondo’ la Parola; parlare ‘della’ Parola, parlare ‘con’ la Parola: cioè, usare ‘parole’ conformi alla Parola. È richiesto anche essere uomini ‘di’ parola: cioè, sinceri e fedeli alle promesse fatte». Dunque, la Parola «va ascoltata e vissuta ‘nella’ Chiesa, ‘con’ la Chiesa e ‘per’ la Chiesa: ascolto mai esercitato semplicemente al singolare, ma al plurale: nel segno del ‘Noi-fraterno’; così come pratichiamo la Parola ‘insieme’, mai solo individualmente».

Petrocchi nel giorno della sua ordinazione sacerdotale

Petrocchi nel giorno della sua ordinazione sacerdotale - Arcidiocesi di L'Aquila

In questo orizzonte perciò «è fondamentale – ha ribadito – porsi in sintonia di mente e di cuore con il Papa» e con il Magistero della Chiesa che «va riconosciuto come la stella polare a cui affidarsi». Anima di ogni apostolato è la carità, ha aggiunto il porporato, ed «è facendo leva sulla grazia che il Vescovo si impegna ad amare tutti, per primo, sempre, al di là di tutto, nonostante tutto». Per questo il vescovo «diventa l’uomo del dialogo e della missione». Missione che vede i poveri con un «diritto di precedenza». Poveri che «sono non solo gli indigenti sotto il profilo economico, ma tutti coloro che vivono situazioni di privazione e di marginalità. Per questo le ‘periferie esistenziali’ sono sempre al centro dello sguardo e della sollecitudine del Vescovo, chiamato a motivare e guidare una ‘Chiesa in uscita». In tale prospettiva, ha spiegato ancora il cardinale Petrocchi, si comprende perché «il Vescovo è destinato ad essere anche un instancabile tessitore di riconciliazione e di pace: anzitutto celebrando il sacramento della Penitenza (Confessione). Non si arrende davanti alla divisione e alla inimicizia: cerca sempre i sentieri che portano a ristabilire la concordia, sapendo che nulla è impossibile a Dio».

Il neo vescovo Petrocchi con monsignor Silvano Montevecchi nel giorno della consacrazione episcopale

Il neo vescovo Petrocchi con monsignor Silvano Montevecchi nel giorno della consacrazione episcopale - Arcidiocesi di L'Aquila

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