giovedì 16 dicembre 2021
Blocco esteso per Omicron. Il portavoce delle Chiese in Terra Santa Wadie Abunassar: «Discriminazioni tra ebrei e cristiani sui permessi». Il governo israeliano: «Accuse infondate e oltraggiose»
La Basilica della Natività a Betlemme

La Basilica della Natività a Betlemme - Archivio

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Il governo israeliano, considerata la diffusione di Omicron, ha esteso il divieto di ingresso per gli stranieri fino al 29 dicembre. Una decisione difficile, dettata dalla necessità di preservare la sicurezza sanitaria nel Paese, e molto dolorosa per migliaia di pellegrini che, proprio alla vigilia di Natale, non potranno entrare in Terra Santa, dove le comunità cristiane, da due anni, attendono di poter ricominciare ad accogliere. Non sono mancate polemiche e hanno fatto discutere le parole di Wadie Abunassar, portavoce dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, che, con un post sul suo account personale di Facebook, ha evidenziato che questa settimana Israele ha concesso a “Birthright Israel”, un ente statunitense che organizza viaggi per giovani ebrei, di far entrare un gruppo di ragazzi, e ha parlato di «politiche discriminatorie», chiedendo al governo di Naftali Bennett di «trattare in modo eguale tutti coloro che vogliono visitare il Paese, senza distinzione di religione». Sin dalle prime restrizioni sugli arrivi, il ministero degli Interni israeliano, guidato da Ayelet Shaked, del partito Nuova Destra, ha creato una “Commissione per le eccezioni” che valuta ogni giorno centinaia di possibilità di ingresso per singoli o piccoli gruppi organizzati in “capsule”. In questa categoria rientrano i giovani di Birthright. Il ministero degli Esteri israeliano, valutando come «oltraggiose, false e pericolose» le accuse di «discriminazione religiosa», ha sottolineato che «la Commissione esamina ogni richiesta senza alcun pregiudizio o
discriminazione razziale o religiosa» e che «negli ultimi giorni ha rilasciato numerosi permessi, sia a ebrei che a cristiani». Tra le varie richieste approvate, viene evidenziato, «vi sono anche quelle provenienti dalle autorità ecclesiastiche in Israele, che includono i permessi per i sacerdoti di entrare nel paese per le prossime festività cristiane». Israele invita quindi i leader religiosi a «prendere le distanze dai discorsi di odio» per «continuare sulla strada del dialogo».

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