lunedì 28 agosto 2023
Il prefetto del Dicastero delle cause dei santi ha aperto la Porta Santa della Basilica di Collemaggio. «La realtà ecclesiale è santa e insieme bisognosadi purificazione». Domani la chiusura
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Sfilano dopo 15 anni da Palazzo Margherita ricostruito, come prima del sisma, sotto un cielo dal colore incerto e all’inizio tra qualche goccia di pioggia poi diventata vero e proprio temporale. Sono gli 800 figuranti in abito storico che fanno da apripista alla prima delle tre figure centrali del corteo della 729ª Perdonanza celestiniana: la Dama della Croce. Varca piano il viale alberato che porta alla Basilica di Collemaggio l’arpista aquilana Valentina Gulizia, che sorregge il prezioso monile su un cuscino di velluto rosso. Un gioco di foglie di vite e tralci che si intrecciano su una croce in legno di noce. Dopo di lei, la Dama della Bolla, quest’anno l’attrice Viola Graziosi, che ha tra le mani l’astuccio in cui per secoli è stata custodita la Bolla del Perdono di papa Celestino V, con la quale il Pontefice ha stabilito, alla fine di agosto 1294, l’indulgenza plenaria per quanti, pentiti e confessati, avessero attraversato la Porta Santa della Basilica di Collemaggio dell’Aquila tra i vespri del 28 e quelli del 29 agosto di ogni anno.

Cammina a passi lenti, accanto al Giovin Signore, l’ingegnere-pianista Carlo Palermo, che stringe il ramo d’ulivo con il quale, da lì a poco, il prefetto del Dicastero per le cause dei santi, cardinale Marcello Semeraro, aprirà la Porta sotto un cielo ancora plumbeo. Tre artisti, come sottolinea il sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi, «perché l’arte è parte integrante della Perdonanza, in cui spiritualità e partecipazione di popolo sono legati».

Il prato della Basilica di Collemaggio appena risistemato è stato protetto con una pavimentazione provvisoria. Nonostante la pioggia e il vento, è gremito come non mai. Almeno fino a quando la pioggia costringe a spostare la celebrazione eucaristica all’interno della Basilica. È infatti davanti alla folla delle grandi occasioni che il porporato, durante la Messa che precede il rito di apertura della Porta, ricorda che la Perdonanza è «un evento complesso sia per la storia che evoca, sia per l’abbondanza di significati e di simboli che implica».

La prima complessità, ricorda il cardinale Semeraro, sta nel fatto di partire dalla consapevolezza che «la Chiesa è santa e insieme sempre bisognosa di purificazione». La seconda complessità sta proprio nella porta stessa, perché «il suo aprirsi e chiudersi può significare tante cose».

Nella mente della Chiesa l’apertura della Porta Santa «ha un duplice significato: anzitutto ricollegare la nostra vita alla sua sorgente che è Cristo. Non a caso Gesù parla di una porta, dalla quale si può entrare e uscire», sottolinea ancora il cardinale. Così come la nostra vita è ricompresa proprio tra gli atti dell’entrare e uscire, dalla nascita alla morte. «Applicato a Cristo - aggiunge - il simbolo della porta dice che tutta la vita del cristiano è un passare attraverso di Lui, un muoversi mediante Lui, a un vivere in Lui».

Così il significato più profondo del Perdonare è «liberare l’altro dalle conseguenze del suo crimine, ma pure liberare se stessi dall’odio, dal risentimento, dal desiderio di rivalsa e questo, forse, è il lavoro più arduo, più difficile». Ed è in questo momento che il cardinale, ad un anno dall’apertura della Porta Santa da parte di papa Francesco, riprende parte del ragionamento che il Pontefice fece il 30 aprile a Budapest in cui ribadì che la Chiesa è davvero in uscita se è «porta aperta». Da qui l’invocazione conclusiva: «Io sono la porta, dice il Signore, perciò apriti tu stesso a noi; mostraci che quella porta è aperta per noi».

Infine quel gesto semplice, sempre uguale eppure sempre emozionante: tre colpi con il ramo d’ulivo con cui il cardinale Semeraro bussa sulla porta nel fianco sinistro della Basilica prima che si apra, dando il via alle 24 ore più importanti della festa del Perdono. Ai Vespri di oggi, infatti, l’arcivescovo dell’Aquila cardinale Giuseppe Petrocchi - che oggi ha chiesto al cardinale «di aiutare a scoprire meglio Celestino» e il suo messaggio cioè «il valore trasformante della misericordia» - richiuderà la Porta Santa e con essa la possibilità di beneficiare dell’indulgenza plenaria di celestiniana memoria. Almeno fino al prossimo anno.

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