sabato 9 marzo 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
L’agenda del Papa che verrà è già affollata: la stanno riempiendo di temi i cardinali nelle Congregazioni generali in Vaticano, preparando il voto nella Cappella Sistina, da martedì sera. Il catalogo delle sfide è ampio come il mondo: per provare ad abbracciarlo occorre una mente poliedrica, come quella di monsignor Angel Rodríguez Luño, decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, autore di saggi e studi che vanno dall’etica alla teologia morale, dalla spiritualità alle nuove tecnologie, dai grandi trend culturali al legame tra fede e ragione. Rodríguez Luño vive questi giorni di attesa con l’intelligenza dello studioso e il cuore del credente.Professore, in questa vigilia di Conclave cosa deve fare il credente, incalzato da informazioni e messaggi di ogni genere?L’atteggiamento fondamentale in questi giorni dovrebbe essere la preghiera e la fiducia. Un grande Pontefice è un dono di Dio alla Chiesa e al mondo. Preghiamo il Signore perché illumini gli elettori e ci benedica con il Pontefice di cui oggi la Chiesa ha bisogno. Fiducia perché la Chiesa è di Dio. E, se fosse necessario, Dio sa scrivere dritto anche su righe storte.La rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino ha causato disorientamento e sconcerto, e malgrado il Papa emerito abbia spiegato la sua decisione molti non hanno ancora chiaro come giudicarla. Lei cosa risponde a chi le chiede un suo pensiero per orientarsi e capire meglio?Lo sconcerto è naturale, perché si tratta di un evento nuovo per noi, anche se non lo è in senso storico assoluto. Quando ne sono venuto a conoscenza, l’11 febbraio, pensai subito che, anche se ciascuno può dire la sua, l’unico che sa esattamente se le proprie forze fisiche sono sufficienti per esercitare adeguatamente il ministero petrino è chi si trova a svolgerlo. Nessuno meglio del Papa sapeva se poteva o non poteva continuare. Se ha ritenuto di non dover continuare, per il bene della Chiesa, nessun altro in questo mondo ha le conoscenze necessarie per mettere in discussione tale scelta. Questo mi sembra essere anche il principio che ispira il secondo paragrafo del canone 332 del Codice di Diritto canonico. La Chiesa si mette in ascolto dello Spirito Santo, ma parlare di questo tema – decisivo – sembra essere "fuori moda" per un mondo abituato a valutare i fatti secondo criteri esclusivamente pragmatici. Come spiegherebbe l’azione del Paraclito a un non credente?Risulta difficile spiegare l’azione del Paraclito a uno che non crede nella sua esistenza... È tuttavia un’esperienza comune l’esistenza di momenti di ispirazione interiori, di incontri casuali che poi si rivelano decisivi, dell’incrocio di effetti non intenzionali delle nostre scelte che danno luogo a eventi vantaggiosi. Lungo la secolare storia della Chiesa abbiamo accumulato una quantità di esempi tale che risulta francamente difficile attribuirli al caso. Alla fine diventa più plausibile attribuirli a Qualcuno che dall’alto guida le nostre azioni.A quali sfide deve saper rispondere anzitutto la Chiesa oggi in un mondo sempre più globale anche per le grandi questioni culturali e religiose?Una delle principali questioni che oggi si presentano alla Chiesa è certamente quella della nuova evangelizzazione, la sfida di rendere visibile Cristo in questo nostro mondo. Per una risposta più particolareggiata suggerirei di rileggere il discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre 2005. In esso si parlava di tre cerchi di domande, che ai tempi del Concilio Vaticano II attendevano una risposta. Occorreva mettere a fuoco in modo nuovo la relazione tra fede e scienze moderne. In secondo luogo, era da definire meglio il rapporto tra Chiesa e Stato moderno o, più in generale, tra Chiesa ed età moderna. Infine, si rendeva necessaria una nuova definizione del rapporto tra fede cristiana e religioni del mondo, e anche con l’esperienza religiosa dei cristiani non cattolici.Lei ha studiato le tendenze culturali che incalzano oggi la fede e la coscienza cristiane. Quali idee prevalenti chiedono al credente una risposta consapevole, esplicita e persuasiva?La cultura attuale è frammentata, disorientante e alquanto scettica. Pur riconoscendo i suoi limiti, molti pensano che essa riesca almeno a garantire la libertà. Dire che senza verità non c’è libertà è un’affermazione teoricamente giusta, che in pratica lascia però il tempo che trova. Occorre che la vita e l’esempio dei cristiani dimostrino in modo pratico che la presenza di Cristo nella vita umana non comporta in modo alcuno la negazione o la sottovalutazione di quanto di buono l’uomo, e particolarmente l’uomo moderno, è capace di pensare e di fare. Benedetto XVI congedandosi ha detto di aver sperimentato una «Chiesa viva»: che ritratto di Chiesa traspare dal confronto dei cardinali cui in questo momento è affidata la decisione sul futuro della Chiesa?Il massiccio afflusso dei fedeli in piazza di San Pietro per l’ultima udienza generale di Benedetto XVI ha reso evidente l’azione spontanea, non pianificata, ma quasi "istintivamente" coordinata che è propria della vita. Con ragione si è potuto parlare di una "Chiesa viva". È immaginabile e comprensibile la preoccupazione dei cardinali elettori di mettersi in sintonia, mediante la preghiera e il dialogo, con il Principio vitale che anima la Chiesa per la quale devono scegliere il Pastore.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: