venerdì 25 giugno 2010
Il Pontefice benedice la statua della Madonnina di Monte Mario di cui è stato completato il restauro. Poi la visita alle suore del monastero di Santa Maria del Rosario: la vita contemplativa è nel cuore della Chiesa. Occorre essere «impastati della carità soavissima di Nostro Signore» mediante una vita spirituale autentica e santa. Solo così è possibile passare dalle opere della carità alla carità delle opere, perché «senza la carità di Dio a nulla valgono».
- IL DISCORSO DURANTE LA BENEDIZIONE
- L'OMELIA

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La promessa risaliva alla Seconda guerra mondiale. Era il voto di tutto un popolo, «quando le ostilità e le armi facevano temere per le sorti di Roma». Fu adempiuto nel 1953, e da allora la Madonnina di Monte Mario ha vegliato sulla città dal suo punto più alto. Poi la tromba d’aria dello scorso 12 ottobre, la Madonnina caduta. Ieri, a restauro ultimato, è tornata al suo posto, presente il Papa: «Come non rinnovare anche oggi con voi, cari amici di Roma, quel gesto di devozione a Maria "Salus populi romani" benedicendo questa bella statua?».Accolto al suo arrivo dal sindaco Gianni Alemanno, dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal superiore generale dei Figli di don Orione Flavio Peloso, Benedetto XVI è così giunto ieri mattina nella sede dell’Opera don Orione in via della Camilluccia, a Monte Mario, per non mancare, da vescovo di Roma, a questo appuntamento tanto significativo per la capitale: «Ho accolto volentieri l’invito ad unirmi a voi – ha detto – nel rendere omaggio a Maria Salus populi romani, raffigurata in questa meravigliosa statua tanto cara al popolo romano. Statua che è memoria di eventi drammatici e provvidenziali, scritti nella storia e nella coscienza della città».«Essa – ha proseguito, richiamando la storia del monumento – fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, ad adempimento di un voto popolare pronunciato durante la Seconda guerra mondiale, quando le ostilità e le armi facevano temere per le sorti di Roma. Dalle opere romane di don Orione partì allora l’iniziativa di una raccolta di firme per un voto alla Madonna cui aderirono oltre un milione di cittadini. Il venerabile Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il voto fu pronunciato il 4 giugno del 1944, davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore. Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma».Una statua, ha ancora ricordato il Pontefice, che «gli Orionini la vollero grande e collocata in alto, sovrastante la città, per rendere omaggio alla santità eccelsa della Madre di Dio, la quale, umile in terra, "è stata esaltata al di sopra dei cori angelici nei regni celesti"». E oggi come allora, ha aggiunto papa Ratzinger, «la Madonnina, come amano chiamarla i romani, nel gesto di guardare dall’alto i luoghi della vita familiare, civile e religiosa di Roma, protegga le famiglie, susciti propositi di bene, suggerisca a tutti desideri di cielo», ricordando come nel loro voto fatto alla Madonna nel 1944 «i romani, oltre a promettere preghiera e devozione, si impegnarono anche in opere di carità».Queste, ha quindi spiegato il Pontefice sottolineando in modo particolare l’impegno degli Orionini, non possono ridursi a semplici gesti di filantropia ma devono restare «tangibile espressione dell’amore provvidente di Dio». E citando le parole del santo fondatore della Piccola opera della Divina Provvidenza, ha precisato come occorra «essere "impastati della carità soavissima di Nostro Signore" mediante una vita spirituale autentica e santa», in quanto «solo così è possibile passare dalle opere della carità alla carità delle opere perché "senza la carità di Dio a nulla valgono"».Terminata la cerimonia della benedizione della statua, Benedetto XVI – che poco prima aveva voluto fare pubblicamente gli auguri di buon onomastico al sindaco Alemanno ringraziandolo inoltre «per il concerto che il Campidoglio mi offrirà la sera del 29 giugno», festa dei santi Pietro e Paolo – si è recato in visita alle suore di clausura del monastero domenicano di Santa Maria del Rosario, seconda tappa della mattina trascorsa a Monte Mario, dove è stato accolto dalla superiora suor Maria Angelica Ubbriaco e dalle sue consorelle. «La vostra consacrazione al Signore nel silenzio e nel nascondimento – ha detto il Pontefice alle religiose – è resa feconda e ricca di frutti, non solo in ordine al cammino di santificazione e di purificazione personale, ma anche rispetto a quell’apostolato di intercessione che svolgete per la Chiesa intera, perché possa comparire pura e santa al cospetto del Signore».«Voi, che ben conoscete l’efficacia della preghiera – ha aggiunto papa Ratzinger –, sperimentate ogni giorno quante grazie di santificazione essa possa ottenere alla Chiesa. La forma di vita contemplativa vi colloca, come membra vive e vitali, nel cuore del corpo mistico del Signore, che è la Chiesa; e come il cuore fa circolare il sangue e tiene in vita il corpo intero, così la vostra esistenza nascosta con Cristo, intessuta di lavoro e di preghiera, contribuisce a sostenere la Chiesa, strumento di salvezza per ogni uomo che il Signore ha redento con il suo sangue».È dunque «a questa fonte inesauribile che voi attingete con la preghiera – ha detto ancora Benedetto XVI nella sua riflessione alle monache – presentando al cospetto dell’Altissimo le necessità spirituali e materiali di tanti fratelli in difficoltà, la vita smarrita di quanti si sono allontanati dal Signore».
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