giovedì 6 marzo 2014
​Papa Francesco ha incontrato nell'Aula Nervi i sacerdoti romani. «Non siamo qui per fare un bell’esercizio spirituale all’inizio della Quaresima, ma per ascoltare la voce dello Spirito che parla a tutta la Chiesa». Il monito: «Alla fine dei tempi, sarà ammesso a contemplare la carne glorificata di Cristo solo chi non avrà avuto vergogna della carne del suo fratello ferito ed escluso». IL TESTO DEL DISCORSO​ | OMELIA A SANTA MARTA​
EDITORIALE
La cura essenziale di Riccardo Maccioni
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Papa Francesco ha incontrato stamani i suoi sacerdoti, quelli di Roma nell’Aula Paolo VI in Vaticano.  «Quando insieme al Cardinale Vicario abbiamo pensato a questo incontro – ha detto Francesco - gli ho detto che avrei potuto fare per voi una meditazione sul tema della misericordia. All’inizio della Quaresima riflettere insieme, come preti, sulla misericordia ci fa bene (...) Il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato ci fa rivolgere lo sguardo a Gesù che cammina per le città e i villaggi ( ...) soprattutto ci invita a cogliere la profondità del suo cuore, ciò che Lui prova per le folle, per la gente che incontra: quell’atteggiamento interiore di "compassione" (...) perché vede le persone "stanche e sfinite, come pecore senza pastore" (...). Un po’ come tante persone che voi incontrate oggi per le strade dei vostri quartieri… Poi l’orizzonte si allarga, e vediamo che queste città e questi villaggi sono non solo Roma e l’Italia, ma sono il mondo… e quelle folle sfinite sono popolazioni di tanti Paesi che stanno soffrendo situazioni ancora più difficili….Allora comprendiamo che noi non siamo qui per fare un bell’esercizio spirituale all’inizio della Quaresima, ma per ascoltare la voce dello Spirito che parla a tutta la Chiesa in questo nostro tempo, che è proprio il tempo della misericordia. Di questo sono sicuro ...». Francesco ha puntato sulla misericordia. «Nella Chiesa tutta – ha detto Papa Francesco - è il tempo della misericordia. Questa è stata un’intuizione del beato Giovanni Paolo II: (...) è il tempo della misericordia». «Oggi – ha sottolineato - dimentichiamo tutto troppo in fretta, anche il Magistero della Chiesa! In parte è inevitabile, ma i grandi contenuti, le grandi intuizioni e le consegne lasciate al Popolo di Dio non possiamo dimenticarle. E quella della divina misericordia è una di queste. E’ una consegna che lui ci ha dato, ma che viene dall’alto. Sta a noi, come ministri della Chiesa, tenere vivo questo messaggio soprattutto nella predicazione e nei gesti, nei segni, nelle scelte pastorali, ad esempio la scelta di restituire priorità al sacramento della Riconciliazione, e al tempo stesso alle opere di misericordia. Riconciliare, fare pace col Sacramento, anche con le parole e anche le opere di misericordia». E poi rivolge una domanda ai presenti: «Che cosa significa misericordia per i preti? E mi viene in mente che alcuni di voi mi hanno telefonato, scritto una lettera, poi ho parlato al telefono… "Ma Papa, perché lei ce l’ha con i preti?". Perché dicevano che io bastono i preti! Non voglio bastonare qui…Che cosa significa misericordia per i preti? Domandiamoci che cosa significa misericordia per un prete, permettetemi di dire per noi preti. Per noi, per tutti noi! I preti si commuovono davanti alle pecore, come Gesù, quando vedeva la gente stanca e sfinita come pecore senza pastore. Gesù ha le “viscere” di Dio, Isaia ne parla tanto: è pieno di tenerezza verso la gente, specialmente verso le persone escluse, cioè verso i peccatori, verso i malati di cui nessuno si prende cura… Così a immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti. Questo è un criterio pastorale che vorrei sottolineare tanto: la vicinanza! La prossimità e il servizio: ma la prossimità! Quella vicinanza… Chiunque si trovi ferito nella propria vita, in qualsiasi modo, può trovare in lui attenzione e ascolto… In particolare il prete dimostra viscere di misericordia nell’amministrare il sacramento della Riconciliazione; lo dimostra in tutto il suo atteggiamento, nel modo di accogliere, di ascoltare, di consigliare, di assolvere… Ma questo deriva da come lui stesso vive il sacramento in prima persona, da come si lascia abbracciare da Dio Padre nella Confessione, e rimane dentro questo abbraccio… Se uno vive questo su di sé, nel proprio cuore, può anche donarlo agli altri nel ministero». E a braccio ha aggiunto: «E vi lascio la domanda: "Come mi confesso? Come? Mi lascio abbracciare?". Mi viene alla mente un grande sacerdote di Buenos Aires … ha meno anni di me: ne avrà 72… Una volta è venuto da me. È un grande confessore: sempre la coda lì… I preti, la maggioranza, vanno da lui a confessarsi… È un grande confessore! E una volta è venuto da me: "Ma Padre"; "Dimmi…."; "Io ho un po’ di scrupolo, perché io so che perdono troppo!"; "Ma prega… Se tu perdoni troppo…". E abbiamo parlato della misericordia. A un certo punto mi ha detto: "Ma tu sai quando io sento che è forte questo scrupolo, vado in cappella, davanti al Tabernacolo…". E gli ho detto: "Ma, scusami, Tu hai la colpa, perché mi hai dato il cattivo esempio!". E me ne vado tranquillo… È una bella preghiera di misericordia. Se uno nella confessione vive questo su di sé, nel proprio cuore, può anche donarlo agli altri».​​​​​​

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