lunedì 9 gennaio 2012
​Nel discorso del Papa agli ambasciatori, il richiamo all'urgenza dell'impegno educativo, da cui dipende il domani dell'intera umanità. «Prendere seriamente le domande di verità, giustizia e pace dei giovani». L'Italia indicata come esempio di rapporto equilibrato tra Chiesa e Stato. L'appello a rispettare la vita. 
Il Battesimo di Gesù: «Arduo educare, serve fede» | OMELIA | ANGELUS
IL TESTO DEL DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO
Luce di speranza nell'orizzonte oscuro di Carlo Cardia
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Una crisi dagli sviluppi «gravi e preoccupanti». Che ha colpito non solo le economie più avanzate, ma anche i Paesi in via di sviluppo. Una crisi che ci impone di «riprogettare risolutamente il nostro cammino», così che diventi «sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica»; e a farlo a partire dai giovani, particolarmente colpiti dagli «effetti dell’attuale momento di incertezza». È dal «loro malessere» infatti che, per esempio, «sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito» diverse Regioni dal Nord Africa al Medio Oriente, malessere che ripropone l’urgenza dell’impegno educativo, «tema cruciale» in quanto «da essa dipende tanto il sano sviluppo di ogni persona, quanto il futuro di tutta la società», e che «postula pure il rispetto della libertà religiosa». È questa libertà, infatti, che fonda tutte le altre, e che deve esprimersi in un «rapporto equilibrato fra la Chiesa e lo Stato», quale è quello che si è venuto a determinare in Italia, arrivando a costituire «un esempio, al quale le altre Nazioni possano riferirsi con rispetto e interesse».È stata un’analisi ampia, profonda e accurata quella che Benedetto XVI, nel tradizionale discorso di inizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevuto in udienza presso la Sala Regia, ha compiuto del 2011 appena trascorso. Un anno di cui ha messo in risalto i momenti difficili così come quelli positivi, ma che non ha voluto rinchiudere nelle secche di una sorta di bilancio contabile quanto, piuttosto, proiettare verso il futuro indicando le priorità di un impegno che chiama tutti a un coinvolgimento operoso. Così, nel discorso rivolto ai rappresentanti di Paesi e organizzazioni internazionali che hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede, papa Ratzinger è tornato a insistere su quei punti – famiglia, giovani, educazione, libertà religiosa, rispetto del creato – che nel suo magistero rappresentano i cardini di uno sviluppo pacifico e armonioso, capace di superare il «momento attuale... segnato purtroppo da un profondo malessere».La crisi economica, innanzitutto, rispetto alla quale, per Benedetto XVI «non dobbiamo scoraggiarci ma riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme d’impegno... per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità».Il riferimento è al «malessere» da cui è nata la cosiddetta "primavere africana", con l’invito alla comunità internazionale a «dialogare con gli attori dei processi in atto». Con un pensiero anche alla Siria, per la quale il Papa ha auspicato «una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso», e alla Terra Santa, dove urge prendere «decisioni coraggiose e lungimiranti» perché si giunga a «una pace duratura». Torna in questa chiave il tema «cruciale» dell’educazione, rispetto al quale la famiglia ha un ruolo fondamentale e, per questo, le politiche a essa contrarie «minacciano il futuro stesso dell’umanità». Se, per il Papa, sono da salutare «con soddisfazione» le decisione prese dall’Europa contro il brevetto dei processi relativi alle cellule staminali embrionali, e contro la selezione prenatale in funzione del sesso, al contrario, si oppongono all’educazione dei giovani quelle leggi che «per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili»» non solo permettono, «ma talvolta addirittura favoriscono» l’aborto.Quanto alla libertà religiosa, ancora «troppo spesso» limitata e schernita, Benedetto XVI, ha voluto ricordare l’assassinio del ministro pachistano Shahbaz Bhatti, ucciso proprio per il suo impegno verso le minoranze religiose, un caso, ha detto, «purtroppo» non isolato, osservando come «in non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica».A tale riguardo, ribadendo come «la religione non può essere usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto a vantaggio del "bene" che essa persegue», Benedetto XVI è tornato a stigmatizzare ogni forma di terrorismo. Mentre, tra i «segnali incoraggianti», ha citato la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche di un’Italia alla quale ha voluto rivolgere «un particolare pensiero, al termine del 150° anniversario della sua unificazione politica».
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