lunedì 3 novembre 2014
Messa di suffragio (OMELIA) per i vescovi e i cardinali defunti. E domenica in piazza San Pietro: «La morte non è l'ultima parola». VIDEO 
L'ANGELUS
Quel giorno ci ritroveremo Marina Corradi
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È la risurrezione di Gesù, non quelli che san Paolo definiva "discorsi persuasivi di sapienza", a rappresentare il fondamento della fede dei cristiani: lo ha sottolineato Papa Francesco presiedendo oggi, lunedì, la messa a San Pietro per i vescovi e cardinali defunti nel corso dell'anno all'altare della Cattedra della basilica vaticana. "Il Vangelo che abbiamo ascoltato, che unisce - secondo la redazione di Marco - il racconto della morte di Gesù e quello della tomba vuota", ha detto Jorge Mario Bergoglio, rappresenta il "culmine" del "cammino" dell'umanità nella "rivelazione" di Dio: "È l'avvenimento della Risurrezione, che risponde alla lunga ricerca del popolo di Dio, alla ricerca di ogni uomo e dell'intera umanità. Ognuno di noi è invitato ad entrare in questo avvenimento. Siamo chiamati a stare prima davanti alla croce di Gesù, come Maria, come le donne, come il centurione; ad ascoltare il grido di Gesù, e il suo ultimo respiro, e infine il silenzio; quel silenzio che si prolunga per tutto il sabato santo. E poi siamo chiamati ad andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l'annuncio: 'È risorto, non è quì. Lì c'è la risposta. Lì c'è il fondamento, la roccia. Non - ha detto il Papa citando la prima lettera di San Paolo ai corinzi - in 'discorsi persuasivi di sapienzà, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù. Questo è ciò che predica l'apostolo Paolo: Gesù Cristo crocifisso e risorto. Se Lui non è risorto, la nostra fede è vuota e inconsistente. Ma poiché egli è risorto, anzi, egli è la risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna".
L'Angelus di domenica. "La morte non è l'ultima parola sulla sorte umana" e il "destino supremo" dell'uomo ha come "meta ultima" "la vita" del Paradiso. Lo ha detto il Papa domenica, prima di recitare l'Angelus, nel giorno in cui la Chiesa ricorda i defunti.   Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero ai cristiani perseguitati e a tutte le vittime delle ingiustizie e delle violenze, ma anche a quanti perdono la vita per aiutare gli altri. "Siamo chiamati a ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda. Ricordiamo - ha invocato - le vittime delle guerre e delle violenze; tanti 'piccoli' del mondo schiacciati dalla fame e della miseria, gli anonimi che riposano nell'ossario comune, i fratelli e le sorelle uccisi perchè cristiani e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri". "Il ricordo dei defunti, - ha spiegato papa Francesco - la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l'ultima parola sulla sorte umana, poiché l'uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. Con questa fede nel destino supremo dell'uomo, ci rivolgiamo ora alla Madonna, che ha patito sotto la Croce il dramma della morte di Cristo ed ha partecipato poi alla gioia della sua risurrezione. Ci aiuti Lei, Porta del cielo, a comprendere sempre più il valore della preghiera di suffragio per i defunti. Ci sostenga - ha concluso - nel quotidiano pellegrinaggio sulla terra e ci aiuti a non perdere mai di vista la meta ultima della vita che è il Paradiso". Papa Bergoglio ha anche spiegato il senso della preghiera di suffragio per i defunti e delle messe celebrate in loro ricordo. "La tradizione della Chiesa - ha osservato il Pontefice - ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadisce il Concilio Vaticano II, 'la Chiesa pellegrinante sulla terra, ben consapevole di questa comunione di tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti". Prima dell'Angelus, Papa Francesco ha recitato una bella preghiera scritta dal teologo passionista Antonio Rungi. "Dio di infinita misericordia - ha invocato il Papa con le parole del religioso campano - affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l'eternità, dove tu attendi l'intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna". Papa Francesco è poi sceso nelle Grotte Vaticane, per pregare sulle tombe dei pontefici scomparsi. Il momento di raccoglimento privato del Papa rappresenta anche una tradizione oramai consolidata della Chiesa, rispettata dai pontefici precedenti e dallo stesso Francesco lo scorso anno. Prima del 2 novembre del 2013, il Papa aveva reso questo omaggio già il il primo aprile dello scorso anno, in coincidenza con il Lunedì dell'Angelo che segue alla domenica di Pasqua, recandosi alle Grotte Vaticane per pregare davanti alle tombe dei Papi del secolo scorso. Alle Grotte Vaticane sono custoditi i sepolcri di Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo I. Le tombe dei due papi proclamati santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, recentemente canonizzati da Papa Francesco, sono state invece portate all'interno della basilica di San Pietro in Vaticano.
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