lunedì 9 gennaio 2012
Con la preghiera e la fedeltà ai Sacramenti, i genitori diventano per i figli testimoni della verità di Dio. Benedetto XVI durante la solennità del Battesimo di Cristo. Come da tradizione il Papa ha poi battezzato 16 bambini. All'Angelus, il Pontefice ha ripetuto che solo Cristo può darci la «dignità e il potere di diventare figli di Dio».
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Con la preghiera e la fedeltà ai Sacramenti, i genitori diventano per i figli testimoni della verità di Dio. È l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla liturgia della Messa di domenica sieduta nella Cappella Sistina nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità del Battesimo di Cristo. Come da tradizione, durante la cerimonia il Papa ha impartito il Sacramento del Battesimo a un gruppo di 16 bambini. All'Angelus, il Pontefice ha ripetuto che solo Cristo può darci la "dignità e il potere di diventare figli di Dio".Parlare al cuore dei figli con la “voce della verità”, quella di Dio. Il compito complesso e sublime di ogni genitore cristiano. Sotto gli affreschi della Sistina e davanti ai piccoli visi dei neonati schierati di fronte a lui in braccio ai genitori – sei femminucce, tra cui due gemelle, e dieci maschietti – Benedetto XVI ha seguito il sentiero spirituale tracciato dalle letture della Messa per ribadire a mamme e papà che quella del Battesimo è stata la loro “prima scelta educativa”, scelta “fondamentale” perché è la prima testimonianza di fede offerta ai figli: “Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”. Dal profeta Isaia, il Papa ha tratto la certezza che Dio vuole dare ai credenti “cose che – ha detto – ci fanno bene”, anche se talvolta, ha proseguito, “usiamo male le nostre risorse” per “cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive”. Dio, ha affermato, “vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola”, i Sacramenti, ovvero le fonti alle quali chi educa deve necessariamente attingere: “I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri”. Se invece preghiera e vita sacramentale sono l’anima di una madre e di un padre, i loro figli potranno goderne gli effetti, sotto forma di una educazione davvero “alta”: “La preghiera e i Sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera”. E prima di procedere al rito del Battesimo, Benedetto XVI si è rifatto alla scena del fiume Giordano, ricordando che “la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza”. Il Battista lo dimostra, ha asserito, non trattenendo a sé i propri discepoli, ma indicando in Gesù il vero Maestro da seguire: “Il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale”. All’Angelus, presieduto dalla finestra del suo studio affacciato su Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha proseguito idealmente la riflessione della Messa spostando però l’accento sul fatto che ogni essere umano, pur non essendo necessariamente un genitore, è comunque un “figlio”. Ciò, ha continuato, aiuta a maturare un atteggiamento di accoglienza verso la vita come un “dono”.
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