giovedì 1 gennaio 2009
L'attuale crisi economica internazionale va letta in profondità, la risposta è la solidarietà globale che coniuga le potenzialità del mercato con quelle della società civile. E' quanto ha detto il Papa all'Angelus proseguendo la riflessione svolta nell'omelia della messa del mattino.
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Di fronte alla crisi economica internazionale, non bastano «i rattoppi» , essa va letta «in profondità»: è quanto ha raccomandato Papa Benedetto XVI , durante l'Angelus delle 12 in piazza San Pietro, riprendendo il filo conduttore seguito nella sua omelia della messa di  inizio anno, celebrata alle 10:00 del mattino nella Basilica Vaticana. Ratzinger ha offerto ai ai responsabili delle Nazioni e degli Organismi internazionali  «il contributo della Chiesa cattolica per la promozione di un ordine mondiale degno dell'uomo». All'inizio di un nuovo anno, ha ricordato Benedetto XVI prima dell'Angelus, «il mio primo obiettivo è proprio quello di invitare tutti, governanti e semplici cittadini, a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ai fallimenti, ma di rinnovare il loro impegno».  «La seconda parte del 2008 - ha spiegato - ha fatto emergere una crisi economica di vaste proporzioni. Tale crisi va letta in profondità, come un sintomo grave che richiede di intervenire sulle cause. Non basta - come direbbe Gesù - porre rattoppi nuovi su un vestito vecchio. Mettere i poveri al primo posto significa passare decisamente a quella solidarietà globale che già Giovanni Paolo II aveva indicato come necessaria, concertando le potenzialità del mercato con quelle della società civile». Papa Benedetto XVI, che nel Te Deum di ieri sera aveva parlato delle nubi che offuscano il 2009, era  tornato, già nella solenne messa cantata celebrata stamane  alle 10 nella Basilica vaticana, a lanciare una fortissima esortazione alla comunità internazionale perché sia affrontata con «solidarietà e sobrietà» la crisi economica mondiale e combattuta «una povertà che genera sempre più ingiustizia, diseguaglianza e minacce per la pace".Grazie a Napolitano, S. Egidio e Cei. Benedetto XVI al termine dell'Angelus ha voluto ringraziare oggi il presidente Giorgio Napolitano e quanti come lui gli hanno fatto pervenire espressioni augurali per il nuovo anno. «In particolare  esprimo la mia riconoscenza al signor presidente della Repubblica Italiana e con viva cordialità rinnovo a lui ed all'intera nazione italiana i migliori voti di pace e di prosperità». «Saluto con gioia - ha poi aggiunto - i partecipanti alla marcia intitolata 'Pacem in terris', promossa dalla Comunità di Sant'Egidio a Roma e in settanta Paesi del mondo. Ed esprimo il mio apprezzamento per le innumerevoli iniziative di preghiera e riflessione sul tema della pace, tra le quali ricordo quella della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi ieri sera a Palermo». «L'anno nuovo - ha concluso il Papa - inizia con il passo dei cercatori di pace. Grazie di questi gesti! Il Signore ci aiuti e ci dia la pace!». L'omelia alla messa delle 10. Nella messa di questa mattina il Papa ha invece invocato «una rivoluzione pacifica, non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale». Così Benedetto XVI ha definito l'annuncio cristiano nell'omelia della celebrazione per la Giornata Mondiale della Pace. Questa «rivoluzione» potrà essere operata «sempre e solo con la grazia di Cristo», ed è «bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi». Per questo, ha spiegato, «si deve evitare qualunque scorciatoia percorrendo la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze». Quello di Papa Ratzinger è un invito però non soltanto sprituale. «Il francescanesimo - ha ricordato - nella storia della Chiesa e della civiltà cristiana, costituisce una diffusa corrente di povertà evangelica, che tanto bene ha fatto e continua a fare alla Chiesa e alla famiglia umana». Ma, ha aggiunto con forza il Pontefice, «c'è una povertà, un'indigenza, che Dio non vuole e che va combattuta, come dice il tema dell'odierna Giornata Mondiale della Pace: una povertà che impedisce alle persone e alle famiglie di vivere secondo la loro dignità; una povertà che offende la giustizia e l'uguaglianza e che, come tale, minaccia la convivenza pacifica. In questa accezione negativa rientrano anche le forme di povertà non materiale che si riscontrano pure nelle società ricche e progredite: emarginazione, miseria relazionale, morale e spirituale».
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