lunedì 7 gennaio 2013
​Un richiamo ai Paesi a economia avanzata, perché non lascino quelli deboli al loro destino. Nel discorso al Corpo diplomatico Benedetto XVI (nella foto, con l'ambasciatrice svedese) ha rivolto i suoi pensieri alla Siria, alla Terra Santa, alla Nigeria e anche all'Italia. Richiamo contro l'aborto. IL TESTO DEL DISCORSO
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L'odierna crisi economica e finanziaria "si è sviluppata perché troppo spesso è stato assolutizzato il profitto, a scapito del lavoro, e ci si è avventurati senza freni sulle strade dell'economia finanziaria, piuttosto che di quella reale". Lo ha affermato oggi Benedetto XVI nel suo discorso al Corpo Diplomatico (159 ambasciatori accreditati). "Occorre dunque recuperare - ha aggiunto - il senso del lavoro e di un profitto ad esso proporzionato". Nell'attuale situazione di crisi economica, in Europa "da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano!", ha aggiunto il Papa, appellandosi ai Paesi a economia forte perché non lascino quelli deboli al loro destino. Occorre "educare a resistere alle tentazioni degli interessi particolari e a breve termine, per orientarsi piuttosto in direzione del bene comune", ha detto il Papa. Inoltre, "è urgente formare i leaders, che, in futuro, guideranno le istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali". "Anche l'Unione Europea - ha poi avvertito il Pontefice - ha bisogno di Rappresentanti lungimiranti e qualificati, per compiere le scelte difficili che sono necessarie per risanare la sua economia e porre basi solide per il suo sviluppo". "Da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci - ha aggiunto -, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano!". Se nell'attuale crisi economica si combatte lo "spread" finanziario, bisogna combattere anche quello "del benessere sociale", e porre freno alle "crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri". Lo ha affermato Benedetto XVI.  "Se preoccupa l'indice differenziale tra i tassi finanziari - ha detto il Papa in un passo del suo discorso di inizio d'anno -, dovrebbero destare sgomento le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri. Si tratta, insomma, di non rassegnarsi allo 'spread del benessere sociale', mentre si combatte quello della finanza". "Rinnovo il mio appello affinché le armi siano deposte e quanto prima prevalga un dialogo costruttivo per porre fine a un conflitto che, se perdura, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti, lasciando dietro di sè soltanto una distesa di rovine". Lo ha detto il Papa al Corpo Diplomatico sulla situazione in Siria, "dilaniata da continui massacri e teatro d'immani sofferenze fra la popolazione civile", Benedetto XVI ha anche chiesto agli ambasciatori di "continuare a sensibilizzare le vostre Autorità, affinché siano forniti con urgenza gli aiutiindispensabili per far fronte alla grave situazione umanitaria". PALESTINA E ISRAELE: DUE STATI SOVRANI"In seguito al riconoscimento della Palestina quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, rinnovo l'auspicio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani i palestinesi s'impegnino per una pacifica convivenza nell'ambito di due Stati sovrani, dove il rispetto della giustizia e delle legittime aspirazioni dei due Popoli sia tutelato e garantito". È quanto ha affermato Benedetto XVI, nel suo discorso al Corpo Diplomatico, sulla situazione in Terra Santa. "Gerusalemme, diventa ciò che il Tuo nome significa! Città della pace e non della divisione; profezia del Regno di Dio e non messaggio d'instabilità e di contrapposizione!", ha aggiunto il Papa.NON ALTERARE EQUILIBRIO TRA MADRE E FIGLIO"La Chiesa Cattolica non intende mancare di comprensione e di benevolenza, anche verso la madre. Sitratta, piuttosto, di vigilare affinchè la legge non giunga ad alterare ingiustamente l'equilibrio fra l'eguale diritto alla vita della madre e del figlio non nato". Tiene a precisarlo Benedetto XVI che torna a ribadire nel discorso d'inizio anno al Corpo Diplomatico - pur con linguaggio assai pacato - che "l'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale". Secondo il Pontefice "per essere autentica, la difesa dei diritti deve, al contrario, considerare l'uomo nella sua integralità personale e comunitaria". "Purtroppo, soprattutto nell'Occidente, vi sono - denuncia il Papa tedesco - numerosi equivoci sul significato dei diritti umani e dei doveri ad essi correlati. Non di rado i diritti sono confusi con esacerbate manifestazioni di autonomia della persona, che diventa autoreferenziale, non più aperta all'incontro con Dio e con gli altri, ma ripiegata su se stessa nel tentativo di soddisfare i propri bisogni"."In questo campo - rileva Benedetto XVI - la recente decisione della Corte Interamericana dei Diritti Umani relativa alla fecondazione in vitro, che ridefinisce arbitrariamente il momento del concepimento e indebolisce la difesa della vita prenatale, è ugualmente fonte di preoccupazione. Allo stesso tempo, constato con tristezza che, in diversi Paesi, anche di tradizione cristiana, si è lavorato per introdurre o ampliarelegislazioni che depenalizzano o liberalizzano l'aborto". Benedetto XVI confida agli ambasciatori di essersi "rallegrato" per il fatto che "una Risoluzione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, nel gennaio dello scorso anno, abbia chiesto la proibizione dell'eutanasia, intesa come uccisione volontaria, per atto o omissione, di un essere umano in condizioni di dipendenza"."Sempre di nuovo - continua il Papa teologo - la costruzione della pace passa per la tutela dell'uomo e dei suoi diritti fondamentali". "Tale impegno, seppure con modalità e intensità diverse, interpella - scandisce - tutti i Paesi e deve costantemente essere ispirato dalla dignità trascendente della persona umana e dai principi iscritti nella sua natura". "Fra questi - conclude - figura in primo piano il rispetto della vita umana, in ogni sua fase".RISPETTARE IL DIRITTO ALL'OBIEZIONI DI COSCIENZA"Per salvaguardare effettivamente l'esercizio della libertà religiosa è essenziale rispettare il diritto all'obiezione di coscienza". Secondo il Papa, "questa frontiera della libertà tocca dei principi di grande importanza, di carattere etico e religioso, radicati nella dignità stessa della persona umana. Essi sono come i muri portanti di ogni società che voglia essere veramente libera e democratica". "Pertanto - condanna Ratzinger - vietare l'obiezione di coscienza individuale ed istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, paradossalmente aprirebbe invece le porte proprio all'intolleranza e al livellamento forzato". TRISTEZZA PER I CRISTIANI UCCISI IN NIGERIA"Ho provato una grande tristezza nell'apprendere che, perfino nel giorno in cui noi celebriamo il Natale, dei cristiani sono stati uccisi barbaramente". Benedetto XVI ha sottolineato che "la Nigeria è teatro di attentati terroristici che mietono vittime, soprattutto tra i fedeli cristiani riuniti in preghiera, quasi che l'odio volesse trasformare dei templi di preghiera e di pace in altrettanti centri di paura e di divisione".LO SPIRITO DI TENACIA ANIMI L'ITALIA "Auspico che, in questo momento della sua storia, tale spirito di tenacia e di impegno condiviso animi tutta la diletta Nazione italiana", ha detto il Papa ricordando la sua visita alla zone terremotate dell'Emilia.
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