giovedì 14 maggio 2009
Si conclude oggi la visita del Papa in Israele, con la visita al Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ieri l'incontro con Nethanyahu e la preghiera a Nazzaret con le mani giunte a imam e ai rabbini.
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Benedetto XVI ha concluso la sua visita in Terra Santa e prima di partire per Roma, dove è atterratoall'aeroporto militare di Ciampino alle 16.43, ha lanciato un accorato appello per la pace. "Non più spargimento di sangue. "Non più scontri. Non più terrorismo. Non più guerra". "Rompiamo il circolo vizioso della violenza", ha esortato ancora perchè "possa instaurarsi una pace duratura basatasulla giustizia". Il 'murò è stata una delle visioni più tristi del Papa: "Mentre lo costeggiavo - ha detto al presidente israeliano Peres a Tel Aviv - ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di sicurezza eseparazione, ma rispettandosi e fidandosi l'uno dell'altro". Il Papa ha definito "fruttuosi" i colloqui avuti con le autorità israeliane e palestinesi e ha apprezzato "i grandi sforzi che entrambi i governi stanno compiendo per assicurare il benessere delle persone". Nel discorso di congedo il Pontefice ha ricordato anche la Shoah: "Tanti Ebrei, madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici, furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un'ideologia di antisemitismo e odio". "Quello spaventoso capitolo della storia - ha ribadito dopo lecritiche che gli sono state rivolte per non aver citato il nazismo nella sua visita allo Yad Vashem - non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quelle buie memorie devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli uni agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da amore fraterno". In ginocchio davanti al Santo Sepolcro. In mattinata il Papa ha pregato nella Basilica del Santo Sepolcro, inginocchiandosi a lungo nella grotta dove fu deposto Gesù e sulla pietra del Golgota dove fu infissa la croce, entrambi inclusi nell'edificio costantiniano. Ai rappresentanti delle chiese cristiane in Terrasanta. La vita di Gerusalemme sia «contrassegnata da libertà religiosa e da coesistenza pacifica e - in particolare per le giovani generazioni -  dal libero accesso all'educazione e all'impiego, prospettiva di una conveniente ospitalità e residenza famigliare e possibilità di trarre vantaggio da una situazione di stabilità economica e di contribuirvi». Lo ha chiesto il Papa nell'incontro ecumenico, nella sala del trono del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, con i rappresentanti delle chiese cristiane in Terrasanta. Il Papa è stato accolto dal patriarca greco-ortodosso Teofilo III.   Benedetto XVI ha incitato ad educare una «generazione di cristiani ben formati e impegnati, solleciti nel desiderio di contribuire generosamente alla vita religiosa e civile di questa città unica e santa». «Dobbiamo trovare la forza - ha detto papa Ratzinger nel discorso ai capi cristiani - per perfezionare la nostra comunione, per renderla completa, per recare comune testimonianza all'amore del Padre...».  Benedetto XVI ha anche ricordato gli «storici incontri che ebbero luogo qui a Gerusalemme - ha detto - fra il mio predecessore, il papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora I, come pure quello fra papa Giovanni Paolo II e sua beatitudine il patriarca Diodoros. Questi incontri, in essi comprendendo la mia visita odierna - ha rimarcato - sono di grande significato simbolico».

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