venerdì 21 gennaio 2022
Riconosciute le virtù eroiche dell’arcivescovo prelato di Pompei, della fondatrice delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori e della religiosa appartenente alla Società delle Figlie della Carità
L’arcivescovo Francesco Saverio Toppi (1925-2007)

L’arcivescovo Francesco Saverio Toppi (1925-2007) - Archivio

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Un arcivescovo, una fondatrice di un Istituto, una mistica. Profili diversi accomunati dallo stesso desiderio di vivere il Vangelo, di trasformare la preghiera in carità vissuta. Sono tre i nuovi venerabili di cui ieri il Papa, ricevendo il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato la promulgazione dei decreti che ne riconoscono l’eroicità delle virtù cristiane.

Il più noto è monsignor Francesco Saverio Toppi (di cui riferiamo a parte). Assieme a lui, impegnate nello stesso itinerario verso gli altari ci sono Maria Teresa De Vincenti (al secolo Raffaella) e Gabriella Borgarino (Teresa), della Società delle Figlie della Carità.

Nata ad Acri (Cosenza) il 1° maggio 1872, Maria Teresa De Vincenti a 15 anni cominciò a frequentare il catechismo del beato Francesco Maria Greco e a dedicarsi ai fanciulli abbandonati e ai malati. Malgrado l’avversione dei familiari partecipò alla fondazione della Pia Unione delle “Piccole Operaie dei Sacri Cuori”. Entrata nel Terz’Ordine di San Domenico emise la professione religiosa il 21 novembre 1894. Nel 1898 si trasferì insieme ad alcune compagne in una piccola casa per dare inizio alla vita comune basata sull’osservanza della Regola scritta dal beato Greco alla cui morte, nel 1931, divenne superiora generale delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori che nel 1902 aveva ottenuto l’approvazione diocesana. Morì ad Acri il 23 novembre 1936.

Nata il 2 settembre 1880 a Boves, nel Cuneese, in un famiglia modesta, Gabriella Borgarino andò a lavorare giovanissima per poi entrare nel 1899 nella Congregazione delle Figlie della Carità presso l’ospedale di Fossano. Indossato l’abito nel 1902, fu inviata nella casa della Misericordia di Argera e poi, nel 1906, a Lugano dove si occupò del servizio in cucina. In questo periodo visse esperienze mistiche. Nel 1919 venne trasferita nella comunità di Grugliasco per suore ammalate, svolgendo anche qui il servizio in cucina. Nel 1931 lei e tutte le consorelle furono trasferite da Grugliasco a Luserna dove ricevette un’apparizione di Gesù che le ispirò la giaculatoria: «Provvidenza Divina del Cuor di Gesù, provvedeteci». Morì a Luserna, nel Torinese, il 1° gennaio 1949.

«Toppi come un profeta, L’anima imbevuta di Dio»​

Tra i nuovi venerabili, come detto, vi è monsignor Francesco Saverio Toppi, frate minore cappuccino e arcivescovo prelato di Pompei dal 1990 al 2001. Nato a Brusciano (Napoli) il 26 giugno 1925, novizio cappuccino a quindici anni, emise il 7 luglio 1946 la solenne professione religiosa e il 29 giugno 1948 fu ordinato sacerdote. Nel 1959 venne eletto ministro provinciale dei cappuccini di Napoli, ruolo che ricoprì anche nel ’62 e nel ’65.

Nel 1971 diventò provinciale dei cappuccini di Palermo e restò in carica fino al 1976, quando fu eletto definitore generale dell’Ordine. Nell’agosto 1983 eccolo superiore della comunità cappuccina e maestro dei chierici a Nola. Giovanni Paolo II il 13 ottobre 1990 lo nominò arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio del Santuario fondato dal beato Bartolo Longo. Il 7 dicembre 1990, a Pompei, con l’ordinazione episcopale, ebbe inizio sui ministero episcopale nella città mariana che durò fino al 7 aprile 2001.

Al termine del suo mandato, dopo due anni trascorsi ancora a Pompei, dove poté godere anche dell’Anno del Rosario (2002-2003) voluto da papa Wojtyla per il rilancio di questa preghiera proprio nel segno del carisma della città mariana, si trasferì nel convento dei frati cappuccini a Nola dove si spense il 2 aprile 2007. Era così devoto alla Madonna del Rosario da aver scelto di riposare nella cripta del Santuario per fare – come scrisse – «da piedistallo al trono della Santissima Vergine».

«La sua anima intera – ha affermato l’attuale arcivescovo prelato di Pompei, Tommaso Caputo – passava in quella della folla per farla crescere, amare, sperare con lui. La sua parola si impregnava di tale tenerezza, dolcezza soave e penetrante unzione che era impossibile rimanere freddi ascoltandolo. Si percepiva non semplicemente il predicatore, ma un’anima tutta imbevuta di fede e di amore. Si aveva l’impressione di essere alla presenza di una delle grandi figure bibliche che parlavano agli uomini il linguaggio dei profeti».

Tra gli incontri che ne influenzarono il cammino spirituale, furono particolarmente significativi quelli con Padre Pio e Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, di cui condivise la spiritualità dell’unità, coniugandola con quella francescana. La Chiesa di Pompei «eleva un’incessante preghiera affinché si possa vedere presto annoverato tra i beati questo fedele discepolo di san Francesco». (Loreta Somma)

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