lunedì 13 gennaio 2014
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"Il Cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore". Con queste parole papa Francesco si è rivolto con una lettera ai nuovi cardinali, indicando "la via dell'abbassamento e dell'umiltà". Il Papa ha chiesto, "per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile", evitando "qualsiasi espressione di mondanità, e qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà". Emozione, sorpresa e preoccupazione di non essere all'altezza del compito i sentimenti espressi in queste prime ore dalla nomina dai cardinali designati da papa Francesco. "Una cosa così grande su spalle così piccole, di un "due di brisola" avrebbe detto il mio povero padre" queste le prime parole di monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. Ieri nel capoluogo umbro le campane del Duomo di San Lorenzo hanno suonato a festa. Era da 160 anni, ricorda la diocesi in un comunicato, che la chiesa perugino-pievese non aveva un cardinale, l'ultimo fu Gioacchino Pecchi eletto Papa con il nome di Leone XIII nel 1878. Bassetti, che oggi si è messo alla giuda della sua auto per raggiungere Foligno dove parteciperà agli esercizi spirituali, ha spiegato di non essere assolutamente a conoscenza delle intenzioni del Pontefice e di aver appreso della nomina dai parrocchiani. "Vorrei tanto riuscire ad essere d'aiuto al Pontefice nella sua poderosa opera di rinnovamento pastorale" ha detto sottolinando anche come con la porpora concessa a Loris Capovilla, quasi centenario "si evidenzia un rimando diretto alle indicazioni del Concilio Vaticano II". "Vivissima gioia" per la nomina di Bassetti è stata espressa dal cardinale di Firenze Giuseppe Betori. Di "grande emozione" e "grande responsabilità" ha parlato l'arcivescovo di Rio de Janeiro Orani Joao Tempesta. Per Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua si tratta di una "sorpresa" che gli "dà la forza di andare avanti e servire il Signore". Riccardo Ezzati, arcivescovo di Santiago ha parlato di "un riconoscimento alla chiesa del Cile" che "sta alzando la testa e imparando dai propri errori".
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