martedì 13 febbraio 2024
Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita: sviluppare una cultura capace di integrare le risorse della scienza e della tecnica per riconoscere la specificità irripetibile dell'umano
Papa Francesco riceve in udienza i membri della Pontificia Accademia per la Vita

Papa Francesco riceve in udienza i membri della Pontificia Accademia per la Vita - Vatican Media

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Un forte e chiaro appello a scongiurare «l’egemonia tecnocratica». Lo ha lanciato papa Francesco ricevendo in udienza i membri della Pontificia Accademia per la Vita (Pav) in occasione dell’assemblea generale, che si svolge a Roma, presso il Centro conferenze dell’Augustinianum, da ieri a domani sul tema “Human. Meanings and Challenges”. «Il contributo degli studiosi – osserva il Pontefice – da sempre ci dice che non è possibile essere a priori “pro” o “contro” le macchine e le tecnologie, perché questa alternativa, riferita all’esperienza umana, non ha senso». E «anche oggi, non è plausibile ricorrere solamente alla distinzione tra processi naturali e processi artificiali, considerando i primi come autenticamente umani e i secondi come estranei o addirittura contrari all’umano». Ma «questo non va». Quello che occorre fare, piuttosto – ribadisce Francesco evocando la sua enciclica Laudato si’ – «è inscrivere i saperi scientifici e tecnologici all'interno di un più ampio orizzonte di significato, scongiurando così l’egemonia tecnocratica».

A questo proposito il Papa fa un esempio illuminante. «Consideriamo il tentativo – dice – di riprodurre l’essere umano con i mezzi e la logica della tecnica». Un tale approccio «implica la riduzione dell'umano a un aggregato di prestazioni riproducibili a partire di un linguaggio digitale, che pretende di esprimere, attraverso codici numerici, ogni tipo di informazione». E in questo caso «la stretta consonanza con il racconto biblico della Torre di Babele mostra che il desiderio di darsi un linguaggio unico è inscritto nella storia dell'umanità». E «l’intervento di Dio, che troppo frettolosamente viene inteso solo come una punizione distruttiva, contiene invece una benedizione propositiva». «Esso, infatti – è l’annotazione del Pontefice – manifesta il tentativo di correggere la deriva verso un “pensiero unico” attraverso la molteplicità delle lingue». Gli esseri umani vengono così «messi di fronte al limite e alla vulnerabilità e richiamati al rispetto dell’alterità e alla cura reciproca».

Di fronte a questi rischi «a livello antropologico», sostiene il Pontefice, è necessario «sviluppare una cultura che, integrando le risorse della scienza e della tecnica, sia capace di riconoscere e promuovere l’umano nella sua specificità irripetibile». E questo mettendo in campo, come sta facendo la Pav, «lo sforzo di attuare un effettivo dialogo, uno scambio transdisciplinare in quella forma che Veritatis gaudium descrive “come collocazione e fermentazione di tutti i saperi entro lo spazio di Luce e di Vita offerto dalla Sapienza che promana dalla Rivelazione di Dio”».

Francesco plaude al fatto che nella dinamica dell’assemblea generale in corso «si vede un modo di procedere sinodale, giustamente adattato per affrontare gli argomenti al centro della missione dell’Accademia». E osserva che questo è «uno stile di ricerca esigente, perché comporta attenzione e libertà di spirito, apertura a inoltrarsi su sentieri inesplorati e sconosciuti, affrancandosi da ogni sterile “indietrismo”». Infatti per chi si impegna «in un serio ed evangelico rinnovamento del pensiero, è indispensabile mettere in questione anche opinioni acquisite e presupposti non criticamente vagliati». In questa linea oltretutto «il cristianesimo ha sempre offerto contributi di rilievo, riprendendo da ogni cultura in cui si è inserito le tradizioni di senso che vi trovava inscritte: reinterpretandole alla luce della relazione con il Signore, che nel Vangelo si rivela, e avvalendosi delle risorse linguistiche e concettuali presenti nei singoli contesti».

Dopo l’udienza col Pontefice nella Sala Stampa vaticana si è svolta la presentazione dell’assemblea generale. «Papa Francesco stamattina ci ha di nuovo incoraggiato ad andare avanti», ha sottolineato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pav. «E lo facciamo – ha osservato – convinti come siamo che lo sviluppo scientifico e tecnologico in cui siamo immersi – uno straordinario “cambiamento d’epoca” – imponga una riflessione sulla questione antropologica». Dopo gli appuntamenti di questi anni, dedicati alla roboetica, all’Intelligenza Artificiale, alle nuove tecnologie, si è deciso così «di affrontare un interrogativo esigente e inderogabile: la questione antropologica, la domanda sul senso del cammino che l’umanità sta compiendo».

«L’urgenza del tema – ha spiegato monsignor Paglia – si è imposta pensando al nostro futuro come specie umana, che oggi presenta il rischio di scomparire per autodistruzione o per superamento». «Abbiamo quindi messo al centro – ha aggiunto – dei lavori di quest’anno la questione antropologica in modo diretto, anche perché diventa sempre più insistente nel dibattito pubblico, non solo in ambito ecclesiale e accademico». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche la professoressa Mariana Mazzucato, il professor Jim Al-Khalili. Mentre il segretario della Pav, monsignor Renzo Pegoraro, ha rivelato che la terza edizione del Premio “Guardian of Life” andrà quest’anno alla dottoressa Marie Guerda Coicou, che vive e lavora ad Haiti ed è specialista in anestesia e rianimazione.


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