
La “Pentecoste”, affresco di Giotto databile al 1303-1305 circa, fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni, a Padova - foto Alamy
Pubblichiamo il testo – inedito – dell’omelia pronunciata da Benedetto XVI il 27 maggio 2007, Domenica di Pentecoste, nella Messa celebrata nella Cappella privata del Palazzo Apostolico. Il testo è tratto dal libro «“Il Signore ci tiene per mano”. Omelie inedite 2005-2007. Avvento, Quaresima, Pasqua», curato da Riccardo Bollati, Luca Caruso e Federico Lombardi (Libreria Editrice Vaticana, 334 pagine, 23 euro).
Nel racconto degli Atti degli Apostoli lo Spirito Santo appare sotto tre immagini: un’immagine presa dalla storia della salvezza e due immagini cosmiche.
L’immagine presa dalla storia della salvezza è rappresentata dalle lingue, che sono simbolo della capacità dell’uomo di parlare, sono simbolo della parola. L’uomo con la parola può aprire la sua mente, può creare comprensione con l’altro e comprensione vuol dire anche comunione. Così lo Spirito Santo appare come questa forza che ci apre e crea comunione.
Dietro questa immagine si trova un riferimento alla storia della Torre di Babele, dove la superbia disperde l’umanità, crea incomprensione, separazione e opposizione (Gen 11,1-9); quella storia indica che l’uomo era giunto al punto in cui pensava di avere la possibilità, con le sue proprie forze, con la tecnologia di quel tempo, di costruire la torre per arrivare fino al cielo, di crearsi egli stesso il “cielo”, l’accesso al cielo.
Ma proprio questa superbia dell’uomo, che pensa di non aver più bisogno di Dio, e fa di se stesso “Dio”, che si eleva a essere Dio, proprio questa superbia che crea “grandezza”, allo stesso tempo distrugge l’uomo, crea incomprensione, confusione, opposizione, distrugge l’umanità e disperde, come noi stessi vediamo.
Questa immagine – in cui il parlare tutte le lingue crea incomprensione per la diversità, ma poi crea anche unità e comunione nella diversità delle lingue – rivela che la superbia del nostro potere o il progresso della scienza non possono fare tutto, non possono creare l’uomo Dio, non possono dare la redenzione all’uomo. Sono invece l’umiltà della fede, che si apre a Dio, e il dono dell’amore, che è sempre donato, la vera forza capace di creare quella comprensione che diventa comunione.
Nello stesso tempo in questo evento di Pentecoste c’è anche un’anticipazione della Chiesa cattolica. Questa prima comunità apostolica parla in quel momento idealmente tutte le lingue della terra. Essa esprime così l’universalità creata dallo Spirito di Dio, dalla comunione con lo Spirito divino, che è l’unico in grado di creare la comunione universale. E dice: è lo Spirito che crea comunione, che crea universalità, che è capace di creare questa famiglia universale di Dio, che parla tutte le lingue e tuttavia parla un’unica lingua.
Così ci viene detto anche che non solo l’amore e la fede sono essenziali, ma che questo amore e questa fede sono forze di unità che creano la Chiesa universale, la Chiesa cattolica; l’essere nella comunione della Chiesa, nell’umiltà di questa comunione, nella lingua della fede comune, è segno dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo crea questa comunità, la comunità cattolica.
Così sant’Agostino, giustamente, poteva dire: «Tanto uno ha lo Spirito Santo, quanto ama la Chiesa» (Cfr. Agostino di Ippona, Commento al Vangelo di Giovanni, 32, 8, 8). L’amore alla Chiesa è frutto e segno dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non si muove nella genericità, ma ha il suo luogo proprio, crea la comunione cattolica, e perciò Pentecoste è sempre di nuovo un invito alla cattolicità, alla grande comunione, alla comunione con la Chiesa di tutti i popoli e di tutti i tempi.
Passiamo alle due immagini cosmiche: il fuoco e il vento o aria. Nella tradizione antica, che parlava dei quattro elementi che compongono il mondo – cioè fuoco, aria, terra e acqua –, il fuoco e l’aria erano considerati gli elementi celesti, che costituiscono il cielo. Se quindi arrivano fuoco e vento vuol dire che il cielo si è aperto, che il cielo entra nella terra, che l’arrivo dello Spirito Santo, dello Spirito del Figlio che viene dal Padre, è l’ingresso del cielo nella terra, è l’abbraccio della terra da parte del cielo.
Ma vediamo questi due elementi da vicino. Anzitutto il fuoco. Nella storia della civilizzazione, si è sempre pensato che la scoperta del fuoco sia stata l’inizio della civilizzazione, della cultura, perché il fuoco è l’elemento capace di trasformare la realtà. Il fuoco dà la possibilità di trasformare le cose e, proprio così, di creare nuove realtà. Con la forza del fuoco, con la sua forza trasformante, l’uomo poteva finalmente cambiare il mondo, poteva creare il suo nuovo mondo.
Il fuoco è forza di trasformazione, di rinnovamento e di creatività. Ma il fuoco è anche calore e luce, e così fa pensare alla verità che è luce, e all’amore, che è calore, e fa capire che la vera forza trasformatrice – che trasforma il mondo e che crea cultura nel senso più profondo della parola – è costituita dalla verità e dall’amore. Ma subito appare anche evidente che il fuoco mentre trasforma brucia, che il transito da uno stato all’altro è un passaggio doloroso come ogni rinnovamento, un passaggio che brucia e, solo così, rinnova.
Ricordiamo che Gesù promette ai suoi discepoli, dopo il battesimo di Giovanni, il battesimo del fuoco come il vero battesimo rinnovatore. E, con questa promessa del battesimo del fuoco per i discepoli di ogni tempo, si deve collegare il fatto che il Signore considera la sua propria Passione come un “battesimo”. La sua Passione è battesimo, è il battesimo nel fuoco. Quel fuoco che trasforma l’uomo e il mondo, che crea la Risurrezione e la novità della vita nuova, è la sua Passione! Gesù è battezzato nella sua Passione, il cui centro non sono i dolori corporali: il nucleo della Passione è l’amore che trasforma, è l’amore che lo muove a darsi fino alla morte.
L’amore del Figlio, realizzato nella sua Passione fino alla morte, è forza di Dio stesso e dello Spirito Santo, che trasforma Cristo nella Risurrezione, e apre così per noi tutti la definitiva trasformazione nella novità della vita, nel nuovo Corpo risorto di Cristo. Perciò il fuoco dello Spirito Santo ci parla della comunione con la Passione di Cristo. Qui l’amore di Dio è presente, ci trasforma e ci rinnova, e proprio nel dolore di questa trasformazione, nel dolore del passaggio con Cristo alla nuova vita, realmente il cielo arriva in noi, arriva sulla terra.
Infine alcune parole sull’aria: è l’elemento per respirare, quindi è fondamentale per la nostra vita. Oggi parliamo, giustamente, dell’inquinamento dell’aria, che rende sempre più insicuro il nostro respiro; dobbiamo respirare tanti veleni che minacciano la nostra vita fisica. Ma non c’è solo questo inquinamento materiale, di cui tutti parlano con preoccupazione, anche giustamente.
C’è anche, soprattutto, l’inquinamento dell’aria spirituale. Respiriamo spiritualmente tanti veleni che distruggono la nostra vera vita, distruggono la capacità della verità e dell’amore in noi. È lo Spirito Santo che purifica, che pulisce l’aria, e ci fa respirare l’aria fresca della vita divina. Perciò abbiamo tanto bisogno di questa purificazione dell’aria spirituale, del miracolo di Pentecoste; che lo Spirito venga come vento forte che purifica e ci faccia di nuovo respirare la vera aria divina e così vivere!
Preghiamo il Signore perché ci purifichi, ci trasformi col fuoco del suo amore, che purifichi l’aria di questo mondo, di questo nostro tempo, e che ci unisca tutti nella sua Santa Chiesa. Amen!
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