sabato 12 dicembre 2020
Dal 2016 era vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti in Campania. Subentra al cardinale Sepe, 77 anni, alla guida della diocesi partenopea dal 2006. Le prime parole alla comunità
Un ritratto di monsignor Mimmo Battaglia

Un ritratto di monsignor Mimmo Battaglia - Archivio Avvenire

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L’arcidiocesi di Napoli ha un nuovo pastore. La scelta di papa Francesco è caduta su monsignor Domenico Battaglia, 57 anni, originario di Satriano in provincia di Catanzaro, dal 2016 vescovo di Cerreto Sannita-Telese- Sant’Agata dei Goti in Campania.

Subentra al cardinale Crescenzio Sepe, 77 anni, alla guida della diocesi partenopea dal 2006. L’annuncio è stato dato alle 12, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Madonna di Guadalupe, in contemporanea dalla Sala Stampa vaticana e dalla Curia napoletana.

Monsignor Battaglia ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario Regionale “San Pio X” di Catanzaro ed è stato ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988 da Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a Satriano nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla. Dal 1989 al 1992 è stato rettore del Seminario liceale di Catanzaro e della Commissione diocesana “Giustizia e Pace”. Poi fino al 1999 è stato amministratore parrocchiale a Sant’Elia, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, direttore dell’Ufficio diocesano per la “Cooperazione Missionaria tra le Chiese”, parroco a Satriano. È stato collaboratore al Santuario “Santa Maria delle Grazie” in Torre di Ruggiero, collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e amministratore della parrocchia “Santa Maria di Altavilla” in Satriano.

Durante questa sua attività pastorale all’interno dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è sempre interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato “prete di strada”. Un impegno efficacemente raccontato in due pubblicazioni: “I poveri hanno sempre ragione. Storie di preti di strada di Mimmo Battaglia e Virginio Colmegna”, uscito nel 2010 per Cittadella Editrice, e “Vecchie ciabatte… calzari di angeli. La tenerezza di un prete in cammino con gli ultimi”, stampato nel 2012 dalle Edizioni Insieme.

L’impegno di monsignor Battaglia a favore dei più sfortunati che si è espresso anche, dal 1992 fino alla nomina episcopale del 2016, nella guida del “Centro Calabrese di Solidarietà”, una Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze, legata alle Comunità Terapeutiche (FICT) di don Mario Picchi, Federazione di cui è stato presidente nazionale dal 2006 al 2015. Mentre dal 2000 al 2006 è stato vicepresidente della “Fondazione Betania” di Catanzaro, l’Opera diocesana di assistenza-carità.

Monsignor Domenico Battaglia nuovo arcivescovo di Napoli. In questa immagine di archivio, la sua ordinazione episcopale nel 2016 a Catanzaro

Monsignor Domenico Battaglia nuovo arcivescovo di Napoli. In questa immagine di archivio, la sua ordinazione episcopale nel 2016 a Catanzaro - Archivio Avvenire

Papa Francesco il 24 giugno 2016 lo ha nominato vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Il 3 settembre successivo riceve la consacrazione episcopale nella Cattedrale di Catanzaro per le mani dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone. Co-consacranti l’arcivescovo emerito Cantisani, e l’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, metropolita di Campobasso-Boiano dopo essere stato per 13 anni vescovo di Locri-Gerace. La presa di possesso delle diocesi viene celebrata il 2 ottobre. Prima del solenne ingresso nella Cattedrale di Cerreto Sannita tra una folla festante, la significativa visita l’Istituto Penale per i minori di Airola.

Nella piccola diocesi dell'entroterra sannita Battaglia ha continuato nel suo impegno. Ne fa fede la sua ultima lettera pastorale dello scorso aprile in piena emergenza Covid-19, che "ha messo a nudo la fragilità di questo nostro mondo, l’inconsistenza di ciò in cui pensavamo di aver trovato la chiave risolutiva di tutti i nostri problemi, la gracilità di quell’economia, che sia a livello locale, sia a livello globale, è stata ritenuta l’unica meta ed è stata vista e osannata come l’unica via, che al di fuori di ogni regola, porta l’umanità verso la felicità sulla terra".

Il cardinale Sepe saluta la comunità napoletana

Il cardinale Sepe saluta la comunità napoletana - Ansa

In quella lettera tra i riferimenti biblici c'è il libro di Daniele che racconta di tre giovani che non si prostrano alla statua d’oro di Re Nabucodonosor e perciò vengono gettati nella fornace ardente, dalla quale Dio li libera. La statua d’oro, spiegava Battaglia, è "un capitalismo selvaggio, che ha pensato solo ai profitti, causato guerre per vendere armi, lasciato morire i poveri nell’indifferenza, ha respinto i più disperati in cerca di pane, erigendo muri contro di loro e armando le navi dei guardacoste, ha criminalizzato i loro soccorritori, ha fatto scrivere editoriali, giorno dopo giorno, contro chi li di difendeva (incluso Papa Francesco), ha predicato odio continuo contro i 'diversi', ha reclamato uomini forti, come gli unici che avrebbero potuto salvare le nazioni". "Alcuni uomini forti – continuava Battaglia - sono effettivamente venuti, ma l’umanità non è stata salvata. Al contrario è precipitata nell’insicurezza e nell’angoscia".

Ora papa Francesco lo ha scelto per Napoli, dove arriva a una età simile a quelle di due suoi recenti predecessori (Michele Giordano e Corrado Ursi), mentre per trovare un calabrese alla guida della diocesi dell’antica capitale borbonica bisogna risalire al cardinale Luigi Ruffo Scilla - da non confondere con il coevo porporato sanfedista Fabrizio Ruffo – che fu arcivescovo dal 1802 al 1832 ma venne costretto a lasciare la città, perché prigioniero di Napoleone in Francia, tra il 1806 e il 1815.

Nel suo primo messaggio alla diocesi don Mimmo Battaglia – così si firma – esprime “profondo senso di gratitudine” per papa Francesco, esalta i valori positivi della terra napoletana e in particolare quelli “dell’ospitalità e dell’accoglienza” e ringrazia il cardinale Sepe per “la familiarità, la paternità, l’attenzione alla carità che hanno caratterizzato il suo ministero”.

“Vengo con cuore aperto, - scrive Battaglia - specialmente verso coloro che sono i feriti della vita, verso tutti i cercatori di Dio e verso tutti quelli che Dio cerca, vengo verso i promotori del bene, della giustizia e della legalità. Vengo come un viandante che desidera camminarvi accanto, convinto che solo insieme possiamo seguire l’unico Maestro e Pastore, Gesù, Signore della vita e della storia! A Lui dovranno ispirarsi i nostri criteri, i piani pastorali, le scelte concrete, i comportamenti quotidiani. Gesù ci invita ad abitare una Chiesa che esce dai suoi sacri recinti per mettersi al servizio del territorio, a partire dagli ultimi. Una Chiesa dunque dove non si celebrano solo dei riti ma la vita e le speranze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Su questa strada cercheremo di essere insieme artigiani di pace, cercatori di un infinito che intercetta i limiti per farne possibilità, costruttori infaticabili di speranza”.

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