giovedì 9 dicembre 2021
Il primo discorso alla città dell’arcivescovo: «Ci sono tante famiglie assediate dalla povertà, basta diffidenza. Riscopriamo la forza della comunità»
L’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, durante la festa dell’Immacolata

L’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, durante la festa dell’Immacolata - Ansa

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Il grido disperato di Dio, nel paradiso terrestre, alla ricerca di Adamo, diventa compimento nel "sì" di Maria. Dalla paura di Adamo al «non temere di Maria». Nel suo primo discorso alla città, nella solennità dell’Immacolata, l’arcivescovo metropolita di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, nella chiesa del Gesù Nuovo, ha ribadito che l’«eccomi» di Maria è il contrario della fuga «e restituisce l’uomo alla responsabilità dell’esserci, di un essere per l’altro, prendendosi cura di lui». E la cura dell’altro – per Battaglia – deve significare tra l’altro «generare nuovo lavoro».

Al suo arrivo, in piazza del Gesù, l’arcivescovo ha incontrato un gruppo di disoccupati del "Movimento 7 Novembre". A loro ha ribadito il suo impegno a sensibilizzare le istituzioni pubbliche nel percorso di individuazione di soluzioni adeguate. «Dio sa quanto la nostra città ha bisogno di ripartire dall’etica della cura – ha detto Battaglia – una cura che, a cerchi concentrici, rinnovi le relazioni più intime per poi allargarsi al tessuto sociale più ampio, quello in cui le famiglie, le istituzioni, le realtà umane vivano le une accanto alle altre, in un quotidiano scambio di pensieri, parole, atteggiamenti». In chiesa erano presenti, tra gli altri, il sindaco Gaetano Manfredi e il prefetto Claudio Palomba.

L’arcivescovo ha ancora aggiunto che la cura va rivolta soprattutto «ai figli più giovani che hanno bisogno di un solido mondo adulto capace di indicare con materna disponibilità e con cura paterna direzioni di senso, orientamenti di vita, strade di significato». E, ancora, alle «tante famiglie assediate dalla povertà». Per le quali Battaglia chiede «alle istituzioni locali, al mondo dell’impresa e del commercio una rinnovata creatività e lungimiranza».

Nelle sue parole anche un passaggio forte sulla criminalità che assedia la città. «La diffidenza dilaga. E l’uomo diventa diffidente della donna e la donna dell’uomo. Oggi ciascuno è lì a farsi isola, a farsi la sua terra, lontano dall’altro, nemico dell’altro. Credo che questa sia anche la radice dei mali che oggi attraversano la nostra città. La diffidenza – ha aggiunto – che si trasforma nel lavarsi le mani nei confronti dell’altro, nel disinteressarsi di lui, nell’indietreggiare rispetto alla responsabilità della comune vocazione, nel rifiutare un destino condiviso di luce per pensare unicamente al proprio percorso ombroso. Il non fidarsi dell’altro e degli altri ci fa cadere nel vuoto e nell’isolamento, perché tutti diventano nemici, persone da cui stare lontano, a cui non credere, con cui non camminare. In fondo la diffidenza è alla base della frammentazione sociale e dell’indifferenza di cui anche la nostra Napoli soffre».

Per l’arcivescovo, i valori da «custodire, incrementare e nutrire» sono «la forza della comunità e la bellezza della solidarietà». «Tutti insieme, perciò, – dice Battaglia – siamo chiamati a dire il nostro eccomi alla comunità», incentivando sempre più quel passaggio interiore e sociale «che fa di tanti io frammentati e dispersi un noi saldo e pieno, capace di generare vita e speranza per tutti».

Con Adamo entra nel mondo la paura. «Adamo ha paura di Dio. Ciò che vince la paura non è il coraggio, è la fame: fame di vita – conclude l’arcivescovo – dire eccomi alla comunità significa scegliere di amare. E questa festa infatti ci dice che, come Maria, anche ciascuno di noi, fin dal grembo, è concepito ed è pensato per uno scopo grande e nobile, quello di amare. Così è l’amore che ci fa vivere, facendoci uscire da noi stessi per incontrare l’altro».

Quel monito lanciato a Ponticelli​

Nelle ultime settimane, l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha visitato diversi luoghi “dolenti” del territorio diocesano. Dopo le “stese” di camorra a Ponticelli, l’arcivescovo ha visitato la parrocchia, lanciando un monito «Stanno uccidendo Napoli» ha detto. L’invito alla conversione per chi sta negando il futuro ai giovani ha avuto come destinatari proprio gli «uomini di camorra», i «corrotti» e i «collusi con la criminalità».

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