sabato 21 marzo 2015
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È scomparso a Padova, nell'hospice dell'Opera Immacolata Concezione dove era da tempo ricoverato, monsignor Giuseppe Benvegnù Pasini, già direttore della Caritas italiana. La notizia è stata diffusa dalla stessa Caritas con un comunicato.Il 3 marzo scorso, a mezzogiorno, papa Francesco gli telefonò: «Sono papa Francesco, mi ha dato il suo nome il vescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, per sapere come si sono svolti i fatti». I "fatti" sono la malattia dell'anziano sacerdote, la sua sofferenza offerta a Dio. Monsignor Pasini era solo, scoppiò in lacrime e il Papa rimane in silenzioso ascolto. A raccontare l'accaduto fu qualche giorno dopo lo stesso prete padovano, 82 anni, una vita spesa per la carità, per la Chiesa dei poveri e per i poveri.  Un impegno a volte 'scomodo' nella Chiesa stessa, così come lo è stato per il suo predecessore in Caritas italiana e Fondazione Zancan, monsignor Giovanni Nervo, e così anche per l’amico fraterno Montenegro con cui ha condiviso la fatica della malattia.  «Santità, la sua elezione è stata per me liberante», disse al telefono Pasini, che poi ai giornalisti raccontò: «Quando la elessero Papa, io ero in gran confusione, poi ebbi un’illuminazione e pensai: 'offro la mia sofferenza a Dio, per il Papa, perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa'. Dopo questo fatto tutto mi fu più chiaro: la mia malattia non cadeva nel vuoto ma aveva un compito nella Chiesa e nel mondo. Quando l’offerta è al Signore, tutto diventa più significativo. Non soffrivo invano, tutto si univa alla sofferenza di Cristo. Ora ho uno scopo per cui pregare e per cui soffrire». Francesco concluse la telefonata ringraziando, benedicendo e con l’invito: «Preghi ancora: preghi per me, per il Papa». Questo impegno e questa riconoscenza nei confronti di un Papa in cui ritrova forte sintonia sui valori della carità e della giustizia, monsignor Giuseppe Pasini volle testimoniare, presentandosi alla stampa debilitato nel fisico, ma consolidato nella certezza che «ora tutto è più chiaro», anche il dolore, tanto da sentirsi «in mani sicure». Confidò poi di aver scritto una lettera a Bergoglio già nel gennaio 2014: «Le scrivo, caro papa Francesco, per dirle il mio grazie per la 'rivoluzione' che sta promovendo nella Chiesa e nel mondo, incentrata sull’amore misericordioso di Dio, sulla pratica della carità cristiana, sulla scelta preferenziale dei poveri e sul dovere di eliminare le cause della povertà […] vedendola all’opera già nelle prime settimane del suo ministero, ho concluso di poter ripetere con serenità il mio nunc dimittis, perché lo sviluppo della carità nella Chiesa era stato affidato dal Signore alle mani giuste, cioè alla persona che poteva darle il massimo impulso, annunciava l’amore di Dio con la parola, ma anzitutto testimoniando con la vita». Il ricordo della Caritas Monsignor Pasini ha operato per 24 anni in modo significativo all’interno di Caritas Italiana, che ha diretto dal 1986 al 1996, accompagnandone e orientandone il cammino fin dal suo primo avvio, accanto a monsignor Nervo, e nei decenni successivi. La Caritas lo ricorda quindi con grande affetto e gratitudine, come si legge in una nota: “Tutto il lavoro della Caritas Italiana è stato reso possibile, grazie alla struttura interna, cioè ai numerosi operatori, che si sono via via susseguiti, che si sono fatti carico del lavoro crescente della Caritas, con un ammirevole senso di corresponsabilità, ma anche con la creazione di un clima di famiglia, dove si condividono i momenti di gioia e quelli di sofferenza”. È questo il ricordo più bello che don Pasini conservò della sua lunga presenza nell’organismo pastorale Caritas. Lo sottolineò lui stesso, intervenendo alla presentazione del volume “La grammatica della carità”, che Caritas Italiana gli ha dedicato in occasione dei suoi ottant’anni. Poi aggiunse: “Questo è anche l’augurio che faccio alla Caritas Italiana: di saper conservare nel suo sviluppo che andrà crescendo nel tempo, lo spirito di una comunità di fede e di carità reciproca fra tutti i suoi operatori: sarà la più bella pubblicità alla propria missione evangelica”. Infine, richiamando le radici, indicò ancora una volta i sentieri lungo cui procedere. “La Caritas ha il dovere di rinnovarsi, rispondendo alle attese dei tempi nuovi, ma il rinnovamento deve rispettare la propria identità, e quanti vi operano è bene che conoscano da dove si è partiti, quali erano le aspettative della Chiesa che l’ha fondata e in particolare di quel grande Papa che fu Paolo VI, che considero, al di là delle competenze formali, il vero fondatore e animatore della più bella realtà ecclesiale italiana, fiorita nel dopo Concilio. Ringrazio il Signore di avermi concesso questa grazia e ringrazio di nuovo tutti voi”. Oggi siamo invece noi che ringraziamo il Signore per il dono di un testimone di fede limpido e coerente fino all’ultimo giorno come don Giuseppe Pasini, apostolo di una carità aperta a tutti ma preferenziale verso i poveri, sempre impegnata a promuovere la giustizia e a liberare i poveri dalla dipendenza altrui. Caro don Giuseppe,“I vecchietti hanno tutti bisogno di affetto”dicevi sorridendo ogni volta che ricevevi la sorpresa di una visita o di una telefonata. E l’affetto di tutta la Caritas siamo certi ti ha seguito anche in questo passaggio e resterà accanto a te, così come la preghiera ci terrà uniti, nella certezza che i tanti semi da te sparsi senza sosta, continueranno a dare splendidi frutti di carità. Il dolore della diocesi di Padova Monsignor Giuseppe Benvegnù-Pasini era presbitero della Diocesi di Padova. "La diocesi tutta, il vescovo Antonio e i presbiteri esprimono profondo cordoglio per la perdita di un uomo e di un presbitero, che tanto ha dato alla Chiesa ma c’è anche tanta riconoscenza per aver condiviso un dono che il Signore ha alimentato dando voce ai poveri e ai bisogni degli ultimi - si legge in un comunicato -. Monsignor Pasini, infatti, aveva seguito i passi di monsignor Nervo, prima alla direzione di Caritas Italiana, per due mandati, e poi alla presidenza della Fondazione Emanuela Zancan onlus. Un cammino così profondamene condiviso, quello di monsignor Nervo e di monsignor Pasini, da vederli accomunati anche dal ritorno alla Casa del Padre: il 21 marzo 2013, esattamente due anni fa, anche monsignor Nervo lasciava questa terra. La biografia Nasce a Piove di Sacco PD il 26 dicembre 1932. Subito dopo la guerra, nell’ottobre 1945, entra in seminario all’età di 13 anni. Viene ordinato sacerdote all’età di 23 anni e mezzo l’8 luglio 1956. Dal settembre 1956 fino al 1963 svolge funzioni di coadiutore nella parrocchia di San Daniele a Padova. Dal settembre 1963 al settembre 1967 è animatore pastorale nella nascente zona industriale di Padova, che contava più di 300 aziende e settemila dipendenti. Contemporaneamente insegna Dottrina sociale della Chiesa nella Scuola Superiore di Servizio Sociale di Padova e si iscrive alla facoltà di Scienze politiche all’Università di Padova. Conseguirà, successivamente, la laurea nella stessa disciplina a Roma, in quanto nel settembre 1967 viene chiamato a Roma come vice assistente nazionale delle Acli, a fianco dell’assistente nazionale monsignor Cesare Pagani e vi rimane fino al 1971, con l’incarico di seguire la formazione dei quadri nazionali e provinciali del movimento. Sono gli anni più delicati dell’organizzazione aclista, che hanno visto la famosa “sconfessione” del movimento da parte di Paolo VI e il conseguente ritiro degli assistenti ecclesiastici nazionali e provinciali. Nel 1972 monsignor Giovanni Nervo chiede al Vescovo di Padova che monsignor Pasini possa collaborare nell’importante istituzione nata da poco per volere del Papa Paolo VI e della quale Nervo era presidente, la Caritas Italiana. Così, dopo la laurea in scienze politiche conseguita presso l’Università La Sapienza di Roma, inizia il nuovo impegno come responsabile del settore “Studi, formazione e documentazione” di Caritas Italiana, fino al 1986. In quell’anno monsignor Nervo lascia la Caritas Italiana per la scadenza del secondo mandato prevista dallo Statuto e in contemporanea la Cei nomina direttore nazionale mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini, che ricoprirà questa carica dal 1986 al marzo 1996, per due mandati consecutivi. Nel corso del duplice mandato di monsignor Pasini la Caritas consolida la sua presenza, distinguendosi per una forte connotazione educativa e sociale, con estrema attenzione ai bisogni dimenticati e agli “ultimi della fila”, sia a livello nazionale che internazionale. Negli anni 1982-2002 monsignor Pasini è docente di Pastorale della carità alla Pontificia Università Lateranense. Dal 1996 al 2000 è direttore del Centro Giuseppe Toniolo di Padova. Dal 2000 al 2010 è Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero della Diocesi di Padova. Nel 1997 monsignor Nervo dà le dimissioni da presidente della Fondazione Emanuela Zancan Onlus Centro Studi e Ricerca Sociale e chiede al Vescovo che possa subentrare a lui nella presidenza monsignor Pasini. Dal 1997 era presidente della Fondazione Emanuela Zancan Onlus, Centro di Studio e Ricerca nel settore delle politiche sociali, sanitarie, sociosanitarie, educative, cioè dei servizi alla persona.
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