mercoledì 6 settembre 2017
Il decesso improvviso questa mattina. Aveva 79 anni. Aveva firmato i “dubia” sull’“Amoris laetitia”. Sabato alle 11 i funerali. Zuppi: quando il Papa mi disse «Voglio molto bene al cardinale Caffarra»
Il cardinale Carlo Caffarra (Ansa)

Il cardinale Carlo Caffarra (Ansa)

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È morto il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna. Il decesso è avvenuto improvvisamente questa mattina benché il porporato fosse da tempo malato. Aveva compiuto 79 anni lo scorso 1° giugno e aveva guidato la Chiesa di Bologna per quasi dodici anni, dalla fine del 2003 al 27 ottobre 2015. Il suono delle campane hanno annunciato all’arcidiocesi la morte del cardinale. Esperto di famiglia e di matrimonio, aveva ricevuto da Giovanni Paolo II nel gennaio del 1981 il mandato di fondare e presiedere il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia. Creato cardinale da Benedetto XVI nel 2006, aveva partecipato al Conclave del marzo 2013 che ha eletto papa Francesco. Assieme ai cardinali Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner (già deceduto), aveva firmato i “dubia” chiedendo chiarimenti a papa Francesco su alcuni punti dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.

I funerali saranno celebrati sabato prossimo alle 11 nella Cattedrale, ha annunciato l’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, che ha ricordato come Caffarra abbia servito «fedelmente per tutta la vita» la Chiesa bolognese «senza riserve di amore, generosità e intelligenza, profuse ovunque». Zuppi esprime «il profondo e affettuoso cordoglio di tutta la diocesi, del presbiterio e suo personale, e invita i fedeli a unirsi nelle preghiere di suffragio». Caffarra - ha scritto in serata Zuppi in una nota dai toni intimi - «ha amato Bologna, con passione e dedizione, direi fino allo sfinimento, durante gli anni del suo servizio episcopale. Con il suo carattere discreto e sensibile mi ha manifestato dall’inizio e, fino all’ultimo, profondo affetto e incoraggiamento, delicato rispetto e accoglienza sincera. Ci siamo incontrati con continuità, parlando anche della sue preoccupazioni, fino a sabato scorso, quando tra l’altro abbiamo lungamente preparato la ormai prossima visita di papa Francesco. Mi manifestò la sua gioia per potere concelebrare con il Pontefice, ricordando l’incontro avuto pochi mesi prima, a Carpi, nel quale il Papa lo aveva abbracciato con evidente amicizia. Gli avevo raccontato di come, in occasione della mia recente udienza, il Papa, rispondendo ai suoi saluti che gli avevo trasmesso, aveva detto con commozione, quasi con solennità: “Io voglio molto bene al cardinale Caffarra. Diglielo”. Dalla sua finestra a Villa Revedin, dove si era ritirato, guardava dall’alto Bologna. Mi aveva detto più volte che da lì pregava continuamente per la città tutta. Sono certo che dal cielo continuerà a intercedere perché la Chiesa testimoni tutto il Vangelo di Cristo e distribuisca il Pane buono del suo amore a quanti lo attendono». La camera ardente sarà allestita nella Sala Bedetti dell’arcivescovado, a partire da domani 7 settembre alle 16. Una veglia di suffragio si terrà venerdì 8 alle 21 in Cattedrale.


Nato a Samboseto di Busseto, in provincia di Parma ma nella diocesi di Fidenza, Caffarra entra nel Seminario vescovile di Fidenza e viene ordinato sacerdote il 2 luglio 1961. Prosegue gli studi a Roma nel Pontificio Seminario Lombardo conseguendo il dottorato in diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana con una tesi sulla finalità del matrimonio e il diploma di specializzazione in teologia morale alla Pontificia Accademia Alfonsiana discutendo una tesi sul rapporto religione-morale nella filosofia.

Rientrato in diocesi, il giovane sacerdote don Caffarra è al tempo stesso vice-parroco della Cattedrale di Fidenza e insegnante di teologia morale nei Seminari di Parma e Fidenza. Su invito del grande teologo monsignor Carlo Colombo, diviene professore di teologia morale fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e al dipartimento di scienze religiose dell’Università Cattolica di Milano, istituito in quegli anni dal rettore Giuseppe Lazzati. In quegli anni Caffarra conosce monsignor Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. «Un incontro fondamentale» per la sua vita, amava ricordare. Una profonda amicizia nascerà in seguito anche dall’incontro con don Divo Barsotti, mistico e teologo toscano, fondatore della Comunità dei Figli di Dio.

Negli anni Settanta inizia ad approfondire i temi del matrimonio, della famiglia e della procreazione umana, spinto dalle richieste a lui fatte «da parte di numerose coppie di sposi e di fidanzati di essere introdotti nella grande visione cristiana del matrimonio», sottolineava. Sono gli anni della discussione suscitata dalla pubblicazione dell’enciclica di Paolo VI Humanae vitae. Insegna anche etica medica alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e nell’agosto 1974 è nominato da papa Montini membro della Commissione teologica internazionale, incarico mantenuto per due quinquenni successivi. Continua l’approfondimento teologico, antropologico ed etico del tema della procreazione umana che si impone soprattutto dopo che il 25 luglio 1978 viene alla luce la prima persona concepita in vitro. In qualità di rappresentante della Santa Sede partecipa nel settembre 1978 a Venezia al primo Congresso mondiale sulla sterilità umana e la procreazione artificiale.

Nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina esperto al Sinodo dei vescovi sul matrimonio e la famiglia. Quindi l’impegno nel Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia che guida come preside dalla fondazione (nel 1981) fino al settembre 1995 (gli succederà il futuro cardinale Angelo Scola). Nel 1983 è per un quinquennio consultore della Congregazione per la dottrina della fede guidata dall’allora prefetto (e futuro Papa) Joseph Ratzinger. Contemporaneamente tiene corsi e lezioni in diversi atenei stranieri: dal Cile a Sydney, dalla Navarra a Madrid. Nel 1988 crea la prima sezione extra-urbana del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” e poi quella messicana e quella spagnola.


L’8 settembre 1995 Caffarra è nominato arcivescovo di Ferrara-Comacchio e riceve l’ordinazione episcopale a Fidenza il 21 ottobre per le mani del cardinale Giacomo Biffi, allora arcivescovo di Bologna. Come motto sceglie le parole “Sola misericordia tua”. Negli otto anni alla guida dell’arcidiocesi Caffarra ha una «singolare miscela di fede appassionata, di cultura (teologica, filosofica, letteraria) e di cordialità umana che lo rendeva capace di comunicare con tutti», ricorda una nota dell’arcidiocesi guidata oggi da monsignor Gian Carlo Perego. Fra i temi al centro del magistero di Caffarra l’«educazione dei giovani» e «nelle catechesi a loro dedicate, come nelle lezioni agli studenti delle scuole cittadine, non mancava di sottolineare il nesso tra la scelta cristiana e la vera libertà». Tra i momenti più intensi la «Grande missione cittadina imperniata sull’annuncio della misericordia di Dio».

Caffarra sarà anche presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna. Il 16 dicembre 2003 Giovanni Paolo II lo vuole arcivescovo di Bologna dove inizia il suo ministero il 15 febbraio 2004 succedendo al cardinale Giacomo Biffi. Sarà al timone della Chiesa bolognese fino al 2015, quando lascia a 77 anni per limiti di età dopo aver avuto una “proroga” di due anni da papa Francesco. È membro della Congregazione delle cause dei santi, del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e ad honorem della Pontificia Accademia per la vita.

Partecipa ai due Sinodi dei vescovi dedicati alla famiglia (nel 2014 e nel 2015) come membro di nomina pontificia indicato da papa Bergoglio. Quindi firmerà la lettera “dei quattro cardinali” inviata al Papa con i “dubia” sull’Amoris laetitia, l’esortazione che tira le somme del “doppio” Sinodo sulla famiglia, sostenendo che «solo un cieco può negare che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris laetitia», aveva raccontato Caffarra in una recente intervista.

Autore di volumi di teologia morale fondamentale e di numerosi articoli, tradotti nelle principali lingue, cura l’edizione commentata di tutte le catechesi dedicate da Giovanni Paolo II all’amore umano.

IL CORDOGLIO

«A distanza di pochi giorni dalla morte del cardinale Dionigi Tettamanzi, la nostra Chiesa italiana perde un altro generoso ed appassionato servitore; ed io, a mia volta, un amico fraterno». Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, si fa interprete del dolore dei vescovi italiani per la morte di Carlo Caffarra. «Anche pensando semplicemente agli anni della sua presenza nel Consiglio permanente – sottolinea Bassetti –, gli siamo debitori di contributi che si sono sempre distinti per qualità di contenuto e brillantezza di tono. Mai scontato, vivace e intelligente, era preparato e competente come pochi; soprattutto, lo animava un respiro profondamente ecclesiale. È con questa riconoscenza che ora lo affidiamo al Signore in cui ha sempre creduto e sperato». Poi il cardinale presidente si affida a un ricordo. «Personalmente ho avuto la possibilità di condividere con lui nello stesso Circolo le giornate dell’ultimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia – aggiunge Bassetti –: nei suoi interventi era fermo sui principi, ma nel contempo conosceva da vicino sia la misericordia nei confronti di chi sbagliava sia l’amicizia con i confratelli e le sapeva esprimere con grande umanità». La mente di Bassetti torna agli anni dell’insegnamento. «Era un giovane professore quello che frequentava le aule dello Studio teologico fiorentino e con il quale diversi giorni della settimana mi trovavo a condividere la mensa e i momenti comuni – afferma il presidente della Cei che è stato rettore del Seminario di Firenze e poi vicario generale dell’arcidiocesi fiorentina –. Il suo fare amabile ed estroverso e la sua disponibilità alla conversazione hanno posto le basi della nostra amicizia, un’amicizia destinata a durare tutta la vita».

La notizia della morte del cardinale Carlo Caffarra si è diffusa velocemente. «Voglio rendere omaggio a un grandissimo servitore della Chiesa, amico di Giovanni Paolo II, teologo straordinario», scrive in un tweet il prefetto della Congregazione del culto divino e della disciplina dei sacramenti, il cardinale Robert Sarah.

«Una grande grande tristezza riempie il mio cuore» sono state le parole del vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, affidate a un comunicato. «È stato mio maestro fin dal 1972 come insegnante di teologia morale all’Università Cattolica – ha ricordato il presule – poi negli anni ’90 mi ha chiamato prima a insegnare all’Istituto Giovanni Paolo II e poi a collaborare come vice preside alla guida dello stesso Istituto. È nata così non solo una collaborazione ma anche una grande amicizia nutrita dalla preghiera e dalla passione per la Chiesa».

Il Movimento per la vita ricorda rende omaggio a Caffarra come «strenuo difensore della vita e della famiglia» e ne «ricorda con gratitudine il sostegno alle proprie attività culturali e alle proprie iniziative sociali e la disponibilità generosa per la formazione dei nostri dirigenti e dei volontari. Siamo convinti che continuerà dal cielo a lavorare con amore e generosità per i bambini a cui è impedito di nascere e per tutte le altre vittime della cultura dello scarto».

Ernesto Emanuele, presidente dell’Associazione famiglie separate cristiane, ricorda che Caffarra «era sempre disponibile ad ascoltarci e mostrava un particolare affetto per noi separati». Nel novembre 2005 «convocò una riunione una sera sempre nello stesso mese di novembre chiedendo a tutti i parroci di invitare i separati che conoscevano... Dopo uno o due mesi volle incontrarmi con tutti i separati di Bologna da qui partirono dei gruppi di separati che ancora sono presenti a Bologna. A lui non importava e quindi non faceva problema se noi non eravamo un’associazione diocesana: a lui importavano solo le persone, era l’unica cosa a cui dava importanza».

«Esprimo il cordoglio di tutta la città, al quale aggiungo il mio personale, per la scomparsa del cardinale – afferma il sindaco di Bologna, Virginio Merola –. La sua guida pastorale ha accompagnato la città e Caffarra non ha mai fatto mancare il suo contributo ideale e appassionato. È capitato talvolta che non condividessimo lo stesso punto di vista, magari su temi generali o etici, ma sempre nel profondo rispetto dei rispettivi ruoli».

La presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna, Simonetta Saliera, sottolinea che il porporato «ha amato Bologna e la sua comunità, ci ha ricordato prima di tanti altri che viviamo in una comunità disgregata, dove l’individuo spesso è svilito nella sua dignità». Quindi lo definisce «un pastore che ha amato il suo gregge», un «intellettuale lucido e attento», un uomo «le cui parole non sono mai state né banali, né superficiali».

Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Alternativa popolare, pone l’accento sulla «fede, la razionalità, la lucidità argomentativa e la passione educativa» dell’arcivescovo emerito di Bologna. E aggiunge: «Le pretestuose polemiche mediatiche su una sua presunta opposizione al Papa nulla valgono di fronte al suo amore per la Chiesa e alla sua testimonianza all’unità con la cattedra di Pietro».

«Un profondo uomo di fede, un illuminato studioso, un cristiano integerrimo e senza compromessi». Così Pier Ferdinando Casini parla del cardinale Caffarra. «Alcune sue posizioni non sono state in linea con quelle di papa Francesco – prosegue –, ma Caffarra ha sempre riconosciuto nel Santo Padre il successore di Pietro e lo ha sempre profondamente rispettato, fuori da ogni ipocrisia».

«Il porporato era pastore che sapeva coniugare la saldezza nella verità e nei principi fondamentali e l’apertura verso le condizioni di sofferenza e di disagio – sottolinea il presidente del comitato promotore del Family Day, Massimo Gandolfini –. Siamo certi che l’esempio del cardinale Caffarra lascia un’eredità di virtù cristiane e umane che sapremo raccogliere».

Secondo il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, il cardinale è stato «una guida morale per tanti, in una fase di grande disorientamento che non risparmia nessun ambito. Figure come Caffarra continueranno a rappresentare un punto di riferimento per chi non cede alla confusione del relativismo».

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