mercoledì 26 luglio 2023
Il religioso aveva guidato la prestigiosa abbazia nell'Avellinese, di cui proprio quest’anno si celebrano i nove secoli dalla fondazione, dal 18 aprile 2009 fino al 18 aprile 2014
L'abate emerito di Montevergine, dom Beda Umberto Paluzzi (1936-2023)

L'abate emerito di Montevergine, dom Beda Umberto Paluzzi (1936-2023) - Archivio

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Come un autentico figlio di san Benedetto si era preparato a «ben morire» affidandosi nell’ultimo atto della sua lunga esistenza alla “Mamma Schiavona”: cioè la Madonna di Montevergine in Campania di cui è sempre stato devoto. È il ritratto con cui l’abate ordinario di Subiaco dom Mauro Meacci ha voluto ricordare la figura del confratello, il benedettino dom Beda Umberto Paluzzi morto a 87anni nei giorni scorsi.

I funerali si sono svolti questo lunedì a Subiaco - la cittadina laziale che fu per dom Beda la culla della sua formazione monastica e in cui aveva scelto di trascorrere l’ultimo tratto della sua esistenza - nella Cattedrale di Santa Scolastica.

Il religioso benedettino aveva guidato la prestigiosa abbazia di Montevergine, di cui proprio quest’anno si celebrano i nove secoli dalla fondazione,- nell’Avellinese dal 18 aprile 2009 fino al 18 aprile 2014. Da quella data era divenuto abate emerito. Per la Congregazione benedettina, dopo la guida dell’abbazia di Montevergine, era stato chiamato a prestare il suo servizio come priore amministratore presso le comunità monastiche di San Martino delle Scale in Sicilia (2014-2016) e di Santa Maria di Finalpia in Liguria (2016-2019).

Dom Paluzzi era nato a Ferentino (diocesi di Frosinone - Veroli - Ferentino) il 31 gennaio 1936. Aveva frequentato gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario abbaziale di Subiaco. Aveva partecipato al corso di biblioteconomia e a quello di paleografia e diplomatica presso l’Archivio Segreto Vaticano (oggi Archivio apostolico vaticano: ai funerali di lunedì era presente anche il prefetto, il vescovo barnabita Sergio Pagano). Il 31 ottobre 1954 aveva emesso i voti solenni come professo del monastero di San Benedetto e Santa Scolastica in Subiaco. Pochi anni dopo l’11 luglio del 1961, nel giorno della memoria liturgica di san Benedetto, era stato ordinato presbitero.

Aveva svolto dal 19 luglio 1972 al 1° gennaio 1980 l’incarico di amministratore-economo del monastero di San Benedetto in Subiaco; aveva ricoperto l’ufficio di direttore della Biblioteca Statale annessa al Monumento Nazionale di Santa Scolastica dal 1° gennaio 1980 al 31 dicembre 2000. Era stato, tra l’altro priore del monastero di Santa Scolastica in Subiaco dal 29 gennaio 1991 al 29 febbraio 1996; prefetto dei chierici dal 1° febbraio 1992 al 6 gennaio 1995; priore del monastero di San Benedetto in Subiaco dal 1° luglio 1996 al 24 novembre 2006.

«Siamo chiamati a ricordare, cioè a far passare attraverso le corde del cuore, non solo quegli eventi e quelle circostanze che ciascuno di noi ha condiviso - ha ricordato nella toccante omelia dom Meacci - con l’abate Beda durante la sua lunga e laboriosa esistenza, ma soprattutto la stessa vita del nostro caro confratello, una vita che è dono di Dio a lui e a noi».

E ha osservato ancora: «Correre e operare sono due verbi che connotano l’indole di dom Beda, e quanti lo abbiamo conosciuto lo sappiamo bene. Molte sono state, infatti, le occupazioni e gli incarichi affidati a lui dall’obbedienza, tanto a Santa Scolastica come al Sacro Speco». E ha concluso: «Affidiamo al Signore e alla sua paterna misericordia ogni sforzo, ogni intenzione, ogni scelta del nostro dom Beda nei molteplici incarichi che ha ricoperto, consapevoli che la fragilità umana di cui tutti siamo per così dire impastati troverà in Cristo una risposta definitiva alla sua richiesta di redenzione».




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