mercoledì 26 luglio 2017
Parla monsignor Mistò coordinatore ad interim della Segreteria per l’economia dopo il congedo concesso a monsignor Pell per difendersi nei tribunali australiani.
Monsignor Mistò

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La Segreteria per l’economia (Spe) è stata istituita da papa Francesco nel febbraio 2014. Gli statuti sono stati approvati nel febbraio 2015 ad experimentum. Nel luglio 2016 poi con un motu proprio ne sono state precisate le competenze, stabilendo una distinzione «netta e inequivocabile» tra chi gestisce direttamente i beni della Santa Sede - l’Apsa - e chi vigila su questa attività di gestione, cioè la Spe. La sezione per il controllo e la vigilanza della Spe spetta «il controllo e la vigilanza sull’attività» dell’Apsa. Alla sezione amministrativa della Spe compete poi «formulare linee guida, modelli, procedure e indicare le migliori prassi in materia di appalti», nonché «adempiere» (ma sempre «ferme restando le competenze proprie della Segreteria di Stato») tutto quanto «riguarda il personale», salvo «il pagamento degli stipendi», che continua ad essere affidato all’Apsa. La Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa è stata istituita nel gennaio 2016. Designandone su mandato pontificio i membri, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha specificato che scopo dell’organismo è contribuire «alla più efficace gestione delle attività e alla conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei fondatori».


Monsignor Luigi Mistò, classe 1952, è un sacerdote ambrosiano cresciuto alla scuola del cardinale Carlo Maria Martini. Ne è riprova anche il suo ultimo libro Cerco Te, solo per Te edito dalla Marcianum Press (pagine 78; euro 9). Un agile volumetto che partendo da un verso di una canzone portata a Sanremo nel 2013 – “Se si potesse non morire” – vuole riproporre con un linguaggio adatto ai nostri tempi la centralità della Risurrezione, in modo da rovesciare il titolo del pezzo dei Modà in “Ti immagini se si potesse vivere per sempre!”.

I suoi superiori, comunque, pur apprezzandone le doti pastorali, lo hanno valorizzato prevalentemente in ruoli amministrativi. Dapprima a Milano, e dal 2011 al servizio della Santa Sede. Con papa Francesco monsignor Mistò è diventato segretario della sezione amministrativa della Segreteria per l’economia, nonché presidente della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche ecclesiastiche. E dopo il “congedo” concesso al cardinale prefetto George Pell per potersi difendere nei tribunali australiani dalle accuse – da lui fermamente respinte – di abusi, Mistò è stato nominato anche “coordinatore ad interim” del dicastero simbolo della riforma nel sistema economico finanziario della Santa Sede. Una riforma che continua. Come spiega ad Avvenire.

Monsignore, a che punto è la riforma del sistema economico finanziario vaticano?
La riforma economico-finanziaria, voluta, impostata e ripetutamente sostenuta da papa Francesco, nel più ampio quadro della riforma della Curia Romana che è in corso con il supporto della Segreteria di Stato, ha già ottenuto importanti risultati. Primo fra tutti, la recezione nei dicasteri della Curia della cultura del “budget”, che rappresenta lo strumento basilare per facilitare la pianificazione delle attività e per supportare e orientare le scelte proprie di ciascun dicastero, i cui obiettivi primari sono di natura spirituale, pastorale e di servizio alla Chiesa universale.

E questo che cosa ha comportato?
Si è trattato di un importante cambio di mentalità che porta in primo luogo a rispettare, custodire e portare a buon fine le risorse materiali, anzitutto il denaro, donate alla Chiesa proprio affinché possa svolgere la sua missione pastorale di annuncio del Vangelo, di attuazione della vita spirituale, cultuale e sacramentaria, di promozione umana con attenzione particolare ai più poveri e bisognosi. Questo importante guadagno della riforma vaticana potrà ora essere un esempio importante da esportare anche a livello locale, nelle diocesi e nelle parrocchie, affinché anche lì possa entrare questa mentalità che contribuisca sempre più a una gestione delle risorse materiali guidata dai valori della corresponsabilità, della partecipazione e della trasparenza.

Come procedono i lavori della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche ecclesiastiche pubbliche nata ormai un anno e mezzo fa?
Per il momento ci siamo concentrati esclusivamente nell’ambito italiano, attuando il primo dei compiti che il Papa, attraverso il segretario di Stato, le ha affidato. Infatti, la Commissione è chiamata a dare il consenso necessario agli atti di straordinaria amministrazione che gli enti pongono in atto e che necessitano della licenza dei dicasteri di Curia competenti, ossia la Congregazione per i religiosi e quella per il clero. Questo ha consentito alla Commissione una prima conoscenza della situazione delle attività sanitarie e la predisposizione di una mappatura dell’esistente.

Poi che cosa accadrà?
La Commissione dovrà operare anche per valutare accuratamente la sostenibilità del sistema e per individuare forme, vie e modalità nuove per l’attuazione del carisma a servizio dei malati e dei sofferenti. Al riguardo vorrei rimarcare due punti che mi sembrano particolarmente importanti e ai quali la Commissione, ed io in particolare, sta prestando attenzione.

Quali sono?
Il primo è quello di evidenziare sempre di più la specificità di questo carisma e di questo servizio: la malattia è forse, per usare un’espressione cara a papa Francesco, una o la periferia esistenziale più significativa in quanto qui tutti, indistintamente, passano, o direttamente o attraverso vicende dolorose di familiari o persone amiche. Da qui l’importanza di una presenza specifica attraverso un carisma dedicato. In questa luce occorre aiutare gli Istituti a non perdere la specificità del settore sanitario per dedicarsi, invece, a una più generica attenzione e cura del sociale.

Il secondo punto?
Mi pare importante aiutare anche gli Istituti religiosi a non perdere il riferimento alla conservazione, insieme al dovuto adeguamento all’oggi, delle opere dedicate alla cura dei malati: ospedali, cliniche, case di cura, opere che hanno costituito attività primaria dei loro santi fondatori. Se è certamente importante una testimonianza che passi attraverso la presenza e il servizio delle persone, magari nascosta ma sempre vissuta sull’esempio di Gesù Buon Samaritano, per la coerenza con il carisma rimane decisivo proprio l’impegno in opere esplicitamente qualificate come cattoliche, realizzate e gestite giorno dopo giorno, secondo le sfide del tempo presente.

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