giovedì 7 marzo 2024
Il Fondo di perequazione diocesano è intervenuto in 14 casi di difficoltà economica abbattendo il 47,8% del debito totale. Don Violoni: creare una mentalità di comunione nell'uso dei beni materiali
Lo skyline di Milano, con i campanili e le cupole di alcune chiese e il Duomo sullo sfondo

Lo skyline di Milano, con i campanili e le cupole di alcune chiese e il Duomo sullo sfondo - foto Ansa

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Due milioni e 930mila euro. A tanto ammontano gli aiuti erogati dal 2016 a favore delle parrocchie più bisognose tramite il Fondo di perequazione dell’arcidiocesi di Milano. Lo ha reso noto la Commissione diocesana “L’interesse è la comunione”, che finora ha preso in esame sessanta casi. Quattordici i le richieste di aiuto affrontate con «interventi risolutivi»: il debito complessivo ammontava a 6,13 milioni di euro, abbattuto per il 47,8% grazie ai quasi tre milioni di euro erogati fin qui alle parrocchie in grave difficoltà economica.

Aiutare queste comunità a rimettersi in cammino sul piano economico e pastorale non è l’unica finalità della Commissione per la perequazione, costituita l’11 aprile 2016 con decreto dell’allora arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, e rinnovata nel maggio 2022 dall’arcivescovo Mario Delpini. Primo e fondamentale scopo, infatti, è quello di far crescere nella comunità diocesana una «mentalità di comunione» che diventi concreta fraternità fra parrocchie anche in relazione ai beni materiali. Una decisione nata «dalla consapevolezza che le 1.107 parrocchie della diocesi vivono situazioni molto differenti tra loro, per patrimoni ed entrate correnti», ma anche «dal desiderio di promuovere un’esperienza di “perequazione”, facendo cioè in modo che l’aiuto non arrivi dall’esterno, ma sia frutto di una scelta di comunione in relazione ai beni e alle disponibilità di ciascuna comunità», spiega la nota diffusa il 6 marzo scorso.

Dei sessanta casi presi in esame dalla Commissione – presieduta da don Luca Violoni, che è prevosto di San Giuliano Milanese, responsabile della comunità pastorale “San Paolo VI” e decano del decanato Peschiera Borromeo-San Donato, nonché laureato in Discipline economiche e sociali all’Università Bocconi – 34 sono stati affrontati nel primo mandato, 26 nel secondo. Quattordici, come detto, gli «interventi risolutivi» per un totale di 2,93 milioni di euro. «Altre 10 richieste, che richiedevano uno sguardo più ampio sulla situazione giuridico-economica delle realtà ecclesiali, sono state trasferite all’Ufficio Parrocchie della Curia. L’analisi dei dati ha poi fatto emergere altri possibili 36 casi, ma, dopo un’approfondita valutazione, la Commissione ha ritenuto di non ipotizzare alcun intervento». A beneficiare del maggior numero di interventi – cinque – è stata la Zona pastorale VI-Melegnano, seguita dalla Zona I-Milano (quattro), dalla Zona II-Varese (due) e dalle Zone III-Lecco, V-Monza e VII-Sesto San Giovanni (un intervento ciascuna). Nella Zona IV-Rho non è stato invece necessario alcun intervento d’aiuto.

Come sono state raccolte le risorse distribuite alle parrocchie ambrosiane in difficoltà? «Anzitutto grazie alle cosiddette “tasse decreto”, ovvero contributi richiesti alle parrocchie in occasione di entrate straordinarie (donazioni, lasciti, vendite di immobili) che in parte vengono condivisi grazie a una redistribuzione governata dalla diocesi. Oltre a una quota parte dell’ammontare delle tasse decreto – sottolinea la nota – il fondo per la perequazione ha potuto contare anche su donazioni di decanati e comunità in aiuto alle parrocchie più in difficoltà economica».

Gravità, giustizia, efficacia: questi i criteri che ispirano il metodo di valutazione delle richieste messo a punto dalla Commissione diocesana. Gli interventi di aiuto, dunque, sono attivati «solo in caso di gravi situazioni in termini debitori e/o di deficit annuale». Inoltre, prosegue la nota, «gli aiuti devono avere buone possibilità di rivelarsi efficaci e devono rappresentare un investimento sulle prospettive pastorali delle realtà ecclesiali coinvolte. Non servono quindi solo alla mera risoluzione di una problematica economico-finanziaria, ma hanno sempre un profilo educativo per le comunità cristiane»: sia quelle che donano, sia quelle che ricevono.

Don Violoni: fraternità che responsabilizza chi chiede aiuto

«Favorire la crescita di una spiritualità e di una mentalità di comunione anche nell’utilizzo dei beni materiali, promuovendo una logica di fraternità. E realizzare interventi che incidano efficacemente sullo stock debitorio delle parrocchie in grave difficoltà, perché possano rimettere in cammino la loro situazione economica e pastorale». Ecco, nelle parole del suo presidente, don Luca Violoni, le finalità della Commissione diocesana “L’interesse è la comunione” per la perequazione tra le parrocchie. «Due finalità strettamente connesse», spiega il sacerdote. Come due sono gli ordini di cause e di circostanze che portano una parrocchia a trovarsi in gravi difficoltà. «C’è innanzitutto la situazione delle parrocchie che hanno iniziato lavori e interventi molto impegnativi prima della crisi finanziaria del 2007-2008 e che, in uno scenario inatteso di choc macroeconomico, non hanno potuto contare sulle risorse e le entrate preventivate, trovandosi così gravate di debiti – spiega don Violoni –. C’è poi la situazione delle parrocchie più piccole e povere che hanno scarsa capacità di risparmio, che affrontano con fatica anche la gestione ordinaria e che, di fronte a spese impreviste – un tetto da riparare, una caldaia che si rompe – non sono in grado di ripagare debiti anche di poche decine di migliaia di euro».

Ebbene: il sostegno dato col fondo di perequazione diocesano «non è un prestito, è una donazione. Ma solo un paio di volte il debito della parrocchia è stato cancellato. Nella quasi totalità dei casi si è chiesto alla parrocchia di fare comunque la sua parte, aiutandola e creando le condizioni perché il debito rimasto sulle sue spalle fosse sostenibile». I criteri seguiti dalla Commissione diocesana nell’assegnazione degli aiuti? «La gravità, innanzitutto. Significa che la parrocchia ha risorse ed entrate che non permettono di ridurre i debiti in modo significativo in un arco di anni ragionevole, il che compromette la sua possibilità di programmare azioni pastorali che abbiano un profilo economico – riprende don Violoni –. Secondo criterio: la giustizia. L’aiuto non deve deresponsabilizzare, premiando chi ha fatto scelte sconsiderate o errori madornali, bensì deve responsabilizzare le parrocchie, sostenendo chi ha incontrato problemi oggettivi, e chiedendo comunque alle comunità di farsi carico di una parte del debito. Criterio ulteriore è l’efficacia: l’intervento deve aiutare la parrocchia a disincagliarsi e riprendere il cammino pastorale».

Sfida decisiva, conclude don Violoni, è quella della «mentalità di comunione» da promuovere. «Nelle comunità pastorali i cammini perequativi sono già prassi comune. A livello diocesano siamo solo all’inizio di un cammino che richiede sensibilizzazione e comunicazione, nelle parrocchie che donano come in quelle che ricevono. Perché anche chi oggi è aiutato, domani possa aiutare gli altri».

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