venerdì 21 luglio 2023
Entro fine settembre lasceranno la storica sede gli ultimi frati ancora presenti. Mancano nuove vocazioni: negli ultimi sei anni, nella Provincia Sant’Antonio, nord Italia, già chiusi 17 conventi
Milano: la chiesa del convento di Sant’Angelo

Milano: la chiesa del convento di Sant’Angelo - Fotogramma

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Negli ultimi sei anni sono 17 i conventi chiusi nel territorio in cui opera la Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori, corrispondente alla gran parte del Nord Italia. Il motivo: la mancanza di nuove vocazioni che chiama l’Ordine a riconfigurare la sua missione e la sua presenza. Entro la fine di settembre del 2023, dentro questo stesso scenario, avverrà a Milano la chiusura dello storico convento di Sant’Angelo: che non solo – con la sua splendida chiesa – è luogo di incomparabile valore artistico e architettonico, ma è anche sede di associazioni e di gruppi che nel cuore – e dal cuore – della metropoli promuovono molteplici attività missionarie, sociali e culturali. Una viva trama di realtà che, nelle scorse settimane, non ha mancato di esprimere il proprio «dolore e sgomento» per la chiusura in una lettera al ministro provinciale, fra Enzo Maggioni.

Ebbene: venerdì 21 luglio alle 18 la “sala rossa” di Sant’Angelo, in via Bertoni 5 a Milano, ospiterà un’assemblea pubblica, aperta a tutti. Un’occasione per rispondere a domande e offrire chiarimenti in merito alla chiusura del convento – ma non della chiesa, che continuerà a rimanere aperta – nella “scia” del comunicato diffuso giovedì 20 dalla Provincia di Sant’Antonio proprio per aiutare a mettere a fuoco i motivi che hanno portato i Frati Minori a questa scelta.

I tempi, innanzitutto. «La chiusura del convento di Sant’Angelo dovrebbe avvenire entro la fine di settembre 2023 – si legge nella nota –. Questa decisione è stata dettata da uno sguardo di insieme sul territorio dove la Provincia dei Frati Minori opera, che corrisponde alla maggior parte del Nord Italia: Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia. L’obiettivo di questa, come di altre chiusure, è garantire un servizio omogeneo in tutte le regioni dove l’Ordine è presente, per non impoverire eccessivamente alcune aree più marginali e per non avere presenze doppie o comunque molto prossime nei medesimi centri urbani». In questo scenario si è arrivati alla chiusura, prima di Sant’Angelo, di 17 conventi negli ultimi sei anni. «Questo ridimensionamento, che è una conseguenza della mancanza di nuove vocazioni, è anche un’opportunità per una riqualificazione della nostra missione sul territorio, con una nuova progettazione delle nostre presenze. I sei frati del convento di Sant’Angelo, infatti, continueranno a prestare il proprio servizio in altre comunità del Nord Italia», sottolinea il comunicato. Sei frati, quattro dei quali sonno sacerdoti, che sono tutti in età avanzata.

La chiesa di Sant’Angelo che, ricorda la nota della Provincia, «non è una chiesa parrocchiale, continuerà a rimanere aperta: le celebrazioni saranno curate dai frati della vicina comunità di Sant’Antonio in forma ridotta, proprio in ragione del ridimensionamento in atto. Anche altre celebrazioni o manifestazioni culturali, che tradizionalmente si tengono nella chiesa, potranno essere concordate e mantenute. Questo aspetto ha sempre contraddistinto la realtà del convento di Sant’Angelo, dove esiste uno stretto legame tra i frati e varie associazioni che, nel corso degli anni, hanno proposto attività sociali e di carattere missionario con un riscontro positivo da parte dei cittadini». La Provincia di Sant’Antonio si impegna dunque «a ricercare le strade migliori per mantenere viva questa collaborazione con i gruppi e le associazioni presenti a Sant’Angelo». A tal fine il ministro provinciale «incontrerà prossimamente» queste realtà.

«Dire che da settembre verrà meno la fraternità non significa che verrà chiusa la chiesa e che non potranno continuare, in modalità da concordare insieme, le attività dei diversi gruppi o associazioni qui presenti da tempo – ha dichiarato il ministro provinciale fra Enzo Maggioni –. Ci troviamo tutti in un tempo non facile nel quale, il puntare a tenere a tutti i costi le posizioni per riproporre un passato che va scomparendo, non credo sia molto in sintonia con i grandi cambiamenti culturali in atto nel nostro mondo, e con la sfida che questi pongono ai credenti, chiamati a riconoscersi in quel “piccolo gregge” che non teme, perché legato solo a Gesù Cristo e all’unica vera novità che è il suo Vangelo. Tutto il resto, infatti, è relativo».

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