domenica 28 marzo 2021
Nella primavera del prossimo anno il nuovo G20 ecclesiale sulla riconciliazione fra le nazioni. Il cardinale Bassetti: è tempo di fraternità. Chiesa e istituzioni chiamate a impegnarsi insieme
A Bari l’Incontro «Mediterraneo, frontiera di pace» con i vescovi del bacino nel febbraio 2020

A Bari l’Incontro «Mediterraneo, frontiera di pace» con i vescovi del bacino nel febbraio 2020 - Siciliani

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Poco più di un anno Bari accoglieva l’Incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” che per la prima volta nella storia radunava insieme i vescovi del bacino, uniti dalla volontà di abbattere i muri che separano le nazioni e di lasciarsi guidare dalle «attese della povera gente», aveva spiegato papa Francesco nel capoluogo pugliese citando il sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira. Nel 2022 i pastori del Mediterraneo torneranno a incontrarsi di nuovo: nei primi mesi del prossimo anno. Lo ha annunciato il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, durante la sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente che si è tenuta nei giorni scorsi. Non è stata ancora resa nota quale città italiana ospiterà l’appuntamento. Ma di sicuro sarà ancora la Cei, che ha lanciato il forum, a fare da catalizzatore a un «evento di grazia», spiega Bassetti. E aggiunge: «La Pira è stato l’ispiratore della nostra iniziativa con la sua profezia del dialogo che lo aveva spinto a organizzare a Firenze “I Colloqui mediterranei” fra gli anni Cinquanta e Sessanta. L’incontro di Bari è stato una sorta di miracolo nel segno di La Pira. Lo hanno riconosciuto i 58 vescovi che vi avevano preso parte in rappresentanza di venti Paesi e di tre continenti: Europa, Asia e Africa. Insieme avevamo convenuto che non doveva restare un unicum. In questo caso sarebbe stato come tradire gli aneliti di speranza, di riconciliazione, di giustizia che l’iniziativa aveva suscitato sia negli episcopati, sia nei nostri fratelli nella fede lungo le sponde del grande mare, sia nelle donne e negli uomini di buona volontà laici o credenti di altre religioni che all’incontro hanno guardato con fiducia».


Proprio nel documento finale scaturito dalle giornate di confronto si invitava a dare continuità stabile al “G20” ecclesiale. «La pandemia – afferma il presidente della Cei – ha reso più complicato proseguire a tessere la rete di relazioni che abbiamo imbastito a Bari e che ha trovato nel progetto di formazione dei giovani leader di pace, coordinato dalla Caritas Italiana e in corso a Rondine-Cittadella della pace in provincia di Arezzo, un segno concreto di prossimità e di comunione fra i Paesi. Tuttavia i contatti sono andati avanti anche grazie ai nostri Uffici della Cei. Infatti solo creando rapporti fraterni è possibile promuovere il processo d’integrazione. Aggiungerei che c’è una funzione permanente da svolgere per l’edificazione di un Mediterraneo nuovo da cui passa l’edificazione di un mondo nuovo».


A conclusione dell’incontro di Bari papa Francesco aveva ricordato che la costruzione della pace che ha come presupposto indispensabile la giustizia è una «priorità» sia per la Chiesa, sia per le istituzioni civili. «La comunità ecclesiale e le autorità politiche – osserva il cardinale – sono chiamate a convergere sull’urgenza di corrispondere autenticamente al più intimo e profondo desiderio di ogni cuore umano. Per questo occorre aprire cammini di riflessione e di azione a livello locale e internazionale». Lo evidenziava anche il testo conclusivo dello scorso anno, arrivato sulla scrivania del Papa e recapitato alle Chiese di tutta l’area. I vescovi, ad esempio, denunciavano il dramma della guerra, dello sfruttamento, della corruzione, della mancanza di libertà, della tratta delle persone. Censuravano lo scandalo della crescente disuguaglianza, alimentata da un’economia dell’iniquità e dello scarto, che si aggrava con il traffico delle armi. Affrontavano i risvolti dell’emergenza migranti ribadendo, da un lato, come il soccorso e l’accoglienza siano un dovere umano e cristiano e sottolineando, dall’altro, la necessità di garantire a ciascuno di vivere nella propria terra e anche di farvi ritorno. Riaffermavano l’urgenza del dialogo fra le fedi per disinnescare le mine del fondamentalismo.


«In questa nostra agenda – prosegue il presidente della Cei – emerge con forza l’inquietudine della fraternità. E questa imprescindibile dimensione entrerà in maniera ancora più esplicita nel prossimo incontro. Perché unica è la famiglia umana. Nell’enciclica Fratelli tutti il Papa ci esorta a riconoscere “i valori fondamentali della nostra comune umanità, valori in nome dei quali possiamo e dobbiamo cooperare, costruire e dialogare, perdonare e crescere”. Nel suo storico e straordinario viaggio in Iraq il Pontefice ci ha consegnato parole lungimiranti: “La pandemia ci ha fatto comprendere che nessuno si salva da solo. Eppure ritorna sempre la tentazione di prendere le distanze dagli altri. Ma il si salvi chi può si tradurrà rapidamente nel tutti contro tutti, e questo sarà peggio di una pandemia. Nelle tempeste che stiamo attraversando non ci salverà l’isolamento, non ci salveranno la corsa a rafforzare gli armamenti e ad erigere muri, che anzi ci renderanno sempre più distanti e arrabbiati”». Bassetti richiama ancora una volta il padre costituente di cui è in corso la causa di beatificazione. «La Pira vedeva nel Mediterraneo il “grande lago di Tiberiade”, radice della grande famiglia abramitica, ossia di cristiani, ebrei e musulmani. Papa Francesco, visitando l’Iraq, terra di Abramo, ha come voluto levare un grido assieme ai capi religiosi dicendo che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Adesso anche noi siamo chiamati a imboccare la “strada di Isaia”, come la definiva La Pira, ovvero l’improrogabile esigenza di realizzare un mondo di pace e di dialogo, mettendo fine alla civiltà dello scontro».

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