domenica 26 luglio 2015
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«Famiglia e Chiesa, un legame indissolubile. Contributo interdisciplinare per l’approfondimento sinodale». È il titolo del volume (Libreria Editrice Vaticana, pagine 552, euro 24) che raccoglie gli interventi pronunciati nel corso di tre seminari promossi dal Pontificio Consiglio per la famiglia e dedicati ai temi “Matrimonio: fede, sacramento, disciplina” (17 gennaio 2015), “Famiglia, amore sponsale e generazione” (21 febbraio) e “Famiglia ferita e unioni irregolati: quale atteggiamento pastorale” (14 marzo). Al termine delle tre sessioni, ciascuno degli estensori della relazione introduttiva, ha preparato una ripresa sintetica che, facendo tesoro delle questioni emerse nel corso del dibattito, fornisce orientamenti e prospettive intorno al tema proposto. Questi interventi finali – riassuntivi di tutto il lavoro – sono rispettivamente intitolati “Matrimonio e sacramento”, “Matrimonio e generazione”, “Matrimonio e divorzio”.Il progetto di ricerca che sta all’origine del volume 'Famiglia e Chiesa. Un legame indissolubile', è stato ispirato dall’intento di offrire un contributo interdisciplinare all’elaborazione del tema posto all’attenzione del Sinodo dei vescovi.  Il contributo si propone entro i limiti di competenza che sono propri del servizio teologico (e delle discipline attinenti), che qui viene messo formalmente a disposizione del magistero ecclesiale. Nello stesso tempo, vorrebbe anche incoraggiare tutti i lettori interessati a riprende fiducia nel fatto che la tradizione del pensiero della fede, interrogata dalle domande che la Chiesa stessa si pone, restituisce ricchezze per una nuova semina evangelica. Legare e sciogliere, poi, tocca a coloro ai quali il Signore ne affida l’autorità e il ministero. L’esperienza in ogni caso mostra che davvero, secondo la parola di Gesù, «lo scriba che si fa discepolo » non cessa di trarre dal tesoro della tradizione l’armonia di «cose nuove e cose antiche», che la rendono viva e vitale (cfr. Mt 13, 52). Questo atteggiamento costruttivo, insieme con l’onesta distinzione dei ruoli, consente di passare attraverso la necessaria dialettica degli argomenti senza compromettere la comunione fraterna dei ricercatori e la pace fiduciosa della comunità. Risultato per nulla secondario, se mi è consentita l’annotazione, a fronte della pressione esercitata dagli spiriti mondani della divisione e della contesa, che non riposano mai.  Poiché di alcuni spunti di maggior interesse il nostro giornale ha già dato opportunamente conto, nell’accurata e acuta recensione di Luciano Moia, desidero mettere sinteticamente in evidenza la risultanza complessiva del seminario, in ordine alla riapertura dell’orizzonte di una vera e propria teologia della condizione famigliare che istituisce l’essere umano. L’apprezzamento dei suoi contenuti, naturalmente, è affidato alla lettura degli atti del seminario di ricerca che l’ospitale iniziativa del Pontificio Consiglio per la Famiglia ha reso possibile. È d’altra parte auspicabile che questo originale metodo di lavoro, attivato dal Pontificio Consiglio, che ha registrato unanime apprezzamento fra i partecipanti, possa svilupparsi, allargando il suo orizzonte a tutte le dimensioni dell’alleanza dell’uomo e della donna, che la fede illumina e sostiene, in vista di una nuova fraternità dei popoli. La triplice articolazione che ha fatto da contenitore alle sessioni - in breve: fede e vincolo coniugale, sessualità e progetto generativo, separazioni e nuove unioni - si è rivelata ben più che uno schema di comodo. La scansione ha messo in evidenza la stretta circolarità dei tre momenti, la cui intima correlazione definisce l’ampiezza della teologia pastorale - organica e propositiva - della quale abbiamo bisogno. L’accurata e aderente istruzione dello status quaestionis presentato in apertura di ciascuna sessione, unitamente con la generosità dei contributi di tutti gli esperti delle discipline attinenti, ha messo chiaramente in evidenza due cose: (a) la credibilità della visione cristiana del matrimonio e della famiglia è oggi tema ancora più cruciale e strategico dell’emergenza rappresentata dalle sue congiunture traumatiche; (b) le risorse e lo spazio per una profonda teologia del mistero creaturale dell’alleanza fra uomo e donna, coerente con la verità della fede, sarebbero già disponibili, ancorché largamente inutilizzate.  Fino a ieri, l’affinità della forma cristiana e della forma civile, garantiva una certa spontanea e implicita sovrapposizione dell’universale umano e della singolarità cristiana. Ora, nella società moderna, l’integrazione della qualità umana e della specificità cristiana deve essere esplicitamente voluta ed eseguita. In quali termini questa volontà può essere oggi realmente compresa e realizzata? E come può essere formalmente iscritta nella costituzione sacramentale del vincolo? Una delle sorprese più felici del seminario è stata proprio questa: se i teologi e i canonisti si parlano seriamente, scoprono di poter fare moltissimo per approntare le condizioni idonee a riconfigurare ecclesialmente il nesso fra decisione matrimoniale e scelta di fede. L’istanza fondamentale del Vangelo della famiglia, dal punto di vista della pastorale ordinaria, è innanzitutto questa. Di fatto, il buon risultato di questa elaborazione - cioè la riabilitazione dell’oggettiva qualità ecclesiale della condizione famigliare - offrirà elementi preziosi anche per ripensare l’atteggiamento nei confronti del fallimento individuale del progetto e delle sue conseguenze. La Chiesa chiede di essere considerata come un bene per la famiglia, alla quale porta la benedizione originaria di Dio. È giusto che la Chiesa non si tiri indietro, nelle difficoltà - anche drammatiche - del vincolo coniugale e dei legami famigliari. Incominciando da quelli che si sono affidati alla Chiesa, per la loro benedizione. Non dobbiamo certo arrenderci al costume dei pagani. Ma la nostra giustizia deve pur sempre essere migliore di quella dei farisei.
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